Leonardo Pedroni
25 marzo 2009
Disastro ambientale: rischiano i manager del Petrolchimico
L´accusa chiede il rinvio a giudizio di 4 manager delle aziende che si affacciano sul porto industriale di Porto Torres. Cadmio, mercurio, cromo, cianuri e benzene alcuni dei metalli pesanti riversati in mare.

SASSARI - L’accusa è di disastro ambientale e concorso continuato in avvelenamento di sostanze destinate all’alimentazione. È quello che chiede il pubblico ministero Michele Incani, nel processo per i veleni del Petrolchimico disciolti nelle acque del porto industriale di Porto Torres.
È la clamorosa svolta nell’ inchiesta che dal 2006 impegna la Procura sassarese in accertamenti segnati dalla conferma della presenza di altissime concentrazioni di sostanze cancerogene e venefiche nel mare, nei pesci e nella flora nello specchio d’acqua antistante la spiaggia della Marinella. Sotto accusa gli scarichi industriali immessi nella rete fognaria, ma soprattutto il sistema di depurazione.
La richiesta di rinvio a giudizio riguarda Gianfranco Righi, 60 anni, legale rappresentante della Syndial; Guido Safran, 63 anni, manager della Sasol Italia; Diego Carmello e Francesco Maria Apeddu, di 60 e 61 anni, rispettivamente legale rappresentante e direttore di stabilimento della Ineos Vinyls Italia. Si tratta dei manager delle aziende che si affacciano sul porto industriale di Porto Torres e che, secondo il pubblico ministero Incani, hanno riversato per anni in mare un fiume carsico di composti chimici e metalli pericolosi quali cadmio, mercurio, cromo, cianuri, benzene e una lunga serie di altre sostanze cancerogene. Il tutto, secondo l’accusa, senza osservare le prescrizioni dei decreti legge 152 del 1999 e 152 del 2006 che dettano le norme contro l’inquinamento delle acque.
I capi di imputazione circoscrivono le presunte condotte illecite dal 2005 ad oggi, ma gli scarichi avvelenati superiori alla norma risalirebbero ai decenni precedenti. I consulenti del pubblico ministero, esperti della magistratura delle Acque di Venezia e dell’Icram, hanno elencato una incredibile serie di metalli e solventi, diossine e pesticidi clorulati ritrovati nella flora e nelle parti molli dei pesci pescati nelle acque del porto industriale.
Un disastro ambientale in grado, è l’accusa del magistrato, di alterare in modo permanente la flora e la fauna marina e senza alcuna possibilità di risanamento. La notizia della svolta nella inchiesta non ha certo colto di sorpresa gli imputati che adesso valuteranno le strategie difensive insieme con i loro avvocati Fulvio Simoni, Piero Arru, Mario Brusa, Luca Santa Maria e Giovanni Mattu. Piero Arru, legale sassarese del manager della Syndial Gianfranco Righi, ieri non ha voluto commentare la richiesta di rinvio a giudizio.
La richiesta del pm Incani adesso passa all’esame del gup che fisserà l’udienza preliminare al termine della quale il giudice deciderà se accogliere o respingere le richieste del pubblico ministero. La storia giudiziaria dei veleni industriali di Porto Torres è solo al primo capitolo.
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