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Red 5 gennaio 2021
«Nucleare, la Sardegna dice no»
«Il “no” della Sardegna alle scorie nucleari è ben noto, definitivo e irrevocabile. Abbiamo già pagato fin troppi tributi e servitù allo Stato italiano. La Regione coordinerà ogni forma democratica di mobilitazione popolare ed istituzionale per tutelare le ragioni dell´Isola», dichiara il governatore Christian Solinas
«Nucleare, la Sardegna dice no»

CAGLIARI - «Indicare quattordici siti in Sardegna sui sessantasette individuati complessivamente nel territorio nazionale per la realizzazione del deposito unico dei rifiuti nucleari rappresenta l’ennesimo atto di arroganza e prevaricazione di uno Stato e di un Governo che non hanno alcun rispetto per l’Isola e per la volontà chiaramente espressa dal popolo sardo, in maniera definitiva ed irrevocabile, con un Referendum ed una legge regionale». Così il presidente della Regione autonoma della Sardegna Christian Solinas ha commentato la pubblicazione, «nel cuore della notte, della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare il deposito dei rifiuti radioattivi di tutta Italia elaborata dalla Sogin e approvata dai ministri dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e dell’Ambiente Sergio Costa, entrambi del Movimento 5 stelle».

«La Sardegna ha già pagato fin troppi tributi alla solidarietà nazionale verso lo Stato italiano - prosegue Solinas - dal disboscamento dei 4/5 del proprio patrimonio arboreo per lo sviluppo delle reti ferroviarie della Penisola e per l’industria del carbone, soprattutto toscana, fino ad oltre il 60percento delle servitù militari del Paese sul proprio territorio, senza trascurare le servitù industriali ed ambientali della chimica di stato, ancora in attesa di bonifiche. E non possiamo certo dimenticare il tributo di sangue pagato in misura enorme, sproporzionata rispetto al resto d’Italia, da intere generazioni di giovani sardi andati a morire sui fronti del Carso, del Monte Zebio o della Bainsizza nella Grande guerra un secolo fa. Questo stesso popolo ha sempre respinto, e continuerà a farlo con tutte le sue forze, ogni ipotesi di trasformazione dell’Isola in una pattumiera nucleare al centro del Mediterraneo, con un danno irreversibile alla propria vocazione turistica ed al suo tessuto economico produttivo. Abbiamo una legge regionale in vigore dal 2003 che vieta anche solo il transito di scorie radioattive sul territorio regionale e dichiara la Sardegna denuclearizzata. Abbiamo svolto un referendum nel 2011 che, con un’affluenza massiccia, ha ribadito in mondo chiaro e netto con oltre il 97percento dei voti il no all’energia nucleare ed al deposito di scorie».

«A fronte di tutto questo, considerato che da decenni paghiamo un costo dell’energia superiore al resto d’Italia perché lo Stato ci ha sempre negato anche il metano, è davvero paradossale, se non proprio offensivo, che il Governo, noncurante di tutti i pronunciamenti istituzionali, popolari e democratici contrari, possa pensare di indicare in Sardegna ben quattordici siti di stoccaggio idonei, peraltro in zone di alto pregio ambientale e paesaggistico, ricche di testimonianze archeologiche della civiltà nuragica e difficilmente accessibili dai porti in ragione della rete viaria. Insomma, una scelta dal sapore neocoloniale di un Governo che pensa di poter portare distante dai propri centri di potere i rifiuti più pericolosi e dannosi, con costi e rischi aggiuntivi enormi dovuti all’esigenza di trasportare via mare i materiali radioattivi. A questo Stato centralista e prevaricatore che non ascolta la nostra voce, ad un Governo che manca di rispetto a un intero popolo e alla autonomia della nostra Regione, sordo alle nostre legittime richieste ma sempre pronto a imporre pesanti fardelli, diciamo fin d’ora - conclude il governatore dell'Isola - che metteremo in campo ogni forma democratica di mobilitazione istituzionale e popolare, coinvolgendo Enti locali, associazioni e movimenti, corpi sociali, istituti culturali e scientifici per contrastare questa decisione e preservare la nostra terra da questo ennesimo oltraggio».

Nella foto: il presidente regionale Christian Solinas
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