Enrico Chessa
25 aprile 2004
Non slegare l’Algherese dal tessuto socio-economico del territorio
Continuano gli interventi sul futuro della lingua algherese che in questi giorni stanno vivacizzando le pagine del nostro quotidiano online

Vorrei aprire la mia replica a Luca Scala con un accenno alla sua -giusta - puntualizzazione linguistica – l’aggettivo puntuale e l’interferenza catalana –, per concentrarmi poi su aspetti piu’ sostanziali. Per le attivita’ che svolgo e per gli ambienti nei quali mi muovo devo far uso di piu’ varieta’ linguistiche. E’ normale che, soprattutto se si scrive di fretta, si incorra in problemi di interferenze linguistiche. Nessuno ne e’ immune. Cosi’ come nessuno e’ immune da errori di ortografia, punteggiatura, grammatica… Anch’io, volendo, potrei farle delle osservazioni di tipo sintattico, ma non voglio che il confronto si trasformi in una discussione meschina, infantile e sterile. Quindi sorvolo. Cio’ che piu’ mi preoccupa e’ invece il suo atteggiamento arrogante e di chiusura. Cosi’, mentre io, cosi’ come - mi permetto di interpretare - anche il Sig. Loffredo, cerchiamo di creare le basi per un confronto civile, sereno e costruttivo, lo Scala sale in cattedra e, nel nome della verita’ assoluta, ci “intima” il silenzio! Io invito al dialogo perche’ credo che ci si debba adoperare affinche’ il discorso culturale, da ermetico, si trasformi in dibattito aperto, democratico e liberale, per il bene di Alghero e degli algheresi. Lui, invece, il dialogo lo respinge.
Mi dispiace, altresi’, che Luca Scala consideri il mio precedente intervento scritto con “pretese di ironica leggerezza!” Se questa e’ la sensazione che la pervade, le chiedo scusa, ma le assicuro che ho preso molto seriamente il suo articolo al quale, con altrettanta serieta’, ho risposto, cercando di esprimere un mio parere in merito, e ho offerto anche degli spunti pratici di discussione. Cio’ che mi sorprende e’ che Scala utilizzi la stessa ironia e leggerezza che vede nel mio intervento per contrattaccare. “Mentre ci adoperiamo tutti diuturnamente per il recupero della lingua per le strade e nelle piazze, che si fa? Un bel dibattito?” Cosi’ replica Scala al mio invito a discutere tutti assieme determinate problematiche!
In sostanza, Luca Scala ci dice che mentre lui lavora altri perderebbero il tempo incoraggiando discussioni inutili! Ho sempre sostenuto che il lavoro che Scala ha svolto e svolge e’ encomiabile; dobbiamo dargliene atto. Ma questo non toglie che 1. Su certi aspetti si abbiano delle vedute diverse dalle sue; e 2. Si cerchi il confronto. Credo che, in un’ottica di approccio democratico ai problemi, sia essenziale - su queste come su altre tematiche - sentire opinioni diverse, prenderne atto e, ogni tanto, mettersi in discussione. Esistono percezioni della realta’, non la realta’ assoluta!
Per quanto mi riguarda, io avro’ sicuramente prodotto – in termini pratici – meno dello Scala, ma se stabiliamo le regole del gioco sulla base di “io faccio, tu no, quindi taci”, la battaglia l’avremo persa tutti. Io, da sociolinguista, ho il compito di studiare, osservare, analizzare e interpretare la realta’ e, senza nessuna pretesa di avere in mano delle certezze, cerco di trarne delle conclusioni che ho il dovere di comunicare e, nel mio piccolo, divulgare. Se nessuno mi chiede un parere, scelgo io i mezzi, i tempi e i modi della divulgazione per far conoscere il mio punto di vista e portare un piccolo e modesto contributo alla “causa”. Il buon senso mi dice che questo mio atteggiamento sia piu’ che legittimo; se poi a Scala fa paura discutere e confrontarsi, questi sono solo problemi suoi. Ma spostiamo l’attenzione sulle questioni pratiche, alle quali egli fa riferimento.
Non ho mai detto, come sembrerebbe far credere Scala, che le iniziative in corso si dovrebbero fermare, ma sono convinto che si possano intraprendere strade diverse e magari parallele. Affrontare cioe’, come ho gia’ detto, la questione del recupero linguistico con approcci nuovi e su basi diverse. Innanzitutto - e lo ripeto per l’ennesima volta – e’ fondamentale istituzionalizzare il discorso della Politica Linguistica. Ho gia’ dato delle indicazioni del perche’ cio’ sia importante, ma vi sono altre ragioni che mi spingono verso questa via: 1. Perche’ la Pianificazione Linguistica verrebbe percepita in modo diverso – ufficiale, istituzionale, pubblica … -; acquisterebbe quindi – in termini di prestigio – un valore molto piu’ elevato; 2. Perche’ le linee della direzione da prendere verrebbero tracciate da un’istituzione pubblica – nazionale sarda e/o comunale – con il concorso di tutte le forze sociali interessate. Sarebbe quindi un organismo super partes; la Politica Linguistica ci guadagnerebbe in credibilita’; 3. Perche’ una Politica Linguistica seria implica l’utilizzo di risorse umane – posti di lavoro, per intenderci; i tecnici verrebbero scelti tramite concorso pubblico, non in modo arbitrario. Rappresenterebbe, quindi, una garanzia in termini di professionalita’; 3. La lingua non puo’ essere slegata dal tessuto socio-economico del territorio in cui si parla, ne’ dal territorio stesso – il suo ecosistema. Chi puo’ fare una politica territoriale di salvaguardia dell’ecosistema linguistico e’ solo l’istituzione pubblica; e 4. I soldi pubblici, i finanziamenti e i contributi, verrebbero gestiti dall’Istituzione Pubblica per il bene di tutta la comunita’.
Qui nessuno piange, caro Scala, si offrono solo opinioni, punti di vista, modesti contributi per crescere politicamente, culturalmente e socialmente. E nessuno ha intenzione di mettersi alla guida della macchina, stia tranquillo; c’e’ solo la volonta’ di condurre – se possibile – Alghero verso una nuova via, con il contributo di tutti, civilmente e serenamente. Se non si realizzera’ una svolta nei termini indicati, ci ritroveremo, a mio modesto parere, con tanti maestri di catalano, con un discreto numero di bambini che conosceranno i testi delle canzoni (e le parti del corpo), una lingua che molti sapranno leggere e scrivere ma nessuno sara’ in grado di usare, e con con un territorio sempre piu’ arido e una citta’ sgasata!
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