Claudio Simbula
2 agosto 2007
Lago Baratz, terra di nessuno
Il sito mantiene intatta la sua bellezza, ma risultano evidenti i segni di abbandono

ALGHERO - Il Lago di Baratz è sempre stato considerato un luogo prezioso, di assoluta valenza dal punto di vista naturale e, di riflesso, turistico. È un lago con caratteristiche uniche, creatosi secoli fa grazie al sistema di dune della vicina località di Porto Ferro. Un posto di bellezza straordinaria, un’oasi che ospita pregiati tipi di flora caratteristici e numerosi esemplari della fauna selvatica locale (uno degli ultimi censimenti ha accertato l’esistenza di 50 specie vegetali e 153 specie faunistiche). Insomma, una zona meritevole di un’attenzione di primo piano, indicata come meta irrinunciabile su numerose guide turistiche. E invece ora, come troppo spesso accade, si trova lasciata abbandonata a se stessa. Il Lago di Baratz come terra di nessuno. Sembra essere questa la conclusione a cui si arriva dopo una visita sul posto. Sollecitati dalle mail e dalle segnalazioni di numerosi turisti, siamo andati a fare un sopralluogo, e quanto riscontrato non ha purtroppo nulla di positivo. Il sito mantiene intatta la sua bellezza, nonostante le condizioni di “salute” non ottimali del lago stesso. Ma dal punto di vista della fruibilità, si registrano numerose carenze. Il complesso di sentieri ricavato all’interno della pineta, ideato per passeggiare osservando la vegetazione e sostando in mezzo al verde, è scarsamente segnalato. I cartelli che numerano le stradine si rivelano spesso illeggibili e i sentieri stessi presentano un’elevata difficoltà di orientamento, in quanto mancano le informazioni su dove il passaggio conduca e sulla presenza di punti di sosta. Un turista che arriva per la prima volta nel luogo si ritrova così spiazzato, completamente lasciato in balia di se stesso. Le uniche indicazioni disponibili si trovano su appositi pannelli di plastica, collocati in più punti della zona. Sopra di essi è possibile leggere informazioni e dati sulla conformazione del lago e sulle specie presenti, o almeno così dovrebbe essere. Attualmente infatti molte di queste postazioni sono inutilizzabili, a causa dell’azione degli agenti atmosferici e di anonimi vandali. Ad esempio, al centro della grande piazzola di sosta è possibile trovare una pensilina coperta, ideata come comodo punto di ristoro. Ai suoi lati, sono stati installati otto pannelli “informativi”. Di questi, uno è stato eliminato totalmente, due presentano seri danni dovuti ad atti vandalici, e altri due sono completamento illeggibili causa scolorimento. Totale, solo tre su otto effettivamente utili. Proseguendo lungo un vicino sentiero, denominato “Cuiles”, ci si imbatte in altre due postazioni “informative”, a distanza di 300 metri l’una dall’altra. Come le precedenti, anch’esse sono totalmente illeggibili per l’azione degli agenti climatici, che hanno avuto agevolmente la meglio su materiali probabilmente poco adatti alla destinazione d’uso prescelta. Si resta allibiti a vedere un sito tanto importante trascurato in tale maniera. In particolare, se si vanno a leggere le belle parole spese per il recupero della zona, e i progetti messi in atto. Uno su tutti, il CEEA, Centro Esperienze Educazione Ambientale. Un edificio stupendo, creato in buona parte con pietra locale, situato proprio all’ingresso del lago, in una posizione perfetta per dare il migliore dei “benvenuto” a chi si reca sul posto per conoscerne le bellezze. La struttura, ideata per promuovere la conoscenza della zona e la sua valorizzazione, è ora chiusa. Al suo interno, sale congressi, materiale didattico, mappe e laboratori, lasciati inerti proprio nella stagione estiva. Messa da parte l’esperienza positiva data dalle visite sul posto di numerose scolaresche, la struttura ora non è in funzione. Il progetto di trasformare il CEEA in un punto informativo attrezzato è svanito nel nulla. Ad attendere turisti e curiosi resta solo un cancello sbarrato, senza indicazione di orari o altro. Oltre a non garantire questo servizio accessorio, ipotizzato alla nascita del centro, non si preservano neanche le infrastrutture preesistenti. I pannelli con le informazioni sul luogo, come detto in precedenza, sono infatti inutilizzabili da ormai un anno, e nessuno è mai intervenuto. Di chi è la responsabilità di tutto ciò? Il tutto accade a poco tempo di distanza dalla discussione dei piani SIC, per la Salvaguardia siti di Importanza Comunitaria, presentato all’interno del contesto dei Por, piani previsti dalla Regione. Il progetto promosso prevede la realizzazione di un piano di gestione, la creazione di schede faunistiche e di carte della vegetazione, da far avere ai visitatori, siano essi studenti o turisti. Ma la situazione attuale non vede realizzato nulla di ciò e, di quanto fatto in precedenza, resta ben poco. A fianco alle buone intenzioni non rimane che un mero nulla di fatto, in un luogo che rappresenterebbe uno dei fiori all’occhiello dell’intera provincia. Nell’ottica di un’offerta turistica proveniente ogni giorno da più paesi, sempre più variegata e competitiva, trascurare simili siti può rivelarsi un errore molto grave.
Nella foto i segni dei vandali sulle pensiline informative
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