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red 9 marzo 2004
La Sardegna che verrà, gli ecologisti incontrano Renato Soru
Soru: “Noi vogliamo questa terra bellissima, fantastica, vogliamo arricchire la nostra giornata di questo ambiente e sentiamo come arricchimento della nostra giornata non averla sciupata, non averla sfruttata e non averla distrutta
La Sardegna che verrà, gli ecologisti incontrano Renato Soru

Lo scorso lunedì 8 marzo Renato Soru ha partecipato all’incontro tenutosi a Cagliari con le associazioni ambientaliste ed animaliste isolane, intervenendo sui diversi temi e problematiche ambientali in Sardegna. Pubblichiamo di seguito uno stralcio del suo discorso.

"La terra non si vende e per quanto possa sembrare banale, per quanto possa sembrare naif, per quanto possa sembrare strano, oltre certi limiti la terra non si vende. E´ diverso se a gestire la nostra terra, promuoverla, accompagnarla verso il futuro siamo noi, con la nostra testa, con la nostra cultura, con la volontà di continuare a viverci, a crescere i nostri figli, piuttosto che qualcuno che arriva qui, magari con l´orizzonte temporale di un fondo di investimento che ha per statuto l´obbligo di liquidare i sui fondi entro cinque anni. Noi vogliamo questa terra bellissima, fantastica, vogliamo arricchire la nostra giornata di questo ambiente e sentiamo come arricchimento della nostra giornata non averla sciupata, non averla sfruttata e non averla distrutta. Ho una sensibilità da cittadino normale, da cittadino che vive in questa nostra isola e che soffre nel vedere quello che è accaduto, quello che accade e quello che potrebbe accadere se non poniamo una fine a questa cosa.Viviamo una pressione nuova ed un rischio definitivo che è quello di considerare l´ambiente come il cassetto da cui prendere i soldi per consumare definitivamente lo stesso e per risolvere il problema contingente della nostra vita, di oggi, di questi anni, fino a quando l´ambiente non sarà definitivamente consumato. L´ambiente non può più essere visto come uno dei tanti ostacoli che ogni tanto ci capitano nel mondo degli affari, ma deve essere visto come la risorsa importantissima di tutta la Sardegna e che va vista nel suo insieme, nella sua interezza. Non abbiamo ancora accettato che nell´organizzazione delle imprese il limite della massimizzazione del profitto deve essere quello dell´utilizzo sbagliato e del consumo dell´ambiente . Una impresa non deve massimizzare il profitto senza considerare che c´è una risorsa ambientale che ha la stessa importanza, lo stesso valore e la stessa necessità di rispetto del valore umano. Creare un danno all´ambiente non è meno grave di creare un danno alle persone che lavorano in una impresa. Occorre fare un salto di qualità nella considerazione che oggi abbiamo dell´ambiente, partendo dal presupposto che l´ambiente è la garanzia del nostro futuro, di una crescita sana ed ordinata, di uno sviluppo libero in Sardegna. Ci sono imprese che si sono specializzate non nel costruire, si sono specializzate nel raccontare fole, come direbbe Sergio Atzeni. Raccontare fole alle amministrazioni che un po´ ci credono ed un po´ fanno finta di crederci. Rilasciano cubature e non appena hanno ottenuto le cubature vendono i loro progetti a qualcun altro e vanno a raccontare fole ad altri. Sappiamo che ci sono paesi dove ogni sette abitazioni ci sono sei seconde case, vuote per dieci mesi all´anno, che offrono turismo non censito, turismo che non porta una lira di valore aggiunto in Sardegna, ci porta solamente altri rifiuti da smaltire, ci porta traffico da smaltire, ci porta inquinamento da smaltire, ci porta consumo d´ambiente che non riusciamo a smaltire, che consumiamo e basta. Che il modello di sviluppo costiero turistico sia sbagliato, credo che non ci sia più nessuno che non possa dirlo, lo dicono tutti, lo dice anche il centrodestra. L´unica cosa e l´unica differenza sarà non tra chi dice una cosa diversa, ma tra chi dice una cosa e chi poi la mette in pratica”.



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