A.B.
20 aprile 2016
Serendip in concerto al Bflat
Dopo le date di Selargius, Nuoro ed Oristano, l´ensemble sardo proseguirà domani sera a Cagliari il tour di presentazione del nuovo disco uscito a dicembre

CAGLIARI – I Serendip proseguono il tour di presentazione del nuovo disco dato alle stampe a dicembre (Serendip, 2015) e dopo le presentazioni che li hanno visti raccogliere importanti consensi al Teatro Sì e'Boi di Selargius, al Bocheteatro di Nuoro ed al Centro Congressi Mariano IV di Oristano, approdano questa volta al Bflat, il locale cagliaritano di Via del Pozzetto, sempre attento alla musica indipendente ed originale. Domani, giovedì 21 aprile, alle ore 22, il pubblico cagliaritano potrà riabbracciare l'ensemble sardo in uno spettacolo rinnovato e galvanizzato dai successi ottenuti attorno all'isola. Il concerto permetterà al gruppo di presentare al pubblico cittadino il cantante Sergio Calafiura, nuovo elemento che da gennaio ha raccolto l'eredità di Giampiero Boi.
I Serendip nascono nel 2012, su specifica richiesta della direzione artistica del Forte Village, con repertorio in prevalenza tratto dal musical. Dopo questa esperienza, il gruppo decide di proseguire il percorso intrapreso costruendo uno spettacolo di brani inediti in italiano ed in inglese. L’idea che anima il progetto è quella di sfruttare le potenzialità solistiche e d’insieme delle quattro voci miste (due maschili e due femminili) sposandole con gli arrangiamenti moderni e dinamici della band. Il sound che ne deriva è riconoscibile, originale e di grande impatto. Il gruppo è composto dalle voci di Manuel Cossu, Alice Madeddu, Sergio Calafiura ed Eva Pagella, dal basso di Fabio Useli, dalle chitarre di Maurizio Marzo, dal pianoforte e le tastiere di Michele Brandinu, dalla batteria e le percussioni di Giorgio Del Rio.
Serendip è il titolo del primo disco dell'omonimo gruppo, progetto autoprodotto. Il disco compie un viaggio attraverso sette brani che esplorano linguaggi e generi musicali differenti, con l'obbiettivo di giungere alla meta prefissata: la ricerca di una spiritualità umana, non trascendente, che passa attraverso l’esperienza vissuta e l’accettazione di sè come individui e come parte integrante di un sistema in costante mutamento. L'album è pensato come un percorso che dal buio iniziale svela progressivamente la luce. Non a caso, il brano che apre ogni concerto è We Own The Night. Le composizioni muovono da territori in cui il viaggio è metafora della ricerca di se (Irlanda), a momenti di naufragio delle proprie piccole certezze (Terra), per poi riscoprirsi (The drum tower) ed infine accettarsi con leggerezza (Someday). Sovente, questa ricerca può condurre in territori illusori, porti sicuri, perché totalmente avulsi dal vissuto quotidiano (Ucronìa), ma sterili ed autoreferenziali. Il senso di solitudine di questo viaggio interiore determina una richiesta di aiuto e comprensione che si ritrova nell'ultima traccia del disco (Lucky star). Il filo conduttore di questa ricerca è rappresentato dalle armonie vocali, mentre il desiderio di ricerca si ritrova attraverso la contaminazione tra più generi musicali, sia dal punto di vista compositivo che degli arrangiamenti. Le voci guidano l’ascoltatore in un percorso articolato, senza limiti o barriere imposte, così come articolato ed in costante divenire è il percorso di ciascun individuo.
Nella foto (di Sara Deidda): Serendip
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