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Marcello Simula 25 aprile 2004
Per sopravvivere l’algherese deve diffondersi nelle famiglie
Non servono solamente grandi iniziative linguistiche pianificate a tavolino, poiché le lingue vitali sfuggono ad assetiche direttrici teoriche
Per sopravvivere l’algherese deve diffondersi nelle famiglie

Da giorni seguo la discussione riguardante il dialetto algherese e le politiche linguistiche da adottare in merito. A quanto ho capito l’ultima proposta consiste in una tavola rotonda che rappresenti tutte le maggiori associazioni culturali che possano avere voce in capitolo per progettare e attuare un piano volto a preservare e diffondere la lingua algherese stessa.
È una proposta di grande bontà d’animo, ma che purtroppo, come tutte le grandi iniziative linguistiche pianificate a tavolino, ha un grande limite. Le lingue, ormai lo sappiamo, non seguono le direttrici teoriche. La lingua è viva nella cittadinanza, nel parlato, e tutti i tentativi di aggiogarla a canoni formali hanno sempre portato a risultati sottomisura. Ancora si parla di diffusione scolastica, di scuole gratuite di algherese e catalano standard. Maggiore attenzione dovrebbe andare a mio avviso a progetti meno autoreferenti. La lingua è funzionale, e se si vuole che rimanga diffusa e capillare a sostenere una cultura algherese di respiro più ampio la si deve associare a eventi pubblici non legati primariamente alla “questione della lingua” algherese. Grande valore va proprio alle messe, per esempio, insieme al primo luogo in cui diffondere la lingua: la famiglia. Non è più reato parlare ai propri figli in algherese, anzi, sarebbe sintomo di grande sensibilità linguistica oltre che un grande dono. Diffusione attraverso la famiglia come la religione, così come altre manifestazioni pubbliche e magari, perché no, anche in campo prettamente politico, informativo e a ogni livello istituzionale. Rimane grande – enorme – l’apporto che una discussione teorica riguardo alla lingua algherese può dare allo sviluppo della stessa e della cultura della città. Tuttavia non bisogna dimenticare che queste iniziative devono nascere, svilupparsi e confluire nel medesimo ambito: la vita semplice di tutti i giorni, cercando di coinvolgere chi non ha ne’ voglia ne’ tempo di arrovellarsi in discussioni che rischiano di rimanere incollate a un pezzo di carta – sia pure elettronica.



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