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Cor 30 settembre 2024
Patrimonio nuragico, il rapporto Crenos
Nella sala della Fondazione di Sardegna, il Crenos, Centro ricerche economiche Nord Sud, e l’Associazione “La Sardegna verso l’UNESCO, in collaborazione con diversi soggetti pubblici e privati, hanno presentato il volume “Patrimonio nuragico e sviluppo della Sardegna: cultura, identità e turismo” curato da Raffaele Paci e Andrea Zara
Patrimonio nuragico, il rapporto <i>Crenos</i>

CAGLIARI - Nella sua presentazione, il presidente dell’associazione Pierpaolo Vargiu ha sottolineato l’importanza della massima collaborazione, come del resto registrata in questi anni, per valorizzare il grande patrimonio nuragico, da ogni punto di vista, e ha rimarcato la necessita di potersi avvalere di risorse e azioni politiche. I curatori, nel presentare il lavoro, si sono soffermati sugli impatti della valorizzazione, ma anche sulla necessità ed importanza di trasferire il lavoro svolto nel volume. Nello studio – hanno spiegato - ci si è soffermati su 32 siti (oltre quello di Barumini, già beneficiario del riconoscimento UNESCO) in rappresentanza delle migliaia di zone archeologiche, con un coinvolgimento di 222 Comuni, legati ai 32, nella programmazione territoriale per un milione di residenti. La speranza – è stato rimarcato - è l’accoglimento della richiesta volta principalmente ad assicurare maggiore sviluppo economico sociale. Nello studio è stato evidenziato come l’interesse nei siti sia superiore ai flussi turistici nelle stagioni primaverile e autunnale e che sia, nella stagione estiva, fruita come valore aggiunto rispetto ad altre mete.

Lo sviluppo del patrimonio nuragico, anche con il riconoscimento dell’UNESCO, non sarebbe il raggiungimento dell’obiettivo principale, ma andrebbe corredato – hanno sottolineato - da diverse azioni culturali, comunicative, organizzative e infrastrutturali che ne determinino una fruibilità e accessibilità completa e sostