ALGHERO - Neonati algheresi sfrattati, e con essi mamme e famiglia (circa 20 neonati hanno già visto la luce fuori città). E' la cruda realtà che vive la città di Alghero, con i suoi 45mila abitanti, a cui si sommano quelli del comprensorio (Bosa compreso, considerata la chiusura del reparto). Continua così ad oltranza il presidio di mamme, partorienti e semplici cittadini di fronte all'ingresso dell'Ospedale Civile di Alghero per chiedere con forza l'immediata riapertura del reparto di Ostetricia ed una considerazione maggiore del nosocomio. Nella giornata di martedì colpita da malore una mamma impegnata nel sit-in, per lei un brusco calo di pressione, tanta preoccupazione ma fortunatamente niente di più.
Era il
15 giugno quando il responsabile sanitario, il professor Giovanni Urru, in condivisione col responsabile del Nido, il professor Chiarolini, si è visto costretto a disporre la chiusura temporanea del reparto a causa dell'impossibilità quotidiana allo svolgimento delle pratiche di base. Con un reparto operatorio chiuso da 10 mesi e senza nemmeno una sala parto, il primario decide così di dare un segnale forte, chiedendo aiuto all'Asl affinchè si faccia avanti, prenda posizioni nei confronti dell'assessorato regionale e risolva gli evidenti disservizi.
Da allora si è intensificato il via vai di tecnici nelle sale del reparto, ma la situazione rimane inadeguata. Il
17 giugno dalla direzione dell'Azienda Sanitaria Sassarese precisano che il prossimo passo sarà quello di dotare i locali, così ristrutturati, dei necessari arredi e attrezzature che, pur nelle difficoltà economiche contingenti, si provvederà ad acquistare con procedura d’urgenza. Procedura che ad oggi non ha portato nessuna risoluzione alle gravi carenze denunciate.

Dalle 10 alle 13 e dalle 18 alle 20,30 così l'ingresso del Civile rimane presidio di protesta. Una lotta che si protrae già da diversi giorni nonostante la scarsa solidarietà perfino politica («d'altronde non siamo più in periodo elettorale» dichiarano amareggiate alcune manifestanti). Presenze gradite quelle del consigliere regionale Mario Bruno e del presidente del Consiglio comunale Antonello Muroni, che hanno voluto dare la loro solidarietà. Poi la presenza di alcuni consiglieri, tra cui Daga e Tedde, e del giovane Gianpietro Moro (militante dei Comunisti italiani): Considerato che si sta perdendo un pezzo di ospedale (struttura che già vive uno dei periodi più bui della storia), forse un po poco.
Nelle foto: alcune manifestanti in ospedale