Nello Cardenia
12 novembre 2014
L'opinione di Nello Cardenia
Il voto catalano e il futuro della sinistra in Sardegna
L'80,7 dei votanti per cento ha detto sì all'indipendenza della Catalunya. Oltre 2,2 milioni di votanti sui 4,5 aventi diritto. La media dei votanti durante le precedenti elezioni ufficiali è stata di 3,5 milioni, a cui va aggiunto un dato importante, ovvero che nell'attuale Parlamento catalano le forze politiche a favore dell'indipendenza posseggono già la maggioranza dei seggi. Questo vuol dire che in un'eventuale consultazione referendaria simile a quella scozzese in Catalunya, con tutta probabilità vincerebbe il sì. Il sistema politico catalano è composto da partiti sovranisti ed indipendentisti di centrodestra, centrosinistra o più smaccatamente di sinistra. Il campo progressista è egemonizzato dalle forze che sono favorevoli, o quanto meno non sarebbero contrarie, all'istituzione di un referendum sul diritto all'autodeterminazione della Catalunya. ERC, CUP e ICV-EUiA vantano trentasette deputati, mentre il PSC diciannove. Il segnale sembra chiaro: c'è stata una saldatura tra progressismo e indipendentismo/sovranismo che ha dato vita ad una nuova idea di ripensare la sinistra, il rapporto con il territorio e l'Europa. E quindi anche le istanze della cittadinanza, dei diritti e della rappresentanza.
Questa nuova connessione trova uno sbocco importante nel Parlamento europeo grazie al gruppo The Greens/European Free Alliance, in cui si prova a fare sintesi tra una visione di una società sostenibile e progressista, un'Europa solidale ed una democrazia che includa le istanze dei popoli nella costruzione di un'Unione europea che non sia più ostaggio di banche e potentati finanziari. Quindi una sinistra secondo la quale al mercato non dovrebbe mai essere consentito di mettere a rischio la fruizione dei diritti sociali fondamentali, come di tutte le libertà politiche e civili, compreso il diritto all'autodeterminazione dei popoli. Dentro questo scenario due domande divengono dirimenti. Il ruolo della sinistra in Sardegna si esaurisce con il PD renziano così come sta accadendo in Italia? In Sardegna è possibile costruire un soggetto politico progressista simile a Esquerra Republicana de Catalunya, che occupi lo spazio politico lasciato libero da un PD sempre più spostato al centro?
Nell'Isola il campo progressista ha sicuramente in potenza l'occasione storica di ripensarsi come una forza di governo che abbracci i concetti presenti nel manifesto politico del gruppo europarlamentare The Greens/European Free Alliance, al cui interno confluiscono partiti politici di matrice ambientalista ed ecologista e che riunisce i movimenti autonomisti, indipendentisti e regionalisti di centro-sinistra delle nazioni europee senza Stato. Un soggetto politico moderno, leggero e che abbia come obiettivo politico immediato da una parte la conquista di poteri di sovranità pubblici in materia fiscale, energetica, ambientale, trasporti e patrimonio culturale, dall'altra la rappresentanza diretta nel Parlamento europeo con sette deputati. Inoltre questo partito dovrebbe avere come motivo fondante della sua azione il guidare la Sardegna verso un referendum sull'indipendenza, allo stessa maniera delloScottish National Party.
Un contenitore in cui si possano riconoscere i comitati che in questi anni hanno difeso il territorio dalle speculazioni delle multinazionali, in cui i precari possano trovare un punto di riferimento nella difesa dei propri diritti, dentro il quale le PMI trovino ascolto e rappresentanza per un governo sostenibile dell'economia, in cui i beni comuni siano alla base dell'economia dei commons e internet sia un'infrastruttura grazie alla quale creare sempre più efficienza nel governo della società. Un partito progressista e ancorato alla matrice culturale della sinistra europea. Ma soprattutto un Partito di Sardegna d europeista che difenda e i diritti storici del popolo sardo e che sia un soggetto mediatore tra questi diritti e la globalizzazione. Una forza politica che abbia chiaro che è finita l'era in cui all'aumento della produttività corrispondeva l'accrescimento dei posti di lavoro e che sia quindi capace di creare nuovi sistemi di protezione sociale abbinati a nuovi modi di produrre ricchezza: una crescita economica qualitativa ed inclusiva e non quantitativa e verticale come quella imposta dalla finanza globale. Una forza politica che si faccia portatrice di una visione della vita sostenibile piuttosto che orientata al consumismo più sfrenato. La creazione di questo grande soggetto dovrebbe essere materia di intenso dibattito se davvero non vogliamo che la sinistra in Sardegna diventi la brutta copia del renzismo.
*iRS Sardegna
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