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Alguer.itnotiziesardegnaOpinioniPoliticaSu disastro Moby Prince serve atto concreto dello Stato
Luciano Uras 17 novembre 2020
L'opinione di Luciano Uras
Su disastro Moby Prince serve atto concreto dello Stato
<i>Su disastro Moby Prince serve atto concreto dello Stato</i>

Chiedo, motivato da un irriducibile senso dello “Stato”, di fare tutti una riflessione comune sulla dolorosa vicenda della “Moby Prince”. Una storia terribile, che ha colpito profondamente l'intero Paese, nel corso del 1991, quasi trenta anni fa. Ho letto, con attenzione, la sentenza del Tribunale Ordinario di Firenze-Sezione Seconda civile, relativa alla richiesta di risarcimento avanzata dai familiari delle vittime, dello scorso 2 novembre. “Strage” è un termine che contiene differenti significati, tra i quali quello di numero disastroso di decessi, in questo caso di tante persone di ogni condizione ed età, di donne e bambini, di innocenti inermi e di eroici lavoratori del mare. 140 anime strappate alla vita in modo ingiustamente atroce.

Non interessa in questa sede soffermarsi su ogni considerazione e conseguente motivazione della sentenza. E' necessaria una tecnica, assai sofisticata, che non mi appartiene. Sarebbe opportuno, però, farlo in un pubblico dibattito con più protagonisti delle Istituzioni, con i tanti tecnici e uomini di cultura, del diritto, della medicina, dell'ingegneria e della marineria, che hanno contribuito a squarciare parte della nebbia “inesistente” che ha coperto, e copre, le pesanti responsabilità pubbliche e lascia nella sofferenza di una ingiusta mancata “verità”, i familiari delle vittime. Questo dico, perché la Commissione ha lavorato coinvolgendo professionalità indiscusse di diverse discipline.

La stessa Commissione, voluta fortemente dal presidente del Senato Pietro Grasso, ben presieduta ed assistita da magistrati e dirigenti delle Forze dell’ordine, di grande sensibilità e indubbio valore, e della quale sono stato partecipe, ha svolto il proprio mandato, in forza di deliberazione del Senato della Repubblica ai sensi dell’articolo 82 della Costituzione. Pertanto, non ha fatto valutazioni politiche, ma accertato fatti e comportamenti, ricostruito scenari e individuato responsabilità. Tutte cose che, purtroppo, come evidenziato nella poderosa documentazione in possesso del Senato, e accessibile a cittadini e istituzioni, non assolvono i poteri pubblici, sopra ogni cosa sul fronte della organizzazione dei soccorsi atti a salvare (come era possibile) tante vite innocenti da una terrificante agonia.

In quella causa per risarcimento, di cui si è occupato per competenza il Tribunale di Firenze, ci sarebbe voluto lo Stato affianco ai familiari delle vittime, vicino alla sofferenza, ci sarebbe voluta una nuova comprensione, oggi sempre più necessaria a costruire la fiducia tra le persone e l'autorità pubblica. Purtroppo, invece, lo Stato ha avuto il ruolo di “controparte”. In questo senso, partendo dal lavoro impegnativo della Commissione, vale chiedere ascolto, ancora una volta. Sentire e capire i familiari delle vittime, le loro associazioni, perché l'ansia di giustizia che insieme tutti abbiamo mosso con l'inchiesta parlamentare, produca, finalmente, un atto concreto e conseguente, del Governo e del Parlamento.

* vicepresidente Commissione d’inchiesta
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