Enrico Chessa Enrico_chessa@hotmail.com
15 aprile 2004
Lingua algherese, la risposta a Luca Scala
La Politica Culturale Sarda non sembra avere grande interesse per Alghero perchè non ha grande interesse nemmeno per la Sardegna stessa

Ringrazio Luca Scala per le considerazioni che fa in merito al mio intervento e replico brevemente. Non me ne voglia, Scala, ma, per non essere ripetitivo, tralascerò questioni già ampiamente discusse. Mi limiterò invece ad esprimere un mio parere su tre aspetti di rilievo che Scala introduce nel dibattito. Sostanzialmente, egli evidenzia tre cose: primo, che la Sardegna non si interessa ad Alghero; secondo, che effettivamente esiste la paura di una colonizzazione; e terzo, che non vuole che l’algherese si trasformi in una varietà linguistica utile solo per esprimere rabbia e/o ilarità. Cercherò, brevemente e in modo schematico, di analizzare il ragionamento di Luca Scala.
Punto primo: ‘La Politica Culturale Sarda […] non sembra avere grande interesse verso la “strana” Alghero, afferma Scala. A sostegno di questa affermazione porta a testimoniare un fatto molto puntuale: la legge di tutela della lingua sarda che, in una prima stesura, si dimenticò di Alghero. E continua chiedendosi se dovremmo stare a rompere l’anima ai funzionari regionali per far presente la presenza e la diversità di Alghero. Non credo le cose vadano viste in questi termini. O meglio, proviamo a guardare al problema da un’altra angolazione: la Politica Culturale Sarda non sembra avere grande interesse per Alghero primo perchè non ha grande interesse nemmeno per la Sardegna stessa e, secondo, perchè il discorso linguistico non si e’ istituzionalizzato a dovere! E questo e’ il nocciolo di tutta la discussione in atto. In ogni caso, un fatto molto puntuale, come il mancato inserimento dell’algherese nella legge di tutela, non deve però esimerci dal lavorare per un processo di istuzionalizzazione della Politica Linguistica in Sardegna (anzi, ci dovrebbe incoraggiare). Partendo dal presupposto che: 1. Ci sentiamo sardi e 2. Accettiamo il postulato che il recupero linguistico e’ un fatto principalmente politico; per due motivi: a. perche’ per attivare un processo di normalizzazione linguistica e’ necessaria una chiara volontà politica; e b. perchè e’ soprattutto indispensabile creare le condizioni politiche affinchè il processo possa avere alte possibilita’ di successo.
Punto secondo: Esiste ad Alghero una paura della colonizzazione diffusa in diversi personaggi “pubblici”. Partendo dal presupposto che quello che ci dice Luca Scala sia vero, la cosa e’ grave. E’ grave perchè, se questo sentimento e’ diffuso, il problema, in qualche modo, esiste. Quindi, se il problema esiste, di queste esternazioni bisogna prenderne atto e, invece di respingerle, iniziare a discuterne. Proposta: cerchiamo di capire, tutti assieme, quali siano le cause.
Terzo punto: vogliamo relegare l’algherese a lingua per le maledizioni e le bestemmie. Il punto e’ proprio questo, però al contrario! Cioè, c’e’ il rischio che in algherese le maledizioni e le bestemmie non si dicano più. E qui, però, più che il discorso della catalanizzazione a mio avviso gioca un ruolo importante la scuola e una “politica linguistica” incentrata sull’insegnamento. Ho sempre sostenuto che: 1. l’insegnamento a scuola di una lingua minoritaria e’ la forma più semplicistica, facile, e meno effettiva di affrontare il problema; 2. Attraverso la scuola molti aspetti morfosintattici, modi di dire, costruzioni sintattiche particolari – in sostanza, ciò che in linguistica viene definito competenza comunicativa – rimarranno esclusi; si tratterà per forza di cose di un apprendimento parziale e, in qualche modo artificiale; 3. bisogna, quindi, attivarsi affinchè si creino le condizioni di incontro e comunicazione al di fuori delle mura scolastiche; 4. il discorso di recupero linguistico e un discorso complesso e articolato. Parliamone…
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