Luciano Deriu
25 aprile 2020
L'opinione di Luciano Deriu
Il 25 aprile nell´era della pandemia
25 aprile, la primavera delle grandi speranze. Non tutte compiute. E la primavera di oggi è una provocazione a immaginare, come allora, la speranza di un mondo capace di futuro. Resta forte il dubbio su quale sarà la qualità della nostra nuova vita, dopo la grande paura. Andrà tutto bene, come si dice? C’è un alto rischio che la smania del ritorno alla preesistente normalità di un pianeta malato ricaccerà le conquiste sociali e ambientali in fondo alla scale delle priorità. E sarà una nuova lotta.
Si canta l’inno nazionale come nelle guerre tra Nazioni. Bene. Ci fa sentire uniti. Ma più che evocare “l’elmo di Scipio”, oggi in particolare, occorre proprio un canto di liberazione. Ciao bella, ciao bello, andiamo a costruire il mondo del dopo pandemia. Sarà una lotta di libertà. Dobbiamo liberare la Terra da chi vuole mungerla fino a ucciderla, dall’illusione che la felicità sia solo merci, dalla tentazione di affidarci all’uomo forte, dall’indifferenza verso gli ultimi della terra, dal dare sempre ogni colpa all’altro, anziché fare la nostra parte. E questa sarà forse la volta delle donne in prima fila. Bello ciao ciao ciao.
Una speranza io la vedo. Solo i ragazzi sono stati capaci in questi anni di inventare rivoluzioni gentili, di diffondere nel mondo emozioni e speranze. Loro potranno essere i protagonisti di una nuova resistenza. Saranno gli eroi di questi martoriati anni che ci attendono. Non so se vedo giusto. Ma non ci può essere 25 aprile senza speranza.
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