Nelle giornate di giovedì e venerdì in azione una task force imponente sia sulla spiaggia che in mare. In azione 5 autobotti e 2 autocisterne. Grande la quantità di catrame ancora presente lungo la battigia. Le immagini del disastro girate nella giornata di venerdì
PORTO TORRES - Disatro senza precedenti in Sardegna. Sarebbero diverse decine di migliaia i litri di olio combustibile della centrale di Fiumesanto E.On riversato in mare. Una lunga fiumana nera che da Porto Torres arriva alle spiagge di Platamona, di Marina di Sorso e di Castelsardo. L’inquinamento più consistente ha riguardato il territorio di Marina di Sorso, dove i venti e le correnti hanno spinto gran parte del carburante fino a formare un scia ininterrotta di catrame lungo la sabbia (nelle foto scattate questa mattina ndr). L'
incidente sarebbe avvenuto a causa di alcune perdite nelle condotte che portano l'olio combustibile dalle navi cisterna ai depositi della termocentrale.
Rassicurazioni E.On. Sul fronte del litorale l’intervento ha coinvolto tutte le maestranze in campo fin dalle prime luci della giornata di giovedì, assicurano dalla E.On Italia S.p.A. «E’ già stata recuperata una buona parte di prodotto sulle spiagge interessate - precisano - con l’obiettivo di arrivare alla rimozione totale nel minor tempo possibile entro i prossimi giorni». «Sul fronte del mare, il prodotto è stato interamente confinato all’interno del porto e nelle barriere galleggianti. Nello stesso tempo - rassicurano la E.On - i mezzi anti inquinamento hanno provveduto all’aspirazione di tutto il prodotto rinvenuto. Il prodotto si trovava comunque solo in superficie - precisano dalla Spa - e ciò è stato anche certificato da un’ispezione subacquea e da un video che riporta la totale assenza di materia in profondità».
Preoccupazione di Legambiente. «Disastro ambientale dai contorni inquietanti - attaccano da Legambiente - e non del tutto chiari, anche sotto il profilo della tempestività delle operazioni. L’allarme è stato lanciato 36 ore dopo la fuoriuscita del carburante avvenuta martedì notte e la portata dei danni appare tutt’ora sottostimata». «Ci si chiede chi pagherà per danni così gravi, quantificabili non solo in termini ambientali ma anche economici». Legambiende si domanda «se basterà questo ennesimo disastro ambientale per lanciare un perentorio allarme a chi ha la responsabilità della sicurezza ambientale, a iniziare dalla Regione Sardegna, dall’Arpas, dalla Provincia di Sassari e dalle comunità costiere».