Troppi ritardi nell’applicazione del piano di gestione di riutilizzo delle acque reflue depurate ad Alghero. L´associazione ambientalista presenta un dettagliato esposto e annuncia la costituzione di parte civile. «Salvate la laguna di Alghero». Il documento integrale
ALGHERO - Il Wwf Sardegna di giorno in giorno va riscoprendo la sua più genuina anima ecologista e protezionista e il suo impegno per la difesa dell’ambiente. E il Calich di Alghero, insieme al Parco di Molentargius, è stato scelto dal nuovo presidente della Sardegna, Antonello Secci, come uno dei punti cruciali, su cui mettere in campo il massimo delle forze dell’ambientalismo italiano, per il nuovo programma di difesa per l’ambiente in Sardegna. In questa prospettiva, mentre infuria la polemica su Molentargius, (quello dei fenicotteri rosa, per intenderci) non poteva passare sotto silenzio lo stato di pericolo in cui si trova la laguna del Calich. Una nuova e circostanziata denuncia mette in luce la gravità dei problemi che affliggono uno degli ambienti naturali più importanti d’Italia. Problemi che da più di un anno hanno occupato la prima pagina di
Alguer.it. Su cui la redazione del
Quotidiano di Alghero ha realizzato un documentario di cui sta ultimando la post-produzione. E che presto sarà presentato all’opinione pubblica.
Troppi errori strategici sono stati fatti nel passato lontano e purtroppo recente. Ad esempio, la scellerata scelta di ubicare il depuratore a ridosso del bacino idrografico che si immette nella laguna di Calich, causando di fatto lo sconvolgimento dell’equilibrio idrobiologico della zona umida d’importanza internazionale. Proprio in un momento in cui Alghero sta cercando di voltare pagina, proprio nel momento in cui una forza politica che nel suo simbolo porta la parola Ecologia, la salvezza del Calich e la soluzione del depuratore può diventare un segnale del nuovo corso. Serve coraggio. Nella consapevolezza che ambiente e cultura ben si coniugano con il turismo di qualità.
Attraverso un esposto circostanziato indirizzato alla Procura della Repubblica di Sassari, all’Arpas, al Noe, agli Assessoratiti regionale e provinciale tutela ambiente, all’Ufficio Circondariale Marittimo, al Consorzio di bonifica della Nurra, all’Azienda Speciale del Parco Naturale di Porto Conte, ad Abbanoa SpA, oltreché all’Asl e al CFVA, l’associazione ambientalista denuncia apertamente il danno ambientale per il quale ha già attivato il proprio ufficio legale. «In un contesto paesaggistico di eccezionale bellezza non è più ammissibile lasciare il Calich in completo abbandono. Il danno ambientale si manifesta in tutta la sua evidenza nella zona umida, classificata come Zona di Protezione Speciale per la presenza di specie di interesse comunitario. Qualcuno dovrà rispondere dello scempio perpetrato nella laguna, un tempo biglietto da visita della città catalana ed ora ridotta a squallido ricettacolo di mucillagini e colibatteri fecali».
Il Wwf sollecita l’immediata applicazione del piano di gestione del riutilizzo delle acque reflue depurate del Comune di Alghero che da anni giace nei cassetti dell’ente gestore ed è sostanzialmente inapplicato. Il Wwf è perentorio nel chiedere una soluzione immediata. Cioè che si dia corso «in tempi ragionevolmente brevi» al convogliamento delle acque reflue nel sistema di canalizzazione del Consorzio di Bonifica della Nurra ovviamente «previa realizzazione di un adeguato bacino di decantazione e miscelazione delle acque depurate con quelle grezze provenienti dal Cuga». Insiste Secci: «Va garantito il minimo deflusso nell’alveo sotteso all’impianto di depurazione. Soprattutto deve essere garantito l’abbattimento, o comunque il mantenimento dei parametri tabellari a norma di colibatteri fecali a valle del sistema di depurazione. Non riteniamo prioritaria in questa fase la realizzazione di un nuovo sedimentatore che appare, comunque, come la prova che il depuratore di San Marco era ed è sottodimensionato».
«E’ evidente che le responsabilità non vanno individuate solamente nello sversamento dei reflui dal depuratore S.Marco» ha continuato il presidente del WWF Sardegna. «E’ necessaria un’indagine accurata che accerti eventuali scarichi fuori norma, oltre che dagli impianti di Olmedo e Santa Maria la Palma anche dagli impianti dell'Asi, della stessa area di San Marco, che tratta i liquami provenienti dalle borgate di Maristella e Fertilia, e dall’impianto della Sogeaal. Sta di fatto che il Calich muore e noi non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questo acclarato scempio ambientale e sollecitiamo interventi immediati. Crollata la produttività qualitativa e quantitativa del compendio ittico, messa a rischio la stagione balneare a Maria Pia per la marea organica multicolore, non è più tempo di atteggiamenti pilateschi, ognuno si prenda le responsabilità che gli competono e operi senza indugio al risanamento della laguna di Calich. A scanso di equivoci, se verranno individuate condotte penalmente rilevanti chiederemo che vengano perseguiti i responsabili a termini di legge e ci costituiremo parte civile nell’eventuale procedimento penale», ha concluso l’esponente ambientalista. |
DENUNCIA