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Red 11 febbraio 2011
«Mai più disastri all´Asinara»
Lo chiede e rimanca con forza Legambiente dopo il gravissimo incidente occorso al pontile della E.On con la fuoriuscita di 50 mila litri di olio combustibile destinato alla centrale termoelettrica di Fiume Santo
«Mai più disastri all´Asinara»

PORTO TORRES - La sicurezza delle attività industriali nel golfo dell’Asinara è tornata alla ribalta a causa del gravissimo incidente occorso al pontile della E.On con la fuoriuscita di 50 mila litri di olio combustibile destinato alla centrale termoelettrica di Fiume Santo. La inaccettabile marea nera che ha investito ed inquinato pesantemente il golfo dell’Asinara, a seguito dello sversamento incontrollato dalla tubazione di olio combustibile, è emblematica della situazione di arretratezza di tutto il sistema industriale ed in continua emergenza.

Lo dichiara in una nota la Legambiente, che sottolinea come il disastro ambientale a mare abbia colpito fortemente l’opinione pubblica perché ancora una volta su quel martoriato territorio, che si era cercato di migliorare con l’istituzione del Parco nazionale dell’Asinara, incombono eventi ad alto rischio come ai tempi delle peggiori industrie inquinanti. «Il necessario ed adeguato risanamento di tutto il territorio costiero del nord Sardegna e risarcimento da parte della società E.On deve andare di pari passo con una estesa innovazione tecnologica», sottolineano.

Mentre prosegue l’azione di bonifica dei litorali di tutto il territorio costiero del nord-Sardegna Legambiente ed il Comune di Porto Torres promuovono una conferenza con la partecipazione di tecnici, rappresentanti delle istituzioni, associazioni e comitati locali per una analisi della situazione e delle proposte per superare rapidamente l’emergenza. La conferenza si propone anche di elaborare un programma perché episodi del genere non si ripetano mai più, soprattutto in una regione come la nostra che assegna al turismo ed alla valorizzazione delle risorse ambientali un obiettivo importante.

Il disastro ambientale impone di ripensare il modello di sviluppo della Regione. Le priorità dovrebbero riguardare le operazioni di bonifica e i risarcimenti, l’innovazione tecnologica, il ripristino del volto pregevole di quel paesaggio. «L’habitat e l’ambiente - ricorda la Legambiente - sono la più grande risorsa per quel territorio e per tutta la Sardegna compromesso da decenni di industrie inquinanti».



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