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Pierpaola Pisanu 29 agosto 2006
Fuoco alla catasta di rifiuti
Il cuore di Alghero si ribella
Impotenti di fronte a schiamazzi notturni, azioni teppistiche, e degrado assoluto, un gruppo di proprietari di abitazioni che insistono nella città vecchia, ha deciso di rivolgersi alla Procura
Fuoco alla catasta di rifiuti. Il cuore di Alghero si ribella

ALGHERO - Uno spettacolo indecoroso che va in scena ogni giorno. Anzi ogni notte. In special modo durante i fine settimana. Come quello appena trascorso quando una delle consuete risse che animano il centro storico nelle ore notturne, è finita con un’azione delinquenziale in piena regola. Alcuni ragazzi, in preda ai fumi dell’alcol hanno dato fuoco alla catasta di rifiuti adagiati alla base della gradinata di via Cavour. Intorno alle 4 del mattino i residenti delle palazzine avvolte dalle lingue di fuoco, terrorizzati hanno chiamato i pompieri e polizia. Spente le fiamme resta l’amara certezza che non sarà diverso il prossimo week end che sta per arrivare. Impotenti di fronte a schiamazzi notturni, azioni teppistiche, e degrado assoluto, un gruppo di proprietari di abitazioni che insistono nella città vecchia, ha deciso di rivolgersi alla Procura. «Non è più possibile andare avanti in questo modo – hanno lamentato seccati i residenti – centri culturali che diventano paninoteche, locali che se ne infischiano altamente delle ordinanze di chiusura e continuano a servire alcolici fino alle 4 del mattino, ordinanze che vengono emesse ma non vengono fatte rispettare in alcun modo. Il centro storico è stato consegnato all’avidità senza freni».

Degrado che non vivono solo gli abitanti che la mattina si trovano a dover ripulire i cortili delle proprie case da residui di vomito, urina e cocci di bottiglie. L’indegno spettacolo rappresenta la morte del turismo. Gli ospiti della città si trovano a passeggiare facendo lo slalom tra i resti delle notti brave catalane, apprezzando le facciate restaurate del borgo tra le mura, imbrattate dal tiro al bersaglio che va avanti fino alle prime luci dell’alba. Cosa dire dell’aria che si respira nel salotto buono di Alghero: è una cloaca a cielo aperto. Un bagno pubblico a disposizione di chi deve liberare la vescica sugli stipiti delle case.

Nei pressi del Teatro una donna è stata costretta ad affiggere sulla porta un singolare avviso: «Qua c’è un appartamento, per favore non orinate qui». Ma il monito non sembra spaventare nessuno. I residenti non ne possono più di vedere le loro proteste che rimbalzano su un muro di gomma. Chiedono la presenza costante della polizia municipale per fare rispettare le ordinanze e l’occupazione di suolo pubblico agli esercenti, additati come i responsabili di una situazione di inciviltà e di invivibilità tra le storiche mura. Le foto scattate dagli stessi residenti mostrano il campo in seguito alla battaglia che si consuma dopo il tramonto.

Domenica scorsa la solita rissa è finita con un rogo. Ma ogni giorno ci sono le condizioni per appiccare le fiamme. I cumuli di immondizia chiaramente riconducibili ad attività di ristorazione e mescita, non mancano mai per alimentare l’istinto incivile di bande di vandali. Senza considerare le esalazioni odorose: i sacchetti ricolmi di rifiuti trascinati lungo le vie acciottolate lasciano il loro “succo” sulla pavimentazione. Gli stessi esercenti sono anch’essi vittime di questo Far West lungo i bastioni: dare fuoco a tavolini e ombrelloni o magari scaraventarli in mare, è diventato il gioco dell’estate algherese. Il cuore di Alghero piange, là dove Alghero ha avuto origine riecheggia il De Profundis.



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