Stefano Deliperi Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra
7 aprile 2004
Energia eolica, dipende da dove e come...
La Sardegna "terra promessa" dell´eolico? Quasi tutti gli impianti in progetto sfrutteranno forti contributi pubblici dando vita ad un business senza precedenti

Ultimamente anche la Sardegna, come gran parte dell´Italia centro-meridionale, sembra diventata la "terra promessa" dell´energia eolica: grazie all´accesso a cospicui fondi pubblici - soprattutto comunitari - ed alla liberalizzazione della produzione dell´energia elettrica, ma soprattutto all´obbligo per i produttori di ottenere almeno il 2 % (c. d. "certificati verdi") da energie rinnovabili (decreto legislativo n. 79/1999, c.d. decreto Bersani, e D.M. Industria 11 novembre 1999), è cresciuta in termini esponenziali la richiesta di soggetti privati per installare le wind farm, le "fattorie-fabbriche eoliche". Ben 368 istanze per una potenza complessiva di 13.300 megawatt in campo nazionale, di queste 91 istanze per circa 4.000 megawatt (2.946 aereogeneratori) in Sardegna (dati Servizio V.I.A. Assessorato difesa ambiente R.A.S., 2003). La più alta concentrazione.
Quasi tutti gli impianti in progetto sfrutteranno forti contributi pubblici ai sensi della legge n. 488/1992. La produzione di energia si avvicinerebbe, quindi, a 1,4 miliardi di kilowattora, il 25 % della massima domanda di energia (in pieno inverno), lo 0,5 % del fabbisogno nazionale, sostituendo combustibili fossili "tradizionali" che produrrebbero 1,4 milioni di tonnellate di CO 2 (anidride carbonica, se ne emettono 1.000 grammi per kilowattora), 1.960 tonnellate di SO 2 (anidride solforosa, se ne emettono 1,4 grammi per kilowattora) e 2.660 tonnellate di NO 2 (ossido di azoto, se ne emettono 1,9 grammi per kilowattora). Il prezzo attualmente riconosciuto dall´Autority dell´energia elettrica e gas è di 0,07 euro (130 lire) per kilovattora. Da parte sua, un produttore di elettricità da fonti rinnovabili, oltre a vendere energia al gestore della rete al prezzo corrente del chilowattora (circa 5,6 centesimi di euro), vende anche "certificati verdi" ai produttori di energia elettrica da fonti convenzionali.
Il prezzo del "certificato verde" viene stabilito in base a criteri abbastanza complessi dettati dall´Autorità per l´energia e, solo in teoria, determinati dal mercato. Nel 2002, è stato di circa 8,40 centesimi di euro/kWh. Sommando il prezzo di vendita dell´energia e quello del certificato verde, il produttore di energia da fonti rinnovabili ricava circa14,00 centesimi di euro/kWh (5,60 + 8,40 = 14).
Da uno studio accurato del costo di produzione del chilowattora eolico in funzione della ventosità del sito, si ricava che, al di sopra dei 6 metri al secondo di velocità media annua del vento, l´eolico è già competitivo, senza bisogno di incentivi. Con il "certificato verde", a queste condizioni, il ricavo è più che raddoppiato e costituisce un business molto attraente. Addirittura, l´incentivo rende conveniente anche un impianto eolico di scarsa ventosità, al di sotto dei 5 metri al secondo, che funziona, non 2.000 o 3.000 ore all´anno, ma anche solo 1.000 ore.
Ecco perché in Italia si è verificata la corsa alla costruzione di impianti eolici, anche in siti che, in Germania, in Danimarca o in Gran Bretagna, non verrebbero nemmeno presi in considerazione per la loro scarsa produttività. Gli operatori hanno abbastanza da guadagnare anche in siti non idonei, e possono promettere compensi ai Comuni per agevolare il rilascio delle autorizzazioni all´installazione degli impianti. Da notare che, già oggi, sono state depositate al Gestore della rete domande per l´installazione di impianti eolici per una potenza complessiva di oltre 14.000 MW.
