Pasquale Chessa
10 gennaio 2014
L'opinione di Pasquale Chessa
Michela Murgia e la grandiosa rinuncia
Cara Michela l'altra notte mi sono svegliato con un incubo… Ma forse era un sogno: come in un lampo mi sono apparsi i risultati delle prossime elezioni regionali: Ugo Cappellacci risultava vincente, per un solo voto di vantaggio su Francesco Pigliaru. Quel voto era proprio il tuo! E' opinione diffusa che la candidatura di Michela Murgia sia una delle ragioni ideali, se non la principale, che hanno costretto il Pd al travagliato ravvedimento che ora gli consente di presentarsi agli elettori con la fedina penale pulita. Non ti voglio attribuire nessuna dote filosofale, come la pietra degli alchimisti che sapeva trasformare il vile metallo in prezioso oro… Ha pesato infatti nella tua scelta di impegnarti per la Sardegna il peso di quell’identità sarda che ha fatto di te una grande scrittrice italiana. C’è un momento però in cui i voti non si pesano ma si contano. Talvolta può risultare doloroso, come troppe volte è successo negli ultimi venti anni anni, ma in democrazia deve vincere chi conta più voti.
A questo punto hai il diritto di rispondermi che sbaglio perché sei convinta di prendere più voti del centrosinistra e anche del centrodestra. Potrei allora controbbattere che in democrazia, purtroppo, il prestigio culturale o l’impegno civile, la notorietà insomma non necessariamente si traducono in consenso elettorale. Ecco, non voglio aprire un dibattito sui principi fondamentali.
Né citare sondaggi di cui tutti parlano ma che non ho visto. Voglio porre invece un dilemma che mi angustia e che solo tu puoi risolvere.
Se mio sogno, o incubo che sia, dovesse sembrare a tutti una possibilità non impossibile, anche alla prova dei sondaggi l’ultima settimana prima delle elezioni, se la sentirebbe la tua coscienza civica di chiedere ai tuoi elettori di scrivere sulla scheda Michela Murgia mentre sai bene che tanto varrebbe scrivessero direttamente Ugo Cappellacci!? Ecco perché ti propongo pubblicamente di rinunciare ai tuoi voti per far vincere il candidato che stimi di più. E so che di Pigliaru hai grande stima. Prima di rispondere c’è una sottodomanda che bisogna tenere presente: pensi davvero che fra il centrodestra e il centrosinistra di oggi in Sardegna oggi non ci sia nessuna differenza?
Come capita agli scrittori e agli intellettuali inevitabilmente spinti a riflettere sul «legno storto dell’umanità» anche in politica talvolta è giusto dire «vogliamo tutto». Ma pretendere tutto a ogni costo, cioè sapendo di non ottenere niente, è un peccato morale irredimibile. Il pasticcio indicibile in cui si è ficcato Grillo in Sardegna dice molto di più di un trattato scientifico sulla natura ultima dell’antipolitica. Perche se la democrazia ci chiede di essere vissuta come il male minore, che è pur sempre un male, quando ci tocca di vivere con il male peggiore il pentimento e la pena sono ancora più grandi. Qualsiasi sia il giudizio storico politico che se ne voglia dare, non posso pensare che per te la Sardegna di Soru sia stata uguale a quella di Cappellacci. Penso solo alle leggi sulle coste e sul territorio. Altamente imperfette, probabilmente. Ma quanto diverse dalle norme cementificatrici che vuole imporci Cappellacci.
La metafora evangelica della pagliuzza e della trave, capovolta però, per cui capita di lagnarsi oltre misura per la banale pagliuzza che vediamo nell’occhio dell’amico senza vedere la trave che affligge l’occhio del nemico. Cosicché, forse anche a cagione di questa paradossale sindrome della sinistra, nonostante sia sotto giudizio penale in tre processi, Cappellacci non pensa affatto di ritirarsi per rispetto dei suoi elettori, mentre a Francesca Barracciu è stato chiesto di fare un doloroso passo indietro per un semplice avviso di garanzia. Anche se si tratta di una decisione ingiusta, sia in punta di diritto che sul piano della civile convivenza democratica, penso che sia stata una decisone necessaria. Ecco una differenza, non piccola, fra destra e sinistra. A sinistra infatti, quando i voti si contano, la questione morale ha un peso elettorale.
Cara Michela ci sarebbe qualcosa di eticamente grandioso nella tua rinuncia. Un gesto di impegno civile che non ha pari nella storia politica del presente. Un geniale clic. Per dire al tuo elettore di votare si la tua coalizione e il tuo partito, ma nello stesso tempo di non votare te per far vincere Pigliaru. Una follia? Una pazzia? Ebbene si. Talvolta solo la corda pazza della nostra vita (cito Prirandello, Berretto a sonagli) ci consente di vedere la strada giusta. Giusta, non perché la migliore in assoluto, ma solo perché percorribile da tutti. Con fierezza e dignità.
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