Enrico Muttoni
26 aprile 2019
L'opinione di Enrico Muttoni
Rifiuti e ambiente, non cambierà la situazione
Il battibecco tra gli amministratori comunali di Alghero. presenti e passati, a proposito della gestione dei rifiuti e dell'ambiente, é deludente e sconfortante. Deludente, per il basso livello della discussione e la scarsezza di proposte. Sconfortante, perché si capisce che le prossime Elezioni comunali non cambieranno di una virgola la situazione. É dal 2002 che le varie Amministrazioni algheresi non ne azzeccano una, in materia di ambiente e nettezza urbana (e di lavori pubblici, ma questa è un'altra storia). Senza distinzione di appartenenza. Tutti hanno peggiorato la situazione lasciata dai predecessori: e nessuno, in campagna elettorale, ha mai promesso di rimediare agli errori di questi ultimi. Tutti d'accordo, il messaggio mandato da costoro alla popolazione é uno solo: riutilizzo e riciclo equivalgono a smaltimento (lo smaltimento, per capirci, é quella serie di operazioni chimico- fisiche che conferiscono ai materiali caratteristiche di inerzia verso l'ambiente, minimizzandone l'impatto; ricordando che la materia non si può distruggere.) Una menzogna epocale, tuttora sostenuta. Non solo, per poter riciclare bisogna che il cittadino differenzi i propri rifiuti: altra menzogna. Fatta la selezione, secondo lor signori, il resto é fatto, i rifiuti svaniscono.
La realtá, se ci si sofferma a riflettere, é ben diversa. Riciclare significa dare un altro utilizzo al materiale scartato. Ma questo non é generalmente possibile: il rottame di ferro può essere rifuso, tranne la parte che é giá ruggine, e i chiodi da carpentiere, che finiscono dispersi una volta smantellato il cantiere (è un esempio: divertitevi a seguire la storia e il destino dei piccoli oggetti di ogni materiale). Cosí il vetro, tranne la parte frammentata in pezzi troppo piccoli. Cosí la cosiddetta plastica, che può essere riciclata, per una volta sola, e per la parte che riguarda i contenitori per i cibi. Più avanti dirò dove finiscono, per esempio, le tonnellate di plastica che costituiscono i giocattoli. Ma prolungare la vita utile di un materiale, cosa doverosa se conveniente, non evita la necessitá dopo l'ennesimo riciclo, di uno smaltimento finale. Una necessitå che la politica, in generale, é ancora lontana dal prendere in considerazione. Eppure basterebbe pensare che perfino gli umani, che sono riusciti a raddoppiare nell'ultimo secolo la durata media della loro vita, hanno tuttora la necessitá dei cimiteri. Riassumendo, la raccolta differenziata (o no) dei rifiuti é, in mancanza di smaltimento, un lavoro incompleto e, dal punto di vista ambientale, inutile. In questo scenario si inserisce, nella piccola Alghero, la faccenda della poseidonia spiaggiata. Come si può definire, in termini merceologici, la poseidonia? Non è prodotta da attività umane. Può essere considerata un rifiuto? Per la legge un rifiuto è “un materiale il cui detentore intende od è obbligato a disfarsi”.
Chi è il detentore della poseidonia spiaggiata? Ricordo la storia della balena morta nel 2017 a Platamona, caso illustre di “res nullìus” che la natura (e qualche volontario) fecero in tempo a smaltire prima che la conferenza di servizio, partecipata da ben ventisette membri, decidesse chi fosse il fesso di turno che avrebbe dovuto a sue (nostre) spese alla rimozione e smaltimento. Purtroppo la poseidonia non marcisce, nonostante le reiterate accuse di molti in questo senso. Il Comune di Alghero, ad ogni buon conto, si è impossessato di quel materiale e, non potendo smaltirlo, ha ben pensato di procedere alla sua rimozione stagionale trasferendolo, d'estate, in un'area di stoccaggio, per poi riportarlo in situ, d'inverno. Poi, qualcuno si è reso conto che l'accumulo è continuo e che, alla fine dei conti, era necessario uno smaltimento. Per realizzare il quale, si è provveduto (si provvede, si provvederà) ad inviare carichi di poseidonia vagliata a Quartu Sant'Elena (a 260chilometri da Alghero, e il trasporto si paga) dove un'azienda la tratterà. Per farne che è un mistero: l'Amministrazione non ha ancora presentato un campione di prodotto finito da poseidonia riciclata. C'è solo da augurarsi che tutto quel movimento di materiale sia stato controllato quantitativamente, per caratterizzare il miscuglio tra materia vegetale, sabbia, e sale; e calcolare l'apporto annuo. Determinando l'entità delle spese, le possibilità di riciclo, e programmare le azioni future. L'incapacità di gestire la situazione è palese. E serve da pretesto per una lite elettorale che non porterà da nessuna parte, dato che i contendenti hanno già dimostrato, in passato, di riuscire a fare solo danno, in materia ambientale.
Va detto che tutta il settore rifiuti, oserei dire a livello globale, ha parecchi guai. Da noi, la legge attribuisce ai Comuni l'onere della raccolta, e alle Regioni quello dello smaltimento. Greenpeace ha comunicato recentemente che 197mila tonnellate di rifiuti di plastica, prodotte in Italia, sono in cerca di collocazione, dato che i Paesi-pattumiera, la Cina innanzitutto, hanno chiuso le frontiere. Purtroppo, se ne troveranno altri. Ma, come tutte le organizzazioni ecologiste–ambientali, una volta denunciato il problema, Greenpeace e i suoi omologhi se ne guardano bene dell'indicare una via per rimediare a questo disordine: le discariche no, i termovalorizzatori no. Solo il riciclo. Che a costo di ripetermi, non può fisicamente essere totale, limitandosi a differire nel tempo il momento in cui ogni prodotto umano finisce la sua utilità. Smaltimento, quando questo sostantivo riuscirà a diventare una ordinata, doverosa e costosa attività? E soprattutto, quando riusciremo a selezionare una classe politica in grado di amministrare un mondo sempre più sporco, e sempre più complicato?
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