Tutto bene nel funzionamento del depuratore di San Marco secondo le analisi sugli scarichi eseguite dall´Arpas. In realtà, i reflui filtrati vanno a defluire nel Calich e ne trasformano irrimediabilmente l'ecosistema
ALGHERO - Le acque in uscita dal depuratore di San Marco sono conformi ai limiti normativi vigenti. Lo hanno stabilito le ultime
analisi eseguite dall’Arpas, l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in Sardegna, su campioni prelevati nell’impianto di trattamento dei reflui fognari della città di Alghero. Tutto bene, sembrerebbe nel funzionamento del nuovo impianto inaugurato lo scorso 11 febbraio alla presenza del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli.
In realtà, i problemi legati alla struttura esistono (come denunciato già da tempo), iniziano ad essere evidenti e la paura è che lo diventeranno sempre di più. Il depuratore, infatti, è una macchina a componente anche biologica che demolisce la sostanza organica che proviene dalle fogne, la filtra, la elabora e la trasforma in sostanza inorganica (sali minerali disciolti). In altre parole, i batteri fecali vengono trasformati così che l’acqua non sia pericolosa per la salute pubblica.
Tuttavia, il primo problema nasce dalla stessa sostanza inorganica trasformata, che, deve essere poi defluita da qualche parte. Se prima lo si faceva nel mare (a profondità stabilita dalle norme legislative) con un effetto pressoché minimo, considerata la quantità d’acqua e l’estensione; ora termina nel Rio Filibertu, uno dei tre affluenti del Rio Barca che va dritto nello Stagno di Calich. Una zona umida dal delicato equilibrio, che non tante città balneari possono vantare.
La metà circa della materia filtrata, dovrebbe essere destinata al Consorzio della Nurra, ma risulterebbe che finora gli accordi tra i due Enti (Comune e Consorzio) non siano stati mai rispettati. Dunque, una enorme quantità di sostanza inorganica defluisce in un bacino molto più piccolo rispetto al mare andando ad alterarne irrimediabilmente l'ecosistema. Il rischio per il lo Stagno di Calich è l’eutrofia, ossia il nutrimento eccessivo delle acque, con una conseguente iperproduzione di alghe che di notte non producono ossigeno e respirano solo, entrando in “competizione” con i pesci. Gli effetti, come si può facimente capire, sono deleteri per il bacino.
Altra considerazione è che una laguna che solitamente l’estate va in secca, ora è attraversata da un fiume d’acqua dolce perenne che strabordando va a finire nel mare. Proprio quello che potrebbe essere accaduto in questi mesi, sottolineano molti studiosi ed esperti, dove più volte si è denunciato la presenza di acque di colore verde. Verso la riva quando soffia il maestrale; verso il largo quando spira il vento di grecale. Un altro problema poi, sta nel fatto che il Calich, un bacino di acqua marina, si è improvvisamente trasformato in un bacino di acqua dolce, a causa del volume degli scarichi.
Oltre ai danni di tipo ambientale, vi sono, nell’impianto di San Marco, le problematiche legate alla gestione, complicata sotto alcuni punti di vista. Innanzitutto i costi energetici, come si può immaginare da un processo che investe tre punti differenti della città: una prima fase di sollevamento degli scarichi che avviene al Mariotti, il pompaggio della quantità di sostanza organica a Monte Agnese e la spedizione finale nel depuratore di San Marco.
Lo stesso funzionamento dell’impianto è deficitario, come è nella natura delle città turistiche, in quanto il macchinario ha difficoltà ad adeguarsi alle variazioni verso l’alto o il basso a seconda del flusso incostante di persone che sostano nel centro urbano, nei diversi periodi dell’anno. Complicazioni, deficit e inadeguatezze da correggere se non si vuole incorrere negli episodi verificatisi quest’estate, amplificati dalle precarie condizioni di buona parte delle condotte fognarie cittadine.
Tornando all’aspetto legato ai fattori ambientali, di cui probabilmente non si riconoscono gli effetti nell’immediato ma è come un debito da pagare con gli interessi in futuro, per il progetto del depuratore non è stata ritenuta opportuna nessuna Valutazione d’Impatto Ambientale. La legge stabilisce sia necessaria per i macchinari con una capacità superiore a 100 mila abitanti e, fermandosi, l’impianto di San Marco a circa 90 mila (il precedente al Mariotti lo era fino a 110 mila), non è stata ritenuta indispensabile dall’allora Commissario delle Acque, l’ex presidente della Regione Mauro Pili.
Il depuratore però sorge a 8 chilometri (circa) dall’area sensibile dello Stagno dove i reflui vanno in buona parte a defluire, ricadente nelle Zone a Protezione Speciale, e anche secondo il Programma Rete Natura 2000 dovrebbero essere gestiti in maniera sostenibile. Ad esempio con la fitodepurazione, un processo per depurare le acque reflue civili che utilizza le piante come filtri biologici in grado di ridurre le sostanze inquinanti in esse presenti.
Un'alternativa, ad esempio, potrebbe essere quella di convogliare la materia inorganica trasformata verso altri bacini, che non rappresentino un’Area Protetta di Interesse Comunitario. Molti studiosi, in questo senso, si sono già esprtessi. Anche un dettagliato
convegno nella sede del parco Regionale di Porto Conte aveva già trattato il delicato problema (nel marzo 2008). L'importante, sarà non far passare troppo tempo per apportare i logici interventi, altrimenti il Calich sarà solo un ricordo delle attuali generazioni.
Nella foto: Lo Stagno di Calich ad Alghero