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17 maggio 2014
Riprendiamoci il tramonto
Serve un nuovo vocabolario per trovare la strada per ridare un’anima a questa città: per recuperare il senso vero delle parole della politica. Ecco cosa si aspetta Alghero dal confronto fra i sei candidati alla guida della città. Perché l’elettore creda alle parole della politica servono proposte concrete, trasparenti, che corrispondano alle cose. Solo la buona politica, la politica delle cose possibili, ma senza deroghe, ci potrà salvare…
Riprendiamoci il tramonto

Come in un lampo, in piazzetta Sulis, l’altro giorno si sono incrociate due immagini che molto ci dicono sulle condizioni sociali e culturali, umane al fondo di tutto, in cui Alghero sembra sprofondare. Di fronte al mare imprigionato dalle transenne, seduti su una panchina un gruppo di ragazzini, massimo della quarta ginnasio, chiacchieravano bevendo birra… Immagine plastica di due sconfitte: la vittoria cioè della «economia della birretta», simbolo di una diffusa «sregolamentazione» delle norme e dei comportamenti da cui discende quella demoralizzazione sociale che sta da tempo demolendo la stessa identità delle nuove generazioni di algheresi… Così anche quelle transenne indicano che ad Alghero negli ultimi decenni ha vinto la politica dell’arredo inutile e ha perso la cultura della cura quotidiana della città. Perché meravigliarsi allora della sporcizia invasiva, della occupazione selvaggia degli spazi pubblici, della prepotenza commerciale, dell’abusivismo musicale, della sregolatezza amministrativa.

Le denunce del Wwf e l’appello ai politici di tutta Europa per sottoscrivere l’impegno ad «affrontare il cambiamento climatico», «per salvaguardare la biodiversità», in «favore di consumi più sostenibili» per «salvaguardare l'ambiente» «garantire un'agricoltura sostenibile, ripristinare gli stock ittici» sembrano cadere nella indifferenza comune di tutti. Eppure si tratta di problemi che tradotti in algherese corrispondono ai capitoli inevasi delle ultime amministrazioni cittadine: dalla rinaturalizzazione di Maria Pia al Puc, per citare i caposaldi; ma anche da un piano per la raccolta differenziata dei rifiuti, alla salvaguardia dei grifoni, la tutela dei territori sensibili del Parco regionale di Porto Conte, da anni devastato da un uso sregolato. Non si tratta di ubbie ecologiste: ma di una sensibilità verso il bene comune che la città sembra aver smarrito.

Quel bene comune, dal centro storico al paesaggio, dai marciapiedi liberi alle spiagge pulite, dalla regolamentazione del rumore, che per qualsiasi città turistica del mondo vengono considerati un capitale da usare ma non da consumare. Alghero vale di più per tutti, se tutti la usano come un bene comune. Immaginiamo se per concessione demaniale, a 40 euro all’anno di canone, si desse in uso al privato il tramonto del sole ad Alghero… Vi sembra immaginabile Alghero senza tramonto? Eppure… Ecco, ripartiamo dal tramonto, con la speranza di trovare una nuova alba. Perché con la sua storia e il suo paesaggio e il suo ambiente, insomma con la cultura Alghero ci mangia… Ecco perché la sua salvaguardia equivale a salvare il capitale della città. Ci piacerebbe molto se nel dibattito fra i sei candidati si partisse dalla «economia del tramonto». Serve un nuovo vocabolario per trovare la strada per ridare un’anima a questa città: per recuperare il senso vero delle parole della politica.
Post Scriptum: la comunità di Alguer.it, non solo la redazione ma tutti i lettori che ci seguono e gli amici che ci consigliano, continuiamo a pensare che la trasparenza economica dei candidati debba diventare un requisito fondamentale e propedeutico di ogni discorso elettorale. Chissà!
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