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Alguer.itnotiziealgheroAmbienteArcheologia › Ritrovamento archeologico. Lingotti nel mare di Alghero
A.B. 20 giugno 2009 video
Ritrovamento archeologico
Lingotti nel mare di Alghero
L’operazione è stata portata a termine dai Carabinieri del Nucleo Subacquei di Cagliari, con gli archeologi della Soprintendenza e della motovedetta d’altura della Compagnia di Alghero


ALGHERO - Servizi di ricognizione e controllo dei siti archeologici sommersi, da parte del Comando dei Carabinieri, hanno interessato le acque algheresi. Infatti, questa settimana, si sono svolte operazioni, coordinate a livello nazionale, a tutela del patrimonio culturale, nelle coste del nord-ovest della Sardegna, dal golfo di Alghero a quello dell’Asinara.

In particolare, nel tratto di mare davanti a Capo Mannu, i Carabinieri del Nucleo Subacquei di Cagliari, con il supporto tecnico-scientifico di archeologi subacquei della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Sardegna e dei Carabinieri della motovedetta d’altura della Compagnia di Alghero, con il coordinamento del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Sassari, hanno individuato a circa venti metri di profondità, un cospicuo giacimento archeologico di macine litiche e lingotti in piombo, costituenti il carico di una nave oneraria romana del Primo Secolo Ac. Hanno quindi recuperato alcuni lingotti dal singolo peso di trenta chilogrammi circa, trovati sul fondale roccioso ed a rischio trafugamento.

Gabriella Gasperetti, responsabile del settore subacqueo della Soprintendenza, ha precisato che «i lingotti recuperati appartengono ad un carico che testimonia il cospicuo traffico di metalli tra la penisola iberica e l’Italia nella tarda età repubblicana. Particolarmente preziosa è la presenza sulla faccia superiore di due bolli impressi ai margini, raffiguranti rispettivamente un delfino a rilievo e il nome “Cvtivscf”, “C(aius) Utius C(ai) F(ilius)”, che indica il proprietario delle miniere di piombo argentifero. gli Utii, famiglia originaria dell’Italia meridionale, tra il Secondo e il Primo Secolo Ac. raggiunsero un elevato grado di prosperità proprio grazie all’attività mineraria. ulteriori testimonianze della floridezza di tale traffico sono costituite dai carichi di piombo con il medesimo bollo ritrovati nei mari di Sardegna, come ad esempio allo Scoglio Businco, nell’Isola di Mal di Ventre. lo sfruttamento delle miniere in epoca imperiale divenne appannaggio dello stesso imperatore, proprio per l’importanza di tale attività. Si conferma con questo recupero, inoltre, la frequentazione delle rotte che attraversavano il Mediterraneo verso Roma e la penisola italica, sia per il collegamento tra le estreme regioni occidentali, sia per i rapporti con le coste del nord Africa, che svolgeranno un ruolo chiave nei traffici fino alla tarda antichità, sempre per le necessità di approvvigionamento di materie prime. In tali rotte, la Sardegna aveva un ruolo chiave ed in particolare il nord dell’Isola, con il golfo e il porto di Turris Libisonis, costituiva una tappa fondamentale anche per i necessari rifornimenti per la navigazione».

I preziosi reperti sono stati trasportati nel “Centro di Conservazione e Restauro” della Soprintendenza per i conseguenti interventi conservativi e di analisi scientifica, mentre il sito sarà costantemente monitorato ed oggetto di ulteriori mirate attività di recupero e salvaguardia.




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