Red
10 luglio 2017
«Supplemento di analisi sulla Rete ospedaliera»
I sindaci sardi fanno fronte comune: lotta agli sprechi e alle inefficienze; secco no allo logica ragionieristica dei soli numeri; tutela del diritto alla salute delle persone che vivono nelle aree periferiche della Sardegna

ORISTANO - «Gli enti locali, senza nessuno spirito di campanile, si pongono come interlocutori della giunta e del Consiglio regionale sulla riforma della rete ospedaliera attraverso l'Anci e il Cal, con l'intento di correggere in maniera decisa le impostazioni accentratrici anche in materia di tutela della salute». Dopo la manifestazione a Cagliari di giovedì scorso che ha visto tremila persone scendere in piazza per dire no alla riorganizzazione della rete ospedaliera pronta a
sbarcare in aula prima della pausa estiva, i sindaci sardi fanno fronte comune e chiedono ad Esecutivo e Consiglio un «supplememto di analisi» della riforma.
L'iniziativa parte da Oristano, dove questa mattina, nella sala consiliare del Comune, il presidente di Anci Sardegna, Emiliano Deiana, ha incontrato i sindaci dei Comuni sede di ospedale per ascoltare le ragioni soprattutto dei piccoli presidi: «Si e' concordato di chiedere alla Giunta e al Consiglio regionale un supplemento di analisi degli elementi della riforma partendo da alcuni punti fissi».
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Lotta agli sprechi e alle inefficienze, no allo logica ragionieristica dei soli numeri e tutela del diritto alla salute delle persone che vivono nelle aree periferiche della Sardegna. Abbiamo costituito unitariamente un gruppo di lavoro che avvii il dialogo con la finalità di avere una riforma vera, equa, umana e riferibile ai principi costituzionali per i cittadini» ha sottolineato Deiana. Anci Sardegna e i sindaci presenti - Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano, Ozieri, Tempio, Sorgono, Alghero, Carbonia, Ittiri, Thiesi, San Gavino, Ghilarza, Isili, Lanusei, Bosa (oltre a quelli rappresentati) conclude Deiana, «hanno concordato sulla necessita' di compattezza dei territori rispetto ad alcune tendenze che mirano a depauperare i territori di servizi fondamentali».
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