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Red
30 giugno 2008
Stagno Calich, docenti a confronto
Preservare la laguna, le varie specie in essa presenti e garantire uno sviluppo compatibile mediante innovativi sistemi di allevamento

ALGHERO - Si è tenuto venerdi scorso, nella sala conferenze del Parco Regionale di Porto Conte, il Convegno dal titolo “Prospettive d’uso della laguna del Calich”. Preservare la laguna, le varie specie in essa presenti e garantire uno sviluppo compatibile mediante innovativi sistemi di allevamento, è stato l’insieme dei temi sviluppati nel corso della mattinata ad opera di alcuni docenti e ricercatori dell’Università di Sassari. «Non a tutte le cittadine della Sardegna è comune possedere un’area umida urbana come quella dello stagno del Calich», ha voluto sottolineare in apertura del Convegno il Presidente del Parco Antonello Usai, ribadendo che si tratta di una Zona a Protezione Speciale censita all’interno della Direttiva sulla protezione uccelli, e perciò risorsa naturale di grande valore paesaggistico ed economico, che va preservata e tutelata dalle numerose situazioni di stress a cui è sottoposta. Cinquecento miliardi di vecchie lire sarebbero state spese dalla Regione per lo studio e la valorizzazione delle zone umide della Sardegna, ma pochi i risultati rimasti confermabili sino ad oggi, di fronte a una realtà particolarmente delicata e ad alto rischio di degrado. Ciò – secondo il parere del Prof. Nicola Sechi, Docente di Ecologia e Direttore del Dipartimento di Botanica ed Ecologia Vegetale dell’Università di Sassari- a causa della mancanza di linee guida uniformi. Responsabile scientifico del progetto C.E.A.M.A.T. del Parco, nonché uno dei maggiori esperti sull’Isola nello studio delle zone umide, Sechi, ha fornito un quadro generale sulle condizioni dello stagno, delineando l’insieme di azioni utili a garantirne la conservazione. Il Prof. Lorenzo Chessa, Docente di Ecologia del Dipartimento di Scienze Zootecniche, è invece intervenuto a presentare la Struttura del macrozoobenthos dello stagno del Calich. La comunità bentonica- ha detto il relatore- è una componente chiave per il mantenimento della produzione ittica lagunare. Nulla di preoccupante comunque per la salute dello stagno, la cui produzione è tale da non far pensare ad alterazioni biotiche o abiotiche degne di nota, anzi rispetto ai dati che registrano una media lagunare mediterranea di 416 kg/ha/anno, lo stagno del Calich nella sola produzione di Muggine arriva a c.a. 300 Kg/ha/anno. Il prof. Antonio Pais, Ricercatore confermato presso il Dipartimento di Scienze Zootecniche, sez. Acquacoltura e Gestione delle Risorse Acquatiche, ha sviluppato il tema relativo alle “possibili attività di acquicoltura in un quadro sostenibile”. Lo stagno, considerato nel suo alto valore naturalistico, è stato poi analizzato dal ricercatore sotto l’aspetto economico per la sua potenziale ricaduta occupazionale. Unica accortezza alle tante possibilità di sfruttamento della produzione ittica, ha ribadito Pais, è quella dell’utilizzo di tecniche di allevamento a basso impatto ambientale. Ha chiuso il Convegno il prof. Giuseppe Pulina, Direttore Generale dell’Agris, Agenzia regionale per la ricerca in Agricoltura, presentando questo nuovo organismo che avrà il compito di coordinare l’insieme di ricerche e di interventi che saranno compiuti nello stagno del Calich. L’Agris in accordo con le strutture di ricerca e l’Ente Parco di Porto Conte definirà le strategie di sviluppo del Calich, garantendo per la prima volta linee programmatiche uniche di intervento.
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