Red
5 giugno 2010
Top-ten delle imposte più odiate dagli italiani
Lo studio è stato commissionato dal Tribunale dei diritti del contribuente su un campione casuale di cittadini maggiorenni residenti in Italia, intervistati telefonicamente nel mese scorso

ALGHERO - Tarsu/Tia; Tassa di possesso auto; Iva; Accise su benzina, energia elettrica e metano; Tassa concessione televisiva (canone Rai); Canone depurazione acque reflue; Irap; Ici; Ticket sanitari; Imposte sui redditi. Questa è nuova la top ten delle imposte più odiate dagli Italiani. Lo studio, commissionato dal Tribunale dei diritti del contribuente, è stato condotto da Contribuenti.it - Associazione Contribuenti Italiani, attraverso Lo Sportello del Contribuente, su un campione casuale di cittadini maggiorenni residenti in Italia, intervistati telefonicamente nel mese scorso.
Come si evidenzia nella classifica, le tasse più invise agli Italiani sono le imposte indirette che si pagano senza tener conto del reddito pro-capite. Se, infatti, sembra logico da parte del cittadino partecipare al prelievo fiscale collettivo in maniera progressiva rispetto al reddito percepito durante l'anno, non sembra altrettanto accettabile vedersi tassare ripetutamente in base ai consumi. Tale imposizione colpisce il cittadino senza tener contro della propria capacità contributiva in dispregio al dettato costituzionale.
Infatti, paradossalmente, le imposte indirette incidono maggiormente sulle famiglie più povere anziché su quelle più benestanti. In alcuni casi, poi, addirittura si assiste ad una doppia imposizione indiretta come nel caso dell'applicazione dell'Iva sulle accise presente sull'acquisto di carburante o nel consumo di energia elettrica. Solo 1 cittadino su 5 capisce perché paga le tasse. 4 su 5 si considerano sudditi di una amministrazione finanziaria troppo burocratizzata che molto spesso viola i diritti dei contribuenti.
Ciò che incentiva maggiormente l'evasione fiscale, che nei primo 4 mesi del 2010 è cresciuta del 6,7% raggiungendo - considerando anche l'evasione derivante dall'economia criminale - la cifra astronomica di 156 miliardi di euro all'anno, è l'inefficienza della pubblica amministrazione, con la scarsa qualità dei servizi offerti, le numerose violazioni allo statuto dei diritti del contribuente, i mancati rimborsi fiscali, il fisco lunare e l'inefficacia delle esattorie che rendono superfluo la gran parte del lavoro fatto nella lotta all'evasione fiscale.
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