Luciano Deriu
9 marzo 2011
L'opinione di Luciano Deriu
Alghero senza la spiaggia di San Giovanni
Senza la storica spiaggia di San Giovanni Alghero non sarebbe più Alghero. Nell’Ottocento a San Giovanni la città scoprì i bagni di mare e, con il primo stabilimento balneare, il Bagnetto, fu antesignana del turismo in Sardegna. San Giovanni è, più di altre, la spiaggia degli algheresi. E dei turisti che vanno a piedi; una spiaggia urbana, un lusso consentito a pochissime città marinare. Ora sui tavoli della Regione Sardegna arriva alle fasi finali l’iter del Piano Particolareggiato del Porto di Alghero, che prevede la costruzione di una nuova darsena sul litorale di San Giovanni con la cancellazione tombale della spiaggia. In un’epoca di drammatico impoverimento degli arenili, mentre si fa di tutto per recuperare qualche lingua di sabbia, un progetto che cancella intenzionalmente una spiaggia pare inverosimile.
San Giovanni è tutt’altro che una spiaggia a perdere. Se bonificata dagli inquinanti, rimosse le banquettes di posidonia, la spiaggia potrà essere un gioiello per la balneazione cittadina. Il porto di Alghero ha già un altissimo numero di posti barca, circa 2000. E se davvero occorresse aumentarli, si potrebbero ottenere da una intelligente razionalizzazione dell’esistente, già ora per estensione uno dei più grandi porti del Mediterraneo. Ma occorrono davvero tutti questi posti barca? I dati sul movimento in entrata ci dicono che dalla fine di agosto a oggi nel porto di Alghero sono entrati appena cinque natanti.
Il problema è che il porto catalano non genera che un modestissimo indotto economico, perché quello che manca non sono i posti barca ma un valido management capace di una gestione razionale e produttiva, sottratta all’arbitrio di una molteplicità di concessionari, titolari di spazi, strutture e pontili, in competizione tra loro. Ciò che occorre è una rifunzionalizzazione delle strutture, di stabilire modalità di gestione, attraverso l’adozione di strumenti adeguati, piano del porto, piano degli ormeggi, regolamento, nomina di un direttore. Ma poi Alghero, antica città di mare, deve ripensare il suo modello di portualità. Non parcheggio di natanti, ma porta e accesso al territorio, città d’acqua che organizza interscambi e servizi. E promuove la cultura del mare, della pesca, della marineria, della coralleria, dei traffici marittimi.
Un Museo del Mare, con il recupero di qualche significativo cimelio, potrebbe fare bellissima mostra nell’area Salca, all’interno di un parco verde. E un porto riqualificato può dare vita a nuova occupazione, promuovendo le attività nautiche e portuali, le attività di manutenzioni, elettronica, falegnameria specialistica, servizi di charter, pesca turismo, diving, pesca sportiva e sport acquatici. Ma il punto più problematico del progetto di un nuovo molo è l’impatto che potrà avere sugli equilibrio dinamici del litorale sabbioso. Le analisi degli studiosi hanno ampiamente dimostrato come l’attuale stato di dissesto strutturale del litorale sabbioso di Alghero non è causato solo da processi naturali. L’accelerazione dell’arretramento della linea di costa è stata, in buona parte, causata dalla incongruità delle opere portuali, progettate e realizzate per esigenze diportistiche e difensive, senza che siano stati efficacemente valutati i loro effetti, alcuni dei quali si sono rivelati devastanti per la conservazione dei litorali sabbiosi. C’è davvero da riflettere prima di costruire nuovi porti.
|