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Antonio Sini 14 agosto 2007
Sarà una vendemmia ottima
Visita ai vigneti della Cooperativa Sociale di Santa Maria la Palma
Sarà una vendemmia ottima

ALGHERO - Quella del 2007 si prospetta un'ottima annata per i vini algheresi. Di sicuro per quelli prodotti dalla Cantina Sociale di Santa Maria La Palma. A scommetterci il presidente, Salvatore Masala, che ci porta sul “campo” per mostrare e far capire le metodiche di lavoro che conducono alla qualità del prodotto finale, 3,5 milioni di bottiglie di vino con il tappo in sughero, esportate in tutto il mondo. Sono 20 le etichette proposte dalla cooperativa, che ad oggi conta 326 soci, si passa dall’Aragosta, al Bombarde, al Cagnulari, la Monica, oltre alla variante del Vermentino i Papiri e del Barricato il Cagnulari.

Come sarà la vendemmia del 2007?
«Per quanto ci riguarda, riferito alla Nurra di Alghero, Baratz, Porto Conte, Lazzaretto, Sa Segada e Santa Maria La Palma, si prospetta ottimale, siamo ormai prossimi al raccolto delle qualità Chardonnay e Souvignon, si parte dal 21-22 Agosto».

Il clima ha influito sulla qualità e quantità del prodotto?
«Tutti abbiamo appreso dai media che in Trentino e in Veneto si è anticipata la vendemmia di tre mesi, noi di contro abbiamo un perfetto andamento delle fasi fenologiche della pianta. Grazie anche all’acqua d’irrigazione della Nurra oggi si va spesso in soccorso delle piante in carenze idriche».

Come si arriva ad ottenere un vigneto di grande qualità?
«Il vigneto nasce con l’esperienza e con la cooperativa, alla ricerca di portainnesti adeguati alle nostre terre. Noi lavoriamo molto sui cloni, che rispondono alle nostre esigenze, e quando parliamo di cloni parliamo di varietà tipiche sarde, come il Vermentino e il Cannonau, il Cagnulari, la Monica e il Carignano».

Questo da quando è avvenuto?
«Abbiamo impiantato due ettari di vigneto sperimentale dove abbiamo allocato tutte le varietà esistenti in Sardegna, abbinandole fra quattro tipi, fra clone e portainnesto, nel tempo diventerà un punto di riferimento sicuro per tutta la Sardegna».

Abbiamo notato tutto il vigneto irrigato e tantissima uva per terra, perché?
«Il vigneto non è irrigato, ma dotato al suo interno d’impianto d’irrigazione e di ferti-irrigazione».

Ma perché tutta quest’uva per terra?
«Per noi è una cosa assodata, una pianta deve rispondere a due requisiti, per primo applicazione di un disciplinare, non dimentichiamo che i nostri sono vini Doc. Quello che si vede riguarda l’intervento di sfoltimento sul Carignano, si lavora con particolare attenzione, perché il vino rosso ha particolari esigenze, rispetto al bianco. L’intervento è dovuto al rispetto del disciplinare di produzione, che prevede una certa quantità, perché noi abbiamo messo barra alla qualità. Per ottenere vino di qualità ci vuole uva di qualità. Talune piante hanno due-tre chilogrammi di prodotto, talvolta meno».

Ma l’uva per terra è tantissima, quintali e quintali, sembra un disastro
«Si sta mettendo il dito nella piaga del contadino-viticoltore, nessuno fa questo con piacere, perché distruggere il prodotto che la natura ti offre… è qualcosa di sacro, però è indispensabile per rispondere alle esigenze di mercato, implacabili per esserci e rimanerci, dove il confronto è tutto incentrato sulla qualità, in caso contrario si viene espulsi».

Quante aziende nella zona hanno queste specificità?
«E’ una peculiarità della Cooperativa, i nostri soci sono formati con continui aggiornamenti e formazione e sono seguiti dai nostri agronomi».

Lei è anche Presidente della cantina Sociale oltre che viticoltore…
«Prima di tutto sono socio, orgoglioso del cammino sin qui percorso, ereditato dai nostri genitori. Solo dopo arrivano le cariche sociali».

Con chi si confronta confronta sul mercato la Cantina di Santa Maria La Palma, e quali sono le strategie per rimanervi?
«Restiamo sul mercato perché abbiamo rinnovato il nostro patrimonio viticolo, che è di circa 700 ettari, nell’arco di 10 anni. Oggi possiamo dire che ci siamo specializzati in qualità, questa è la strategia vincente intrapresa che perseguiremmo con la tenacia tipica di chi coltiva la terra».

Finisce fra i filari di un vigneto “esemplare” la chiacchierata con Salvatore Masala, il Presidente di una piccola-grande realtà, la Cooperativa che con orgoglio esporta il vino di Alghero in tutta Europa e ora anche verso i paesi dell’Est. Il mercato è internazionale, e con vanto afferma di essere presente da 18 anni anche in Giappone e negli Stati Uniti. I 326 soci che compongono la Cooperativa, sono fra i primi 15 produttori nazionali di bottiglie di vino con tappo in sughero. Anche questo un vanto.

Nella foto, uva Carignano soggetta a sfoltimento



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