Enrico Chessa
6 aprile 2004
Anomalie catalane e sardita’ algherese
La cultura algherese invitata al Parlamento Catalano, ma per la città è importante legarsi alla storia presente per rimanere cultura viva

Il Parlamento Catalano – apprendo dalle “pagine” del giornale online Vilaweb – ha convocato per il giorno 15 di Aprile – cito testualmente – “Les institucions culturals i academiques alguereses, Centre de Recursos Pedagogics Maria Montessori i Omnium Cultural…per avaluar l’estat de la nostra cultura (la cultura catalana a livello globale, NdA)”. La convocazione ufficiale, da parte del Parlamento Catalano, di due associazioni culturali algheresi, assume le caratteristiche di un grande avvenimento politico-culturale, benche’ anomalo. Si tratta infatti della piu’ alta istituzione politica catalana che convoca associazioni culturali algheresi, per informarsi dello stato di salute della lingua e della cultura, ad Alghero ed in tutti i Paesi Catalani. Ma e’ soprattutto un fatto anomalo - nell’accezione piu’ tradizionale della politica – perche’ quello che dovrebbe essere un avvenimento internazionale assume delle connotazioni “nazionali” – il parlamento di una determinata area politica convoca rappresentanti di associazioni culturali, che non gravitano in quell’area, per fare azione di monitoraggio. A primo acchito, verrebbe da pensare che si tratti di una forma sottile ed incipiente di Colonizzazione Postmoderna; o, forse, solo di un segno della sindrome da Imperialismo Frustrato catalano; ma, a mente fredda, ridimensiono i miei pensieri e capovolgo i termini del ragionamento. Infatti, si tratta invece dell’incapacita’, tutta nostra – Sarda in generale e Algherese in particolare –, di gestirci. La stessa incapacita’ che, storicamente, ha impedito alla Sardegna di poter diventare ed essere una grande nazione. Una nazione prospera dal punto di vista economico e ricca culturalmente. Ma se il passato non e’ stato felice, nel presente ci puo’ e ci deve essere una svolta che ci renda protagonisti del nostro destino. Ho molti amici catalani, credo di conoscere bene la realta’ catalana, e sono un estimatore della cultura e delle istituzioni catalane. Istituzioni che, con l’intraprendenza intelligente delle elites catalane, hanno “regalato” al loro popolo un alto grado di autodeterminazione. Quell’autodeterminazione che ha reso oggi la Catalogna una grande nazione Europea. Pur tuttavia, pero’, sono persuaso del fatto che il punto di riferimento degli algheresi deve essere necessariamente la Sardegna. Quindi, Alghero, viene da chiedersi, citta’ sarda di lingua catalana, che posto occupa e che rapporto deve avere con la Catalogna e con le istituzioni? Principalmente, credo, dovrebbe essere un rapporto di reciproco rispetto – verso la Catalogna per il patrimonio culturale che ci ha lasciato, nei confronti di Alghero per la sua peculiarita’ in quanto citta’ sarda. Su queste basi, Alghero, pur continuando a stringere legami culturali con i Paesi di Lingua Catalana, intraprendera’ un percorso tutto sardo di crescita culturale. La storia di Alghero e degli Algheresi ha seguito un corso diverso da quello dei Catalani, e ci ha legato (nel bene e nel male) al destino della Sardegna. Per forza di cose, quindi, il futuro di Alghero deve costruirsi, oggi, in armonia col futuro degli altri sardi, e la partita della lingua e della cultura si deve giocare, prevalentemente, in Sardegna. La Catalogna e le sue istituzioni devono rappresentare, per gli algheresi e per i sardi in generale, un modello da seguire con attenzione ed, eventualmente, adattare alla nostra realta’. Un modello col quale instaurare un rapporto di collaborazione paritetico e col quale interloquire per conoscersi meglio, capirsi ed, eventualmente, aiutarsi per crescere. Ma la battaglia linguistica e culturale si potra’ vincere solo se si combattera’ qui, in Sardegna, assieme agli altri sardi, con i nostri mezzi e le nostre risorse, umane, sociali e politiche. Sono convinto che un discorso serio di recupero linguistico possa prendere corpo solo da una ristrutturazione della politica culturale sarda, in cui l’identita’ assuma un peso specifico rilevante e non venga scalfita da interferenze (economiche, culturali, sociali…) esterne. Il recupero della nostra lingua prendera’ consistenza solo a partire dall’istituzionalizzazione del discorso culturale. E’ quindi indispensabile, a parer mio, che la Regione Sarda si doti di un centro di Politica Linguistica. Il compito principale del quale sara’ quello della Pianificazione della lingua sarda, del gallurese, del sassarese e, ovviamente, dell’algherese. Allo stesso modo, il municipio di Alghero avra’ al suo interno un suo ufficio di Normalizzazione Linguistica che collaborera’ principalmente con la Regione e con le universita’ sarde. Sara’, dunque, compito delle forze politiche e sociali interessate al problema lavorare in questa direzione. E’ solo se le autorita’ istituzionali, comunale e regionale, si attiveranno in questo senso che si potra’ parlare di svolta. Altrimenti, il destino culturale di Alghero rimarra’ legato solo ad influenze esterne. Ed e’ solo se il discorso linguistico e culturale ad Alghero si intendera’ come un discorso sardista (o per lo meno algheresista) che si potra’ salvare la lingua e la cultura viva e vera degli algheresi. Non e’ un caso che una delle piu’ belle voci sarde del momento – Franca Masu – si esprima, nel canto e nell’approccio col pubblico, non in algherese ma in un perfetto standard catalano; e non e’ neanche un caso che la canzoncina che i bambini delle scuole elementari algheresi oggi conoscono meglio sia Joan Petit Quan Balla, che non rientra nella tradizione algherese. Sono segnali che ci dovrebbero far riflettere…
Per concludere, dunque, riferendoci ad un concetto che gia’ nel 1960 Manlio Brigaglia sviluppava sulla rivista Ichnusa, diciamo che il dovere degli algheresi e’ quello di legarsi al presente e alla Sardegna per rimanere cultura viva. Cercare appigli solo nel passato e soltanto fuori dai confini sardi ci rende solo piu’ provinciali e rende l’approccio alla questione culturale anacronistico. Fa chiudere noi algheresi nella nostra catalanita’, isolandoci cosi’ da un discorso culturale non solo piu’ ampio ma, soprattutto, piu’ autentico.
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