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Red 30 dicembre 2016
Beni di lusso contraffatti: scoperta organizzazione ad Olbia
I Carabinieri del locale Reparto Territoriale hanno svolto numerosi servizi di osservazione per ricostruire il flusso della merce contraffatta che viene venduta da ambulanti nelle più importanti località turistiche della Costa Smeralda e di tutta la Gallura. Sequestrate 1500 borse
Beni di lusso contraffatti: scoperta organizzazione ad Olbia

OLBIA- Nel corso dei mesi estivi, i Carabinieri del Reparto Territoriale di Olbia hanno svolto numerosi e mirati servizi di osservazione per ricostruire il flusso della merce contraffatta che viene venduta da ambulanti nelle più importanti località turistiche della Costa Smeralda e di tutta la Gallura. L’indagine, grazie anche alla collaborazione dell’Ufficio Anti-Contraffazione del Gruppo Lvmh “Louis Vuitton”, proprietario di numerose aziende di alta moda come Bulgari, Dkny, Fendi, Givenchy, Kenzo, Loro Piana, la stessa Louis Vuitton, nonché di orologi, alcolici, cosmesi e di editoria, ha permesso di localizzare alcuni punti di raccolta e smistamento dei prodotti, principalmente articoli di pelletteria di prestigiose marche anche di altre case di alta moda quali Louis Vuitton, Yves Saint Laurent, Gucci, Hermes, Chanel, Michael Kors, Burberry, Go Yard, Guess e Fendi.

Dopo diverse perquisizioni, sono stati sequestrati circa 1500 articoli, definiti dagli esperti come veri e proprio falsi d’autore, che una volta immessi nel mercato avrebbero comportato un importante guadagno illecito stimato in alcune centinaia di migliaia di euro e danneggiato seriamente il commercio locale, nonché quello stesso delle blasonate marche. Al termine dell'attività, i Carabinieri del Norm di Olbia hanno deferito in stato di libertà otto cittadini extracomunitari, tutti ambulanti di nazionalità senegalese, responsabili, in concorso fra loro, di introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi e ricettazione.

Da quanto è emerso finora, l’organizzazione era composta solo da stranieri, senza l’appoggio di locali. Ora, l’attività prosegue per cercare di individuare i canali di approvvigionamento della merce contraffatta, nonché la produzione, che comunque ritenuto non avvenire in Sardegna.



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