Il Quotidiano di Alghero
25 marzo 2012
EDITORIALE| Fino all'ultima Meta
L'editoriale di Alguer.it

«In l’Italia l’ora è legale. Finalmente!»: sembra una notizia, invece è la battuta che impazza sul web nelle sue mille varianti. La satira, si sa, è onnivora e non distingue fra le prelibatezze del «politicamente corretto» e le gagliofferie della «battuta indecente» (vedi per esempio caso «Fornero al cimitero»!). La polemica contro la «casta», sebbene spesso travalichi il limite dell’antipolitica, bene rappresenta quello stato d’animo collettivo che vede il malaffare sempre contiguo alla opaca vischiosità del localismo municipale. In breve: dalle cozze pelose del sindaco Emiliano a Bari, ai finanziamenti milionari in euro al fratello di Errani in Toscana, alle imputazioni contro Boni, per la serie «Lega Ladrona» alla regione Lombardia.... Troppo spesso le pubbliche virtù del municipalismo scadono nei vizi privati del «familismo amorale» individuato fin dalla sociologia americana come il male oscuro della politica italiana. C’è una parola magica capace di curare alla radice non solo il peccato ma anche la tentazione a peccare: «trasparenza».
Come dire, in tempi di "lacrime e sangue", non ci tolgano almeno il diritto di sapere come vivono i politici che amministrano anche le nostre vite. Da qualche settimana sono disponibili online le proprietà e i guadagni dei ministri, i segretari di partito e i membri di Parlamento, Camera e Senato. Sapere quanto fattura Monti oppure a quanto ammonta il «tesoro» di Berlusconi, come si guadagna da vivere Bersani e come Alfano, di quante case dispone il ministro Severino, non serve a diminuire lo scaglione Irpef di nessuno, non consente sconti sull’Imu, non migliorerà la busta paga dei cassintegrati, non allevierà né studi di settore né redditometro, e nemmeno farà cambiare fede politica agli opposti militanti. Servirà però a far vivere con maggiore consapevolezza le durezze di una democrazia matrigna che sta costringendo gli italiani, certamente per colpa della malapolitica, a pagare di tasca propria i maggiori costi indotti dalla crisi mondiale per assicurare la sopravvivenza civile del paese.
Perché le buone - e rare - abitudini di trasparenza dei Palazzi romani non dovrebbero essere imitate anche nei consigli regionali e comunali. L'appello ai politici (e aspiranti) algheresi è stato rivolto dalle pagine di Alguer.it già in due occasioni - gli editoriali del 4 e del 18 marzo - purtroppo è rimasto inascoltato. Non perdiamo la speranza, sarebbe un bel segnale in una campagna elettorale ancora incerta. E quando le parole più gettonate dai nostri politici sono condivisione, trasparenza e rinnovamento, da qualcosa si dovrà pure iniziare, e per questo non è nemmeno necessario aspettare il 21 maggio. Certo, in una città è molto più facile essere a conoscenza di particolari anche economici della vita dei propri concittadini, amministratori compresi. Ma allora perché non renderli ufficiali? Anzi: se è vero che il Centrodestra comincia a soffrire le difficoltà di scegliere un candidato capace di recuperare lo svantaggio nei confronti del candidato del Centrosinistra, quale colpo di teatro migliore presentarsi alla città con la propria denuncia dei redditi!?
Siamo consapevoli quanto ci sia di demagogia nell’antipolitica. Così come siamo certi di interpretare un comune senso di insofferenza verso le oscurità della politica quotidiana, verso la opacità delle decisioni e delle scelte. Chi avesse la pazienza di seguire il filo del nostro ragionamento non può non constatare che da questo punto di vista il candidato del Centrosinistra, Stefano Lubrano, ha il vantaggio di essere stato selezionato da un voto di opinione, una specie di sondaggio dal vivo, senza pesi e bilanciamenti statistici, sul proprio elettorato di riferimento. Mentre la scelta del Centrodestra sembra ancora impantanata nei giochi di equilibrio fra il gruppo di potere uscente e il nuovo, che sempre nel Centrodestra, si propone di sostituirlo. Inevitabile allora che le indiscrezioni si sostituiscano ai ragionamenti politici e le ipotesi prendano il posto delle proposte amministrative.
Perché la candidatura di Francesco Marinaro, che riproporrebbe l’intero schieramento della maggioranza uscente, con l’Udc ritornata con il Pdl, e soprattutto con un sindaco espresso dai Riformatori di Pietrino Fois, viene presentata e valutata come l’unica capace di ridare forza all’intero centrodestra mettendolo nelle condizioni di aspirare a una vittoria. Ecco allora che prendono forma e sostanza le ipotesi di una trattativa serrata intorno agli assetti futuri del potere municipale. Quanto vale infatti l'eventuale sacrificio del candidato Conoci? Un rompicapo: il prossimo consiglio comunale infatti, non potrà superare i 24 eletti, più il sindaco, e la giunta potrà contare su un massimo di 5 assessori. Nel conto però bisogna mettere anche le tre «società» che il comune di Alghero ha costituito per fare meglio il lavoro che sarebbe dovuto spettare proprio al municipio. In francese si chiama escamotage che in italiano si traduce con «artifizio» oppure «trucco» o anche in senso figurato «scorciatoia».
E infatti, per evitare le astuzie del governo localistico, il ministro Tremonti, ben prima di Monti, aveva predisposto una norma che obbligava i comuni a non avere più di una società di gestione esterna. In precedenza vi era stata la proibizione di costituire nuove società per azioni a capitale pubblico. Con fattispecie differenti, ma con scopi analoghi e paralleli, le entità di questo tipo sarebbero già tre, riferite al Comune di Alghero: una società per i Cassintegrati, la Secal per la riscossione dei tributi e da ultimo la Meta, una Fondazione, con funzioni pratiche che si sovrappongono alle stesse competenze comunali. Ecco allora il busillis: chi sarà deputato a gestire la Meta praticamente si troverà a gestire un potere parallelo a quello della giunta, senza però dover sottostare ai condizionamenti delle complesse forme e attribuzioni della democrazia rappresentativa.
Per completezza dell’informazione riferiamo, ma ci riserviamo di essere più precisi la prossima settimana, che sul tavolo di Monti c’è da tempo un dispositivo, al quale tiene molto la Confindustria, che dovrebbe impedire alle Fondazioni comunali di gestire capitali superiori ai 200, massimo 300 mila euro, per evitare escamotage municipali. E allora la Meta, nonostante l'efficacia fino ad ora dimostrata, come vorrebbe il «terzo polo» per far vincere tutto il centrodestra, potrebbe anche essere sciolta! E allora? Il seguito alla prossima puntata, come nei romanzi d’appendice in tivù!
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