Alguer.it
Notizie    Video    Alguer.cat   
NOTIZIE
SardegnaTurismo Alguer.it su YouTube Alguer.it su Facebook
Alguer.itnotiziesardegnaOpinioniElezioniOriundi e il popolo delle primarie
Pasquale Chessa 21 maggio 2011
L'opinione di Pasquale Chessa
Oriundi e il popolo delle primarie
<i>Oriundi e il popolo delle primarie</i>

Gli oriundi del centrosinistra e il popolo delle primarie. Cosa mai potrà inventare il Pd per smarrire in due settimane, ai prossimi ballottaggi, la vittoria del primo turno. La domanda non viene dalla penna urticante del politologo Giovanni Sartori, ma è sgorgata spontanea, fra complici ammicchi e rituali denegazioni, dalle menti satiriche di Dario Vergassola e Serena Dandini, a spoglio ancora caldo, sul divanetto rosso di Parla con me. Fuoco amico, si dirà. Bersaglio centrato, però. La politica infatti, sembra ormai succube della satira, tanto ha finito per somigliargli. Non c’è infatti imitazione della Santanchè che faccia ridere più dell’originale. E anche quella faccia da funerale scelta da Bersani per proclamare la vittoria del partito di cui sarebbe segretario, non potrà mai essere superata da nessun monologhista laureato, foss’anche il miglior Crozza. terna commedia all’italiana. Bravo però Bersani: è riuscito a vincere con la mutria del pensare contro il sorriso dell’apparire!

Mentre la transizione dalla «prima repubblica» alla «seconda repubblica» stenta a compiersi, la «terza repubblica» mai nata è già votata al fallimento, l’Italia appare come un «paese provvisorio». Quel «paese ipotetico» così ben descritto da Edmondo Berselli in un saggio del 2008 pubblicato sul Mulino (rivista), che ora si può leggere raccolto in un libro intitolato L’Italia nonostante tutto, edito dal Mulino (casa editrice). Ecco: Edmondo che non scrive più, se fosse ancora con noi ci avrebbe sicuramente messo in guardia dal pensare che lo stellone nazionale, seppure in extremis è riuscito a trovare il colpo di genio per tornare indietro al punto di partenza. Perché niente è più fragile della vittoria del Partito democratico in particolare e più in generale del centrosinistra, uscita miracolisticamente dalle urne del 16 maggio.

Confesso: sono sollevato dalla sconfitta di Berlsuconi a Milano. È il segnale che l’opinione pubblica ha trovato di nuovo la forza di avere opinioni. Ma quel «volto triste di italiano in gita», sfoderato da Bersani, è il sintomo di quanto il segretario sappia bene come il suo successo sia legato alla seconda puntata della partita: si potrà parlare di vittoria solo se al secondo turno si potrà contare sulla conferma di Pisapia e De Magistris a cui va aggiunto Zedda vincente a Cagliari. Gli «oriundi» li ha chiamati Enrico Mentana per indicare quei candidati che sono stati imposti alla classe dirigente del Pd con la forza dirompente delle primarie. I risultati di Milano, Napoli, Cagliari, Torino e Bologna indicano, senza possibili fraintendimenti, che sono state le primarie l’arma segreta su cui il popolo dell’opposizione ha saputo fare leva.

Il fatto che il popolo di Grillo non possa a tutt’oggi, chissà domani, candidarsi alla guida del paese, non vuol dire che abbia torto. E sarebbe errore grave attribuire il successo elettorale contro Berlusconi alla radicalizzazione verso sinistra. Pisapia, Zedda e De Magistris, così diversi fra loro, indicano invece una via di uscita inaspettata per rifondare la politica riformista del centrosinistra. Le primarie appunto. È infatti dalle primarie che nascono i risultati di lunedì scorso. Ecco perché il risultato di Cagliari, sebbene poco illuminato dal dibattito politico nazionale, trascende il suo perimetro insulare. Sarà infatti proprio la vittoria del giovane Zedda, così insperata e imprevedibile, quasi la rivincita impossibile sulla malaugurata ma bruciante sconfitta di Renato Soru, a porre il problema politico cruciale per la rifondazione della politica in Italia.

Costruire un meccanismo che istituzionalizzi le primarie, dandole quella forza che ancor anon hanno di diventare il sistema di selezione delle prossime classi dirigenti della politica. Non si tratta di copiare né l’America e nemmeno la Francia. Le primarie inventate da Romano Prodi si sono rivelate lo strumento più adeguato per sostituire la tessera di partito, una forma indiretta di iscrizione consapevole a uno schieramento, proprio nel momento stesso in cui se ne determina la linea politica con una partecipazione di alta qualità democratica. Già la «partecipazione». Viene bene allora citare qui un pensatore occulto, un canzonettista, con un aforisma tratto dal libro di Guido Harari appena pubblicato da Chiare Lettere, Quando parla Gaber: «La nostra democrazia non è nemica della qualità. È la qualità che è nemica della nostra democrazia».



Hosting provider Aruba S.p.A. Via San Clemente, 53 - 24036 Ponte San Pietro (BG) P.IVA 01573850516 - C.F. 04552920482

La testata usufruisce del contributo della Regione Sardegna Assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport
Legge regionale 13 aprile 2017 n. 5, art. 8 comma 13

© 2000-2025 Mediatica SRL - Alghero (SS)