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Antonio Mura 25 novembre 2017
L'opinione di Antonio Mura
Alghero, se non ora quando?
<i>Alghero, se non ora quando?</i>

La fila per iscriversi al Centro per l'impiego di Viale Sardegna inizia prima delle 5 del mattino, e riguarda solo quelli che questa estate hanno lavorato sotto contratto e possono accedere alla Naspi (quella che una volta si chiamava “indennità di disoccupazione”, per mia mamma “les mitjas jornadas”). Per gli altri c'è il buio! Con l'autunno inoltrato, purtroppo, sul territorio di Alghero ritorna una crisi occupazionale che sfiora percentuali paurose al di sopra del 42/45percento, e che solo raramente non tocca una delle 20mila famiglie algheresi, e quando non coinvolge i padri ci sono i figli o i nipoti, se non tutti insieme. Davanti a una situazione così drammatica e preoccupante ci si aspetta un'azione amministrativa volta a rendere più agevole la creazione di nuovi posti di lavoro, non trascurando alcuna delle possibilità che il territorio offre. Anche perchè: “Se non ora quando?”.

Prima delle dimissioni del sindaco, fine agosto-primi di settembre, si è parlato dell'imminente pubblicazione del bando per la gestione dell'Ostello della gioventù di Fertilia. Ancora oggi, di quel bando non c'è traccia, eppure se si vuole quella struttura pronta e pienamente efficiente già a partire dalla prossima stagione turistica, bisogna agire con immediatezza, chiarezza e totale trasparenza, perchè basterebbe un semplice ricorso a bloccare tutto per chissà quanto tempo ancora. Sempre a Fertilia, abbiamo l'Hotel Bellavista, una vecchia struttura alberghiera che si affaccia in uno degli angoli più belli della borgata, a due passi dalla spiaggia di Punta Negra e dal tratto finale del Lido. Qualche anno fa, passò agli onori della cronaca, perchè occupato da alcune famiglie di senza tetto, poi allontanate con una ordinanza di sgombero. La struttura, se non ricordo male, è in concessione ma la proprietà rimane regionale. Si può tollerare che una struttura di quelle proporzioni non sia utilizzata? O peggio: che quella struttura vada in rovina? Che tipo di interlocuzione è in atto tra Comune e Regione per riportare l'Hotel Bellavista alla sua primaria funzione di accoglienza? E' davvero ridicolo che si vogliano costruire nuovi alberghi, consumando ulteriormente la striscia di Maria Pia, quando abbiamo strutture che attendono solo di essere recuperate. Sul versante di Calabona svetta l'Hotel Eleonora, ultimamente utilizzato per la formazione professionale. Qui la proprietà è interamente privata, ma sarebbe auspicabile che l'Amministrazione, nell'interesse generale della comunità, agisca affinchè anche quella struttura non appaia come qualcosa di inutile e sottoposta a un lento, ma inesorabile degrado.

Lungo la passeggiata Dante probabilmente l'elemento che deturpa maggiormente la scogliera è la vecchia e cadente struttura dell'ex Tris Blu, una volta anche Caval Marì. Oggi, dopo il restyling delle ringhiere, la situazione è anche peggiorata. In questo caso, la proprietà dovrebbe essere tutta comunale e sorprende che da decenni nessuna Amministrazione si sia occupata di dare un destino diverso a questo caseggiato in riva al mare. Se non ci fosse direi che su quegli scogli non bisogna costruirci niente, se è inutile dico che sarebbe più ragionevole abbatterlo e bonificare l'intera area. Se invece si può fare qualcosa per recuperare l'edificio e renderlo nuovamente funzionale, dico che è da irresponsabili non creare le condizioni perchè ciò accada, eliminando ogni tipo di ostacolo burocratico. Stesso discorso vale per il chiosco del Colle Balaguer e gli spazi adiacenti, anche questo di proprietà comunale e inutilizzato da decine di anni. In ambedue i casi stiamo parlando di due strutture potenzialmente in grado di creare nuovi posti di lavoro e di qualificare ulteriormente la nostra offerta di servizi al turista e ai residenti. A questo elenco di edifici possiamo aggiungere la gestione dei parchi cittadini, a partire dalla pineta di Maria Pia, ogni estate presa d'assalto da migliaia e migliaia di bagnanti. Mi sembra evidente, anche dalla quantità di rifiuti che vengono abbandonati all'interno, che sia necessario approntare una serie di servizi a tutela della Pineta e per l'accoglienza dei frequentatori, tipo aree pic nic, sentieri botanici, servizi igienici, aree di sosta per chi pratica attività sportiva amatoriale all'aperto e punti di ristoro. Una via di mezzo tra quello che si fa al Poetto di Cagliari e nel bosco urbano di Amsterdam, offrendo possibilità di svago all'interno di un ecosistema ricco di biodiversirtà e facilmente raggiungibile. Tali attività dovrebbero essere collegate alla gestione dei parcheggi, alla guardiania e a qualche divieto, per esempio quello di organizzare le spuntinate al di fuori delle aree autorizzate. Lo stesso dicasi per la pineta delle Bombarde e di Mugoni. Si tratta di elaborare un modello di gestione, per poi replicarlo in altre aree. Per farlo non è necessario che il Comune ci spenda dei soldi, ma che metta a concorso anche questa possibilità.

