Red
15 settembre 2006
Ritorna il fermo biologico: le barche di Alghero in porto dal 10 ottobre
A disposizione per gli indennizzi dei pescatori ci sono cinque milioni di euro previsti dalla legge finanziaria regionale. Il provvedimento, è stato sollecitato dalle associazioni di categoria rappresentate nel Comitato pesca

CAGLIARI - Dopo un anno di sospensione ritorna il fermo biologico. Ieri l’assessore regionale per la Difesa dell’Ambiente Tonino Dessì ha firmato il decreto che dispone la chiusura della pesca nei mari della Sardegna. Cambiano le regole rispetto alla precedente normativa applicata negli anni precedenti il 2005. Si fermeranno in porto per 45 giorni le imbarcazioni della piccola pesca e della pesca a strascico con una sfasatura di 15 giorni tra la costa orientale e quella occidentale, per evitare che il prodotto ittico sardo sparisca dai mercati. La prima fase del periodo di fermo riguarda la costa orientale, da Capo Ferro a Capo Carbonara. Partirà il 26 settembre e si concluderà il 9 ottobre. Mentre gli operatori della costa occidentale, si fermeranno in porto dal 10 ottobre fino al 23 novembre. A disposizione per gli indennizzi dei pescatori ci sono cinque milioni di euro previsti dalla legge finanziaria regionale. Il provvedimento, è stato sollecitato dalle associazioni di categoria rappresentate nel Comitato pesca. Lo scorso anno l’attività di pesca non era stata sospesa in seguito alle osservazioni della Commissione dell´Unione europea sul fermo non autorizzato ma disposto dalla Regione dal 1999 al 2004. Il decreto sul fermo biologico 2006, firmato dopo il parere favorevole del Comitato per la pesca, segue l´approvazione della legge sulla pesca, notificata agli uffici di Bruxelles assieme al Piano di protezione delle risorse acquatiche, predisposto dal Dipartimento di biologia animale ed ecologia dell´Università di Cagliari, su incarico dell´assessorato regionale della Difesa dell´Ambiente. «Questa documentazione - spiega l´assessorato all´Ambiente - ha consentito alla Regione di evitare una procedura di infrazione che avrebbe comportato la restituzione di circa 50 milioni di euro da parte dei lavoratori del settore pesca, i quali dal 1999 al 2004 hanno percepito le indennità per il fermo biologico non autorizzate dalla Comunità europea».
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