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S.A. 23 luglio 2013
Galoppo sardo resiste con 400mila euro
La Regione e l´Agris (Agenzia per la ricerca in Agricoltura) hanno stanziato 400 mila euro, che consentiranno di far disputare altre 11 giornate di corse
Galoppo sardo resiste con 400mila euro

SASSARI - La Regione Sardegna stanzia 400 mila euro per il galoppo su iniziativa del Dipartimento Ippico- Si disputeranno ben 11 giornate supplementari. Falcidiato dai tagli dell'ex Unire/Assi, l'agonizzante galoppo sardo riceve due bombole di ossigeno per ridare fiato alla stagione e all'allevamento del cavallo. La Regione e l'Agris (Agenzia per la ricerca in Agricoltura) hanno stanziato 400 mila euro, che consentiranno di far disputare altre 11 giornate di corse: 5 sono state assegnate all'ippodromo di Chilivani, 3 a testa a quelli di Sassari e Villacidro. Il finanziamento nasce grazie all'iniziativa del Dipartimento ippico di Agris ed è finalizzato alla valorizzazione dell'allevamento ed allo studio della performance del cavalli da corsa.

Praticamente viene garantito un intervento che potenzia del 50% sia la somma destinata dall'ente nazionale (760 mila) sia il numero di giornate assegnate agli ippodromi isolani (erano 23). Le giornate supplementari verranno disputate nel secondo semestre di quest'anno. Come spiega il direttore del Dipartimento ippico Raffaele Cherchi: «la situazione era diventata critica. I tagli operati dall'ex Unire/Assi, oggi soppresso, sono stati sperequativi confrontati ad altre regioni e non hanno tenuto conto della peculiarità della Sardegna, terra dove sono nati tanti fantini di fama internazionale, che ha il monopolio della produzione dell'anglo-arabo e fornisce i cavalli per il Palio di Siena».

I tagli non hanno prodotto solo il calo delle corse, ma soprattutto il calo della produzione: rispetto a tre anni fa sono nati il 65% in meno dei puledri. Prosegue Raffaele Cherchi: «La condizione di crisi degli ippodromi sardi stava sospingendo la razza equina allevata nell'isola (principalmente l'anglo arabo sardo ed il purosangue arabo) al disotto del limite numerico di fattrici in produzione che classifica una popolazione zootecnica come 'minacciata' secondo i criteri della Fao. Gli allevatori rinunciano a far produrre buona parte delle proprie fattrici perché non riescono ad intravvedere una possibilita' di guadagno ma neanche di compensazione dello sforzo produttivo che, nel caso del cavallo, comporta un anticipo d'impresa piuttosto pesante se si considera che occorrono diversi anni dalla nascita del puledro per poterlo presentare al mercato».



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