Un altro bando propagandato e atteso, di cui circolano anche le bozze, è quello per la gestione del Parco Caria. Non si capisce perchè se ne ritardi la sua pubblicazione, anche se di recente una determina dirigenziale va ad annullarne una precedente e relativa agli atti che dovrebbero sostenere la pubblicazione del Bando. Il Parco Caria si trova in una posizione strategica della città, a due passi dal mare e di lato allo svincolo che conduce all'aeroporto. Potenzialmente, se attrezzato di punto ristoro e gestito con professionalità, rappresenta una vera miniera di opportunità, anche di tipo occupazionale. Da almeno un anno, invece, un progetto per la gestione del Parco Hemmerle, riposa tranquillamente dentro i cassetti di qualche ufficio comunale. Eppure anche questo parco, situato nella periferia urbana, può rappresentare quello che il Caria è a nord della città, soprattutto se si considera che sarà limitrofo alla nuova tangenziale che si unisce al Viale della Resistenza.

Aggiungiamo anche le aziende di Surigheddu e Mamuntanas. Ci sono imprenditori locali pronti a occuparsi di quelle terre, alcuni in modo esplicito hanno manifestato interesse per i 60ettari di olivetto, altri per la coltivazione di carciofi o di cereali, altri ancora per il recupero di alcuni caseggiati in funzione turistico-rurale. Stiamo parlando di terre molto fertili e in grado di coprire parte del nostro fabbisogno alimentare, oggi affidato alle importazioni di prodotti non sempre di buona qualità e fuori stagione. L'inserimento delle cooperative sociali assicurebbe un'occupazione anche per chi si trova in condizioni di svantaggio e fuori dai normali canali di selezione dei lavoratori, attivando percorsi di agricoltura sociale e di agro-ristoro. Ci piacerebbe sapere a che punto è il confronto tra Comune e Regione, attuale proprietaria delle aziende, (anche alla luce dell'ultimo incontro con l'assessore regionale all'Urbanistica, onorevole Erriu), e se ci sono margini per evitare la vendita dei terreni al miglior offerente, con grave danno per il nostro territorio e per l'intera Sardegna. Nel contempo, agire perchè le imprese agricole locali, le cooperative sociali e le imprese turistiche siano messe nella condizione di presentare le loro idee e le loro proposte in modo formale, per esempio attraverso una manifestazione d'interesse finalizzata alla concessione dei terreni e di parte degli immobili. Sino ad oggi, non ci risulta infatti che sia stato fatto un confronto di convenienza tra l'intenzione di vendere (lo vuole la Regione e il Comune purtroppo si è allineato) e quella suggerita dal protocollo d'Intesa “Terre pubbliche” (imprese agricole locali, cooperative sociali di inserimento lavorativo, studi professionali), cioè la concessione delle terre per attività esclusivamente agricole e di agricoltura integrata, mantenendone la Regione proprietà e destinazione d'uso. Una cosa è deprezzare i terreni e far cassa subito, magari per pagare due giorni di sanità pubblica in Sardegna (questo sarebbe il corrispettivo della vendita), altra cosa è ragionare sulle possibilità di sviluppo e crescita delle imprese locali, alcune delle quali di tutto rispetto. Sinceramente non penso sia un vanto, per nessun politico, vendere 1200ettari di Sardegna o poco meno, magari togliendola proprio alle aziende sarde e portandoci in casa società di capitali interessate solo al nostro Psr.

In altra occasione, ho parlato anche del palazzo dei Congressi e della sua riconversione a Museo del mare, con aree esterne da destinare ai maestri d'ascia e a chi ancora oggi si dedica alla costruzione o alla riparazione dei vecchi arnesi della pesca (nasse, reti, palamiti ecc.). Un Museo vivo, associato ad un concorso internazionale sui documentari del mare, che susciti anche l'interesse delle scuole e delle università e preservi l'area di Maria Pia da ulteriori forme di speculazione edilizia. Potrebbe diventare un ulteriore tassello per un progetto più ampio di destagionalizzazione dei flussi turistici. Qui i soldi li chiederei al ministro dei Beni culturali e del turismo, l'onorevole Franceschini, anche in una prospettiva di riscatto dei territori più marginali e ancora fortemente toccati dalla crisi economica. Lo hanno fatto altri, perchè noi non dovremo avere ambizioni simili? In ultimo, ricordo che tutte queste operazioni sono quasi a costo zero per il Comune, dico quasi perchè bisogna considerare il lavoro dei dirigenti e dei funzionari che dovrebbero approntare procedure e bandi, e quello degli assessori di competenza per gli indirizzi. Nulla di più e nulla di straordinario. Il resto è tutto a carico dei soggetti affidatari che, una volta operativi, generano un risparmio immediato per le casse comunali nell'ordine di centinaia di migliaia di euro in pochi anni. Ecco perchè ci si chiede: se non ora, quando? E penso non sia inutile ricordare come una paralisi amministrativa in questa direzione, cioè nella creazione delle opportunità di lavoro senza pesare sulle casse comunali (e quindi senza nulla togliere dalle tasche del contribuente), possa diventare grave motivo di giudizio, che peserà sull'operato dell'intera legislatura, condizionando le scelte di voto delle prossime e imminenti campagne elettorali.
12:15
Alessandro Cocco (Fratelli d’Italia), Marco Tedde (Forza Italia), Raffaele Salvatore (UdC - Patto per Alghero), Michele Pais (Lega) e Massimiliano Fadda (Prima Alghero) si scagliano contro la maggioranza consiliare che ha preferito bocciare un ordine de giorno contro l´estremismo e l´antisemitismo
11:50
La maggioranza consiliare algherese chiede responsabilità, chiarezza e inclusività al Consigliere Cocco (FdI) rispetto alla proposta di Ordine del Giorno sui graffiti d´odio



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