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Red 20 novembre 2020
«Sos Sella del diavolo»
L´allarme lanciato dalle associazioni ecologiste Gruppo d’intervento giuridico onlus e Amici della Terra riguarda «l´apertura di nuovi sentieri, taglio della macchia mediterranea per realizzazione di nuove piste da cross, erosione progressiva e danneggiamento della vegetazione protetta»
«<i>Sos</i> Sella del diavolo»

CAGLIARI – Apertura di nuovi sentieri, taglio della macchia mediterranea per realizzazione di nuove piste da cross, erosione progressiva, danneggiamento della vegetazione protetta, «questo è quanto avviene fin troppo spesso e volentieri ormai da tempo sulla Sella del Diavolo, promontorio demaniale militare cagliaritano fra i più rilevanti gioielli naturalistici e storico-culturali del Mediterraneo». Le associazioni ecologiste Gruppo d’intervento giuridico onlus e Amici della Terra sono state quelle che, una ventina di anni fa, con la realizzazione del sentiero naturalistico e archeologico, hanno promosso la riscoperta e la fruizione pubblica della Sella del diavolo. L’esigenza era, allora, anche «evitare opere pubbliche tanto dispendiose quanto assurde in un contesto ambientale e paesaggistico così delicato e già a rischio idrogeologico: la Sella del diavolo si poteva (e si può) fruire senza funivie, senza obelischi e monumenti vari. Men che meno c’è bisogno di nuovi sperperi di denaro pubblico, per iniziative improbabili, c’è stato un intervento comunale di sistemazione ambientale e messa in sicurezza, mentre l’ormai notevole fruizione pubblica da parte di tanti escursionisti non sempre attenti ai valori naturalistici dell’area ha bisogno di una non più procrastinabile regolamentazione. In particolare- sottolineano gli ambientalisti - è il caso dei troppi ciclisti in mountain bike, spesso poco attenti agli escursionisti a piedi e, soprattutto, incuranti dei danni al fondo naturale in calcare e alla vegetazione: purtroppo, sono ormai frequenti i tagli alla macchia mediterranea per aprire nuovi percorsi. E i fenomeni erosivi proseguono inclementi. Addirittura anni fa sono state patrocinate dal Comune di Cagliari manifestazioni sportive con percorsi di centinaia di mountain bike».

Il 26 settembre, il Grig ha chiesto ancora una volta (precedenti istanze sono state effettuate il 30 novembre 2017 e il 13 febbraio 2017) al Comune di Cagliari (soggetto gestore dei Sic), al Ministero dell’Ambiente, della tutela del territorio e del mare (Ministro e Direzione generale Protezione della natura), al Ministero per i Beni e attività culturali e il turismo (Ministro, Direzione generale e Soprintendenza cagliaritana Archeologia, belle arti e paesaggio), al Servizio Tutela della natura della Regione autonoma della Sardegna e al Corpo forestale e di vigilanza ambientale l’adozione delle opportune misure di salvaguardia e difesa delle condizioni naturalistiche della Sella del diavolo, fra cui la limitazione dell’accessibilità con mountain bike. «Finora, non c’è stato alcun intervento concreto eppure la Sella del diavolo, sulla carta, è un’area naturalistica super-tutelata».

«Il Comune di Cagliari è il soggetto titolare della gestione dei due Siti di importanza comunitaria e finora si è distinto per la sua ignavia», dichiarano dalla sede del Grig che, oltre ad aver promosso per domenica 15 novembre una delle tante escursioni guidate per far conoscere con una passeggiata le bellezze e i valori della Sella del diavolo, provvederà a una specifica istanza di chiusura al traffico ciclistico del sito rivolta al Comune di Cagliari e agli altri Enti già contattati in precedenza, coinvolgendo anche la Commissione europea e la Procura della Repubblica del Tribunale di Cagliari, rispettivamente per gli aspetti concernenti la violazione degli obblighi comunitari di tutela dei Sic e le problematiche di ordine penalistico. «Si tratta di un’area di grandissima importanza naturalistica, non di un circuito ciclistico. Un po’ di buon senso e di vigilanza sono d’obbligo. Rimane una considerazione: davanti a casi di lassismo e assenza di gestione come questi appare veramente singolare (per non dire altro) proporre e insistere verso un “parco–minestrone” comprendente Molentargius. Le Saline, Santa Gilla e la Sella del diavolo: manca la normale gestione e l’ordinaria tutela ambientale e c’è chi vorrebbe realizzare l’ennesimo carrozzone inefficiente e dispendioso», conclude il Grig.
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