Ma esiste davvero un potenziale eolico così alto nel nostro paese? Quale può essere il contributo al bilancio energetico nazionale? In altre parole, quale sarebbe il vantaggio effettivo a fronte del sacrificio del nostro paesaggio montano? Considerando tutti i siti con condizioni favorevoli di ventosità (velocità media annua di 6 metri al secondo) e in assenza di vincoli di natura storico paesaggistica, gli Amici della Terra, in uno studio che stanno ultimando per il Ministero dell´ambiente e della tutela del territorio, valutano un potenziale massimo di 8.000 MW (di 6.000 MW inferiore alle domande depositate), capace di generare circa 15 TWh all´anno. Questo contributo teorico massimo rappresenterebbe il 5% del fabbisogno nazionale di elettricità (310 TWh nel 2002) e l´1,8% dell´intero bilancio energetico italiano. Tuttavia, il valore di 15 TWh rappresenta anche il limite massimo di accettabilità da parte delle rete elettrica per qualsiasi fonte di natura intermittente, dunque non solo per l´energia eolica, ma anche per quella solare.
Ora, il senso dell´incentivazione delle fonti rinnovabili non era quello di fare affari esagerati con una tecnologia matura e dal potenziale limitato ma riguardava soprattutto la promozione di fonti energetiche di importanza strategica, capaci di rappresentare, in futuro, un´alternativa reale al consumo di fossili, fonti bisognose di sostegno anche per facilitare la sperimentazione di tecnologie in evoluzione. Il "certificato verde", invece, concedendo un incentivo indifferenziato a qualsiasi fonte, senza tener conto dei diversi costi di investimento, finisce per scoraggiare proprio le tecnologie per ora più costose ma strategicamente più significative come, ad esempio, il solare fotovoltaico.
Se, a causa degli incentivi così definiti, verranno realizzati gli impianti eolici relativi all´intero potenziale di 8.000 MW, circa 8.000 torri alte un centinaio di metri, sarà precluso ogni spazio di sviluppo del solare e, in pochi anni, il paesaggio montano risulterà irrimediabilmente compromesso. Non per niente il Piano energetico nazionale del 1988 indicava un potenziale eolico di gran lunga più basso (300 - 600 MW) perché aveva escluso, in accordo con la legge n. 431/1985, tutti i siti al di sopra dei 1000 metri.
Attualmente in Italia la potenza installata è di circa 500 megawatt con circa 1.000 "torri" eoliche. Il maggiore produttore attualmente è la Germania con 8.600 megawatt, mentre in Danimarca vi è la maggior percentuale (16 %) di energia prodotta grazie al vento rispetto alla produzione totale. Nel mondo, però, soltanto lo 0,35 % dell´energia prodotta è di matrice eolica, l´Unione Europea spera di giungere al 12 % di energia prodotta da tutte le fonti alternative entro il 2010.
Premettiamo una valutazione favorevole di carattere generale riguardo tutte le fonti di energia alternativa: da anni le associazioni ecologiste premono perché la produzione dell´energia elettrica si rivolga alle fonti rinnovabili ed a minore impatto ambientale: il solare, l´eolico, il geotermico, ecc.
Gli esempi sardi del passato, tuttavia, non inducono all´ottimismo: negli anni ´80 sono stati realizzati alcuni campi sperimentali per la produzione dell´energia dal vento. Quello dell´ENEL (2,09 megawatt) nella Nurra (Porto Torres) ha visto letteralmente cadere a terra nel dicembre 2001 l´ultimo aereogeneratore presente, la centrale ENEL del Monte Arci (Morgongiori, Ales, Pau) è entrata finalmente in esercizio nel 2000 (10,88 megawatt) dopo anni di lavori e viene già giudicata obsoleta dal medesimo Gruppo ENEL, mentre la centrale mista solare-eolica di Nasca (Carloforte), costruita nel 1992, in un primo tempo non ha visto collaudata la parte eolica (0,96 megawatt), tanto che le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d´Intervento Giuridico hanno provveduto ad interessare (2001) la competente Procura della Corte dei conti perché potesse approfondire tutti gli aspetti legati all´utilizzo dei 17 miliardi di lire (10 comunitari + 7 regionali) investiti nell´intervento. Soltanto nel 2003, dopo nuovi interventi di adeguamento da parte della società realizzatrice del gruppo Ansaldo, l´impianto misto è stato consegnato in perfetta efficienza al Comune di Carloforte: la potenza complessiva attuale è di 3-4 megawatt (a seconda delle condizioni del vento e dell´irradiazione solare), pari a circa il 15-20 % delle necessità locali.
Oggi sicuramente i progressi della tecnologia hanno fatto fare "passi da gigante" anche nel campo eolico: l´aereogeneratore è costituito da una torre di acciaio al cui vertice è posto un rotore azionato dalle pale di un´elica e raggiunge in media i mt. 75 di altezza (mt. 50 la torre + mt. 25 l´elica) per una potenza di 0,6 megawatt. Sono in progetto impianti alti mt. 107 (mt. 67 la torre + mt. 40 l´elica) per una potenza di 2 megawatt: l´altezza sarebbe pari ad un palazzo di 25 piani... L´aereogeneratore necessita di vento quanto più possibile costante a velocità media (tra 7 e 25 metri/secondo).
In questi anni sono diversi i soggetti imprenditoriali "sbarcati" in Sardegna per fare affari con il vento: fra i principali l´ERGA s.p.a. del gruppo ENEL, la FRI. EL. s.p.a. (operativa fra le sedi di Bolzano e Pordenone), la Gamesa s.p.a. (Spagna), la Sun Wind s.p.a. (Germania), la Sun Tec Italia s.p.a., la Enerprog s.r.l. (Sassari) e la IVPC 4 s.r.l. (Avellino).
Le imprese opzionano in regime di esclusiva i terreni, li affittano per un periodo generalmente di 25 anni (canoni medi di 1.549, 37 euro per megawatt prodotto), contrattano con i Comuni i benefici economici (in media l´1,6 % del fatturato al netto di I.V.A., liquidabile soltanto ad impianto avviato). Le wind farm principali già operative sono quella della IVPC s.r.l. in alta Gallura - Punta Salici (una cinquantina di "torri" fra Bortigiadas, Aggius e Viddalba per una potenza installata di 38,94 megawatt, in funzione dal settembre 2001) e quella dell´ERGA sul Monte Arci (Morgongiori, Ales, Pau, con una potenza di 10,88 megawatt), già definita pubblicamente obsoleta da parte dello stesso soggetto gestore. Tutte le altre già operative, da Campanedda ed Ottava (Sassari) a Villacidro, da Villagrande Strisaili ad Assemini, hanno potenza installata non superiore ad 1 megawatt.
La Regione autonoma della Sardegna, senza alcuna procedura ad evidenza pubblica di selezione della partnership, l´11 gennaio 2001 ha stipulato con l´ERGA s.p.a. un protocollo d´intesa per lo sfruttamento di fonti rinnovabili nel campo eolico in Sardegna. Il Piano operativo regionale - P.O.R. 2000-2006 (sostegno comunitario straordinario) prevede la misura 1.6 proprio per interventi relativi a fonti di energia rinnovabile. Soltanto con la deliberazione Giunta regionale n. 22/32 del 21 luglio 2003 (+ allegato) la Regione ha dato linee guida, di indirizzo e coordinamento, per la realizzazione di impianti industriali di energia da fonte eolica (in precedenza, con la deliberazione Giunta regionale n. 13/54 del 29 aprile 2003 era stato di fatto sospeso l´esame di nuovi progetti di parchi eolici in attesa delle linee guida): esse prevedono limiti di potenza (2.000 MW al 2012), valutazione di aspetti di natura ambientale, individuazione di aree idonee cantierabilità e tempi degli interventi, garanzie sul decommissioning, accordi preliminari con le Amministrazioni direttamente ed indirettamente interessate, aspetti di interconnessione con la rete elettrica, previsioni di due bandi pubblici per l´assegnazione della potenza prevista (900 MW entro il 2004, 1.100 MW entro il 2005). I progetti già autorizzati devono avviare i lavori entro un anno, pena la perdita della potenza assegnata.
Il piano energetico regionale (PERS02), approvato con deliberazione giunta regionale n. 15/42 del 28 maggio 2003, prevede una potenza massima installabile riservata all´energia eolica pari a 2.000 MW. Si ricorda che il sistema elettrico sardo ha visto una punta massima di fabbisogno pari a 1.730 MW (fonte GRTN, il fabbisogno notturno minimo è stimato in 1.300 MW per il 2005), mentre il collegamento in corrente continua con la Corsica e la Penisola ha una capacità massima pari a 300 MW. Attualmente i grossi produttori di energia locali assommano una potenza minima pari a 800 MW (Sarlux di Sarroch 500 MW vincolati fino al 2021, Endesa di Porto Torres minimo 200 MW, centrale Sulcis 3 ENEL minima 100 MW) che saliranno a 900 MW nel 2008 con l´entrata in funzione della centrale Sulcis 2 ENEL a carbone (letto fluido). In alcuni casi (es. centrale Sarlux) gli impianti, per tipologia tecnologica, devono in pratica funzionare al massimo della potenza. Si prevede che soltanto nel 2005 potrà divenire operativo il nuovo collegamento in corrente continua con la Corsica e la Penisola (500 MW). L´intenzione regionale è quella di sopperire alle necessità rimanenti e di fornire energia tramite il collegamento Corsica - Penisola con una quota di potenza riservata all´energia eolica, appunto, pari a 2.000 MW (fornita da 1000-1.200 torri eoliche), decisamente ben superiore alle necessità energetiche isolane e, addirittura, all´attuale capacità di cessione all´esterno tramite il collegamento Corsica - Penisola.
Di contro vi è da dire che - se vi fosse tale effettiva produzione di energia eolica - vi sarebbe un forte contributo alla realizzazione degli impegni presi per l´attuazione del Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni di gas "ad effetto serra", esecutivi con legge n. 120/2002 ed il relativo piano di azione nazionale: sarebbero evitate emissioni di 3,312 milioni di tonnellate/anno di anidride carbonica (CO2), 15.600 tonnellate/anno di anidride solforosa (SO2) e 7.600 tonnellate/anno di ossidi di azoto (NOx).
Pur producendo energia "pulita", le centrali eoliche hanno sempre un impatto ambientale non trascurabile, innanzitutto sotto il profilo visivo e paesaggistico. Possono, poi, provocare il taglio di vegetazione anche ad alto fusto per la realizzazione di piste di accesso, elettrodotti e piazzole e, al termine del periodo di attività (25 anni), deve essere effettuata la costosa rimozione o decommissioning, aspetto di notevole importanza che generalmente viene tralasciato dalle valutazioni di Regione e Comuni con il rischio di ritrovarsi per decenni spettrali "mulini a vento" di donchisciottesca memoria nei paesaggi sardi. Le ultime generazioni di impianti appaiono aver, invece, fortemente contenuto l´inquinamento acustico.
L´installazione di centrali eoliche in Sardegna è stata subordinata, oltre che alle ordinarie autorizzazioni ambientali ed urbanistiche, fino all´aprile 2003 alla procedura di verifica preventiva (screening) per appurare se, in relazione all´ubicazione ed alle dimensioni, risulti necessario il vero e proprio procedimento di valutazione di impatto ambientale - V.I.A. (direttiva n. 97/11/CE, art. 10 del D.P.R. 10 aprile 1996, art. 31 della legge regionale n. 1/1999 e successive modifiche ed integrazioni): fino ad allora l´Assessorato regionale della difesa dell´ambiente - Servizio S.I.V.E.A. soltanto in quattro casi (due progetti ENEL Green Power s.p.a. nei territori di Aritzo - Meana Sardo e Sinnai - Dolianova, un progetto I.V.P.C. 4 nel territorio di Nulvi - Ploaghe ed un progetto della Società parco eolico Campeda - Bonorva nel territorio comunale di Bonorva) si è deciso di sottoporre a preventivo procedimento di V.I.A. Soltanto il Comune di Orune ha deciso di verificare preventivamente, attraverso la cooperativa specializzata Itaca a r.l., l´eventuale compatibilità ambientale di centrali eoliche sul proprio territorio. In diversi casi (Meana Sardo - Aritzo, Sanluri) le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d´Intervento Giuridico, su richiesta di nutriti comitati locali, sono intervenute nei procedimenti di valutazione di impatto ambientale o di autorizzazione definitiva di impianti eolici in aree sensibili sotto il profilo naturale o archeologico.
Con la legge regionale n. 3/2003 (art. 20, comma 13°) tali progetti devono essere preventivamente sottoposti al vincolante procedimento di valutazione di impatto ambientale.
Risulta, quindi, necessario verificare concretamente e seriamente caso per caso dove e come possono essere realizzate le centrali eoliche: un conto è realizzarle sui crinali, magari boschivi, del Gennargentu, del Limbara e dei Sette Fratelli, diverso è realizzarle, ad esempio, lungo la piana del Campidano. C´è una bella differenza e non devono certo essere i "signori del vento" a decidere. E´, quindi, urgente quanto fondamentale un atto di pianificazione su scala regionale che vada a effettuare una serie programmazione del settore, connaturata anche con i reali fabbisogni energetici regionali, da sottoporre a valutazione ambientale strategica, secondo quanto previsto dalla direttiva n. 2001/42/CE del Parlamento e del Consiglio del 27 giugno del 2001 (da attuare nell´ordinamento interno dei singoli Stati membri entro il 21 luglio 2004, successivamente direttamente esecutiva). In attesa dell´atto di pianificazione emerge la forte necessità di una moratoria delle autorizzazioni degli impianti eolici.
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