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M.L.P.C. 7 dicembre 2014
Giulia Maria Crespi sgrida Francesco Pigliaru
La 91enne presidente onoraria del Fai, dopo 50 anni passati in Sardegna, si batte ancora con forza e convinzione a sostegno delle lotte che l´Isola sta sostenendo per l’ambiente, il paesaggio e il Piano Casa
Giulia Maria Crespi <i>sgrida</i> Francesco Pigliaru

CAGLIARI - Giulia Maria Crespi, uno stile, una bellezza e una tempra che solo una donna come lei può possedere: classe 1923, erede della famiglia di cotonieri lombardi proprietari fin dalle origini del Corriere della Sera, ha fondato nel 1975 il “Fai-Fondo Ambiente Italiano”, che da 40 anni lotta per la tutela, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico, naturalistico e paesaggistico italiano; ha creato la più grande azienda biodinamica del nord Italia, grazie alla quale si batte per sostenere l’importanza dei sistemi sostenibili per la produzione agricola, nel rispetto dell’ecosistema terrestre e nell’idea fondamentale che la terra e gli esseri viventi siano e vengano considerati come un unico sistema. Una vita trascorsa nel rispetto delle proprie idee e della lotta per sostenerle: conosce bene Giulia Maria Crespi i problemi che l'Isola sta attraversando sul versante ambiente ed ecologia, servitù militari, alluvioni e Piano Casa. Durante le sue battaglie la pasionaria 91enne ha conosciuto la Sardegna e se n’è innamorata, tanto da viverci 50 anni.

In un’intervista dello scorso sabato di Maria Francesca Chiappe pubblicata sull’Unione Sarda, la signora Crespi, dalla sua abitazione a Milano, ha detto la sua e l’ha detta a chiare lettere, senza risparmiare nomi e cognomi, sulla situazione della Sardegna. «Mi sento tradita dal presidente Pigliaru - ha dichiarato alla giornalista - Al telefono mi aveva garantito che avrebbe cambiato le norme del Piano Casa che, invece, è diventato definitivo. E’stato un vero tradimento fatto alla Sardegna dell’oggi ma soprattutto alla Sardegna dei giovani del domani». In Sardegna, la questione del Piano Casa è una ferita aperta: la preoccupazione delle associazioni come Wwf, Legambiente, Italia Nostra, lo stesso Fai e la Lipu è alta, tanto che i rispettivi presidenti avevano chiesto con urgenza un incontro con Pigliaru per discutere sul Ddl approvato lo scorso 10 ottobre che contrastava col Piano Paesaggistico e con quanto sempre affermato dal presidente della Regione. Infatti, il Ddl sembra muoversi in direzione opposta rispetto al modello di sviluppo sostenibile che si basa sulla promozione e sull’utilizzo produttivo delle qualità e delle eccellenze del territorio e del paesaggio. Di fatto, il Ppr è stato messo da parte: la Regione ha deciso di puntare sull’edilizia contrariamente all’idea di una nuova immagine della Sardegna che poteva rinascere puntando sui paesaggi dell’identità.

L’edilizia dà lavoro, ma la Crespi non lo crede: «Come si fa a non capire che non è più così? A Milano siamo circondati da case vuote. C’è si, occupazione immediata per l’operaio, ma la troverebbe anche se si puntasse su settori più utili per il futuro, ad esempio per impedire il dissesto idrogeologico». Durante l’intervista, i temi trattati sono tanti, dalle trivelle Saras ad Arborea: «sono una delle grandi battaglie che conduco da anni, ovunque e inutilmente. Il petrolio pare sia di pessima qualità e le buche per il gas sarebbero disastrose facilitando i terremoti e immettendo sostanze inquinanti nelle falde acquifere»; alle esercitazioni militari, «tutti quei soldi potrebbero essere destinati alle bonifiche perché nell’eventualità drammatica di una guerra questi non sono più i mezzi che sarebbero adoperati».

La Crespi auspica per la Sardegna un ritorno alla terra, che sarebbe una necessità: «I ristoranti vegani sono gremiti, la cosiddetta borsa agraria registra un’impennata dei prezzi del bio». Ancora tanto ha da dire e da lottare Giulia Maria Crespi, la sua verve combattiva di certo non si è esaurita e la Sardegna è uno dei punti fermi toccati dal suo impegno. Un ultimo consiglio che la “Signora del Fai” da ai sardi, da sarda quale si sente: «Dobbiamo avere il coraggio di capire che per salvare il nostro futuro dobbiamo appartenere all’Europa».

Nella foto Giulia Maria Crespi
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