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Daria Chiappe 9 marzo 2012
La Parsons Dance incanta il Verdi
Una delle più famose compagnie di danza a livello internazionale si è esibita a Sassari, il secondo appuntamento nell´isola
La Parsons Dance incanta il Verdi

SASSARI - Sabato 3 Marzo al teatro Verdi di Sassari è andato in scena l’attesissimo spettacolo Parsons Dance, il secondo della stagione 2012 programmata dal Circuito Regionale Danza Sardegna, ma sicuramente il primo ad aver regalato emozioni nuove agli spettatori. Non a caso, la compagnia americana di Post Modern Dance, fondata da David Parsons e dal Light designer Howell Binkley nel 1987, è una delle più famose a livello internazionale per la grande comunicabilità, positività ed energia, capace di lasciare il segno con l’originalità delle proprie coreografie e la preparazione atletica dei suoi interpreti.

La compagnia si è esibita in cinque diversi pezzi, tutti accomunati da forza e solarità, tanto da far apparire la danza una festa gioiosa senza fine. L’impressione era che i ballerini non fossero mai stanchi di saltare, volteggiare, correre e sorridere, come se il ballo anziché stremarli li ricaricasse. Ad essere percepita dunque, non era la fatica, bensì la naturalezza, la spontaneità di corpi, che sembravano essere nati apposta per danzare. Corpi talmente armonici da apparire quasi interscambiabili: non un ballerino che primeggiasse, non un ballerino migliore degli altri, ma otto danzatori sorprendenti in egual misura, identici nello stile, nella tecnica e nella forza fisica.

Uno spettacolo emozionante e coinvolgente nella complessità dei suoi 90 minuti, ma soprattutto in due momenti, quelli che possono essere considerati i più artistici e innovativi della serata e che coincidono con le coreografie più note della compagnia, quella delle mani danzanti (Hand Dance,2003) e quella in cui, attraverso l’utilizzo di luci stroboscopiche, il ballerino viene colto in salti sorprendenti, dando l’impressione di essere sospeso per aria ed intrappolato in una serie di fotogrammi (Caught, 1982). Manca solo da aggiungere che il minimo comun denominatore di tutto lo spettacolo è stata l’allegria, nascosta ed esibita un po’ ovunque: nei colori sgargianti di abiti e scenografie, nelle musiche vitali, nei movimenti energici e travolgenti, ma soprattutto nell’anima del coreografo e dei ballerini. Un’allegria contagiosa che ci spinge a constatare quanto sia reale ciò che si dice sugli artisti, ovvero che siano probabilmente gli unici a trovare la felicità nel proprio lavoro!



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