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Giancarlo Balbina 20 agosto 2011
L'opinione di Giancarlo Balbina
Investire sui giovani contro il degrado sociale
<i>Investire sui giovani contro il degrado sociale</i>

E’ passato poco più di un anno da quando la comunità algherese “scoprì”, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, la presenza in città di un giro di lucciole minorenni a “servizio” di uomini anziani e la prima aggressione di giovani locali contro un pari età di colore al grido di “sporco negro ritorna al tuo paese”. Oggi, con una preoccupante escalation di gravità, apprendiamo che la Riviera del Corallo, è pure il luogo, come altri, in cui una vera e propria banda di ragazzini, quasi tutti non ancora maggiorenni, può commettere sistematicamente, per mesi e mesi, violenze sessuali su ragazze più piccole, qualcuna di solo 11 anni, indurre alcune a rubare l’oro di casa per rifornire di soldi la gang, minacciare ed esercitare vere e proprie ritorsioni nei confronti di gestori di locali non accondiscendenti con le loro richieste. Sbattuto il caso in prima pagina - la ciliegina sulla torta per una città in forte crisi di immagine, con le note vicissitudini legate al Calich e il preoccupante calo di presenze turistiche - sono emersi dal fondo più nero dati inquietanti, che danno ad Alghero insieme ad Olbia, le due perle del turismo sardo, il triste primato della devianza minorile in Sardegna. La realtà cruda è che decine e decine di giovani algheresi sono seguiti a fatica dai servizi sociali, che fanno quello che possono, visti i tagli impietosi allo stato sociale che, ad ogni giro di posta, si abbattono sui loro bilanci.

Noi sappiamo che le cause del degrado sono molteplici e vengono da lontano: dall’abbandono a sé stesse delle famiglie in disarmo; da stili di vita, supportati dai media, che alimentano nei giovani falsi valori; da una incipiente precarizzazione del lavoro e della vita, che dà alle giovani generazioni ben poche speranze di realizzazione; dal ritiro dello Stato a mere funzioni notarili. I giovani, in specie i minori, rappresentano, in tutti i sistemi giuridici, l’anello debole della catena sociale; è per questo che deve essere garantita loro la sicurezza personale, un’alta educazione civica ed una istruzione pubblica gratuita fino ai più alti livelli di formazione. E non certo per facile moralismo, come potrebbe obiettare qualche liberista “raffinato”: prevenire la devianza minorile ha, infatti, un costo minore rispetto all’esorbitante costo economico e sociale della repressione. In più, formare giovani integrati ed istruiti, è un investimento che uno Stato attento alle dinamiche sociali e che guarda al futuro, deve preferire rispetto alla facile retorica individualista, che in società sempre più diseguali e sperequate come le nostre, significa abbandonare tante persone al loro destino di emarginazione e di degrado. Anche i dati economici su Alghero, del resto, mostrano una città fortemente polarizzata e priva di mobilità sociale, dove ad una fascia minoritaria di residenti ricchi e benestanti, si affianca una cittadinanza che fa fatica a vivere la normale quotidianità, e dove quasi la metà degli iscritti all’Ufficio di Collocamento risulta privo di titolo di studio e di una qualifica professionale.

In questo contesto, la politica non può far finta di niente, come è parso dal fatto che nemmeno una parola è stata spesa sull’argomento dal Sindaco e dall’amministrazione che da nove anni guida la città. Eppure qualcosa i Comuni la possono fare, a partire dal dotare le città di appropriati luoghi di aggregazione, soprattutto giovanile. Niente, invece, è stato fatto, per recuperare strutture abbandonate come la ex Vetreria, nel quartiere de La Pietraia, o l’ex Cotonificio, nel quartiere di S. Agostino, e restituirle ad uno scopo sociale. Perché va pure bene qualche parco in più per fa giocare i bambini e sedere le mamme; ma i giovani hanno bisogno d’altro, di punti di riferimento certi e valori stabili. L’alternativa la conosciamo.



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