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Red 1 giugno 2012
Premio Nazionale Ecologia a Daniela Ducato
Ha ideato materiali per l’architettura naturale basati su eccedenze e scarti di pastorizia, come la lana delle pecore sarde, agricoltura e apicoltura
Premio Nazionale Ecologia a Daniela Ducato

CAGLIARI - Ha ideato materiali per l’architettura naturale basati su eccedenze e scarti di pastorizia, come la lana delle pecore sarde, agricoltura e apicoltura, certificati a emissioni zero. Per questo ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Gli ultimi in ordine di tempo: ‘Innovatrice italiana del 2011’, 'Donna sarda 2012’. E ora per l’imprenditrice sarda, Daniela Ducato, arrivano altri traguardi prestigiosi: come il Premio Nazionale di Ecologia e il Premio Europeo a Edilana.

Il suo merito? Aver fatto squadra facendo emergere il meglio, creando sinergia di produttori, aziende, competenze, ricerche condivise orientate ad una edilizia rispettosa del pianeta. Da questa green philosophy sono nati Edilana ed il polo produttivo per la bioedilizia a km zero più grande in Italia “La Casa Verde CO2.0” che ha visto la prima cellula prender vita in Sardegna per poi diventare filiera ispirandosi a 360 gradi a quella che Daniela Ducato definisce ‘architettura di pace’ un' edilizia pulita e ad alta efficienza energetica quindi indipendente dal petrolio ma anche lontana da ecoaffari, inquinamento, consumo di suolo agricolo, sfruttamento, abusi, conflitti sociali, malavita, impoverimenti, guerre.

Il 3 giugno a Sorrento, giorno che precede la giornata Mondiale dell'Ambiente indetta dall'ONU, in occasione della consegna del Premio Nazionale per l’Ecologia, con Daniela Ducato sarà premiata anche Tawakkul Karman, premio Nobel per la pace 2011, giornalista yemenita e leader della primavera araba. Due donne che nei rispettivi campi di intervento si impegnano per realizzare e diffondere in modo concreto la cultura della nonviolenza, base su cui poggia l’architettura di pace.

«L’attività umana col più alto impatto ambientale è l’edilizia. Il 60% dell’inquinamento globale è generato dall’architettura. Ed anche l’architettura definita sostenibile nonostante il nome rassicurante non sempre risponde a valori etici e ambientali - sottolinea Daniela Ducato - realizzare edifici naturali è un invito suggestivo che può però alimentare appetiti di denaro pubblico. Cresce inoltre l’uso di materie prime minerali vegetali o petrolchimiche fortemente energivore o che sfruttano persone o consumano territori causando causa fame, povertà, guerra, ingiustizia sociale. E a essere sfruttate nella filiera della bioedilizia e del solare sono sempre di più le donne, pagate meno rispetto agli uomini, quindi più convenienti nel mercato della green economy».



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