G.M.Z.
26 novembre 2007
Energie rinnovabili: Sardegna in pole
La Sardegna sarà una delle prime quattro regioni in Italia a sperimentare il solare termodinamico

CAGLIARI - Incontro a Cagliari tra il Governatore della Regione e alcuni rappresentanti di Greenpeace, per discutere dell'energia alternativa in Sardegna. Sentite le contestazioni dell'associazione ambientalista, Soru ha illustrato i cardini del Piano energetico regionale, che promuove le energie alternative e le energie rinnovabili; le promuove talmente tanto che non solo si pone l'obiettivo di Kyoto (20% entro il 2020), ma addirittura il 25 per cento. «Noi – ha rimarcato con forza Soru – vogliamo fare più di Kyoto. E non è che l'abbiamo solamente scritto: lo stiamo facendo. In questo momento stiamo investendo in ogni più piccola occasione di idroelettrico che ci sia, quindi non solo le più grandi opportunità dell'idroelettrico, ma anche tutti i salti e le piccole opportunità. Stiamo investendo in maniera massiccia sul fotovoltaico: ieri ero al Ministero dell'Ambiente, saremo una delle quattro regioni che sperimenteranno per prime il solare termodinamico. Da anni, nel centro di Sardegna Ricerche a Pula, facciamo attività proprio sulla messa a punto delle nuove tecnologie di solare a concentrazione, un solare termodinamico. Le ricerche sono state portate avanti, la Sardegna ha vinto una competizione italiana del Miur per l'approfondimento di questi temi e anche per l'ulteriore innovazione tecnologica che passa dal sale e dai cloroderivati al gas sul solare termodinamico». La Regione, ha detto Soru, «è molto interessata all'energia rinnovabile e alla sua produzione, purché non sia unicamente un'occasione di consumo di tecnologie rinnovabili e cioè l'acquisto di pannelli fotovoltaici che ci arrivano dalla Germania o dagli Stati Uniti, o l'acquisto di rotori eolici che ci arrivano dall'Olanda o dall'India. Noi vogliamo che l'opportunità dell'energia rinnovabile sia anche un'opportunità per la ricerca e per l'industria in Sardegna». «Stiamo facendo ricerca, più che in altre regioni. Ricerca che si sta concretizzando in iniziative industriali. Stiamo cercando di localizzare in Sardegna la prima industria italiana di tecnologia italiana che produrrà le navicelle per l'eolico. Con il solare noi faremo più di 150 Megawatt: abbiamo sia la potenzialità del solare che la potenzialità dell'eolico. Il carbone impiegato non andrà a produrre nuova energia. Caso mai servirà per produrre energia con modalità meno inquinanti rispetto alle attuali, in modo oltre tutto da accrescere la competitività della nostra industria che altrimenti rischia di chiudere. Cioè servirà per sostituire la produzione con combustibili fossili. Il limite attuale nel cavo per l'esportazione di energia è di 350 Megawatt, verrà portato forse nel 2010 o 2011 a 1.000 Megawatt. Ma abbiamo detto e scritto da tutte le parti che non vogliamo diventare una piattaforma energetica specializzata nella produzione di energia elettrica per altre zone d'Italia. Il cavo deve servire soprattutto a dare sicurezza alla rete elettrica sarda».
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