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Marco Balbina 14:27
L'opinione di Marco Balbina
Caregiver, clik day e crisi demografica
<i>Caregiver, clik day e crisi demografica</i>

I caregiver, coloro che si prendono cura di familiari disabili o non autosufficienti, in Italia sono oltre 7 milioni, di cui il 58/60 % donne. Qualche passo in avanti, negli ultimi anni, è stato fatto, come il potenziamento della "Carta dei Diritti del Caregiver", ma i 257 milioni che il Governo Meloni stanzia in questa Finanziaria sono davvero una goccia nel deserto. Secondo gli ultimi dati Istat nei prossimi 20 anni si prevede un aumento di circa 930mila famiglie, ma si tratta di famiglie sempre più piccole, caratterizzate da una maggiore frammentazione, con una diminuzione del numero medio dei componenti. Nel 2050 le persone di 65 anni e più potrebbero rappresentare il 34,5% del totale secondo lo scenario mediano. Per cui la domanda: “Chi si prenderà cura di chi cura?”, già oggi centrale, diventerà drammatica nei prossimi anni. In particolare, sarà necessario un salto culturale e l’abbandono di politiche retrive antiimmigrati, a partire da una nuova regolazione del Decreto Flussi. Diventa essenziale l’ingresso di assistenti familiari non comunitarie anche per la cura dei bambini dalla nascita fino a sei anni, oltre che per anziani e persone con disabilità: secondo l’associazione di settore “Nuova Collaborazione” occorre dare linfa al lavoro domestico, riconoscendogli il ruolo di pilastro del welfare familiare.

Tuttavia, le farraginose procedure di accesso al Decreto Flussi rimangono un ostacolo significativo. In particolare, i tempi lunghi, la burocrazia complessa e il meccanismo del click day rendono lo strumento “inadatto a soddisfare pienamente le esigenze delle famiglie nel settore dell’assistenza”. Un’inefficienza procedurale che frena l’obiettivo di garantire fluidità in un comparto in cui la richiesta di figure qualificate è in costante crescita. Tutto questo mette a serio rischio la possibilità per l’Italia di restare un Paese benestante. Secondo l’INAPP, se si proiettano al futuro le variabili che abbiamo alle spalle, in particolare l’invecchiamento della popolazione, le prospettive sono allarmanti. Ci troviamo, infatti, davanti a un vero e proprio “esodo generazionale”: sono oltre sei milioni gli italiani che nel prossimo decennio usciranno dal mercato del lavoro, e mancano i giovani per sostituirli.

L’inverno delle nascite (natalità al minimo storico con 1,18 figli per donna) ha prodotto un circolo vizioso che è diventato una condizione strutturale. Con un’aggravante inaccettabile, come evidenzia il vicedirettore della Caritas Italiana Paolo Valente: “i poveri assoluti in Italia sono soprattutto i minori, quasi il 14% degli under 18. E proprio le famiglie numerose sono quelle più svantaggiate”. Per non parlare degli oltre 41 miliardi di spesa sanitaria che riserviamo ogni anno ai privati, valore pro-capite superiore alla media OCSE, con grave nocumento alla sanità pubblica universalista. La triste verità dopo anni di miopi politiche di mercato è che la cinghia di trasmissione delle risorse ai bisognosi si è rotta, e con essa l’ascensore sociale: l’onnipresente Isee non svolge più la sua funzione di filtro per le prestazioni agevolate, e la politica neoliberale dei bonus ha impoverito il ruolo di distribuzione dello Stato: il 52% di beneficiari delle prestazioni non dovrebbe riceverle, mentre il 40% degli aventi diritto resta fuori. La sfida che abbiamo davanti, allora, è un nuovo intragenerazionale “patto dei diritti e delle opportunità” con i nostri giovani, ovvero un nuovo Welfare inclusivo, non la follia della leva militare e di un inutile riarmo.

*Presidente Associazione Parkinson Alghero - ODV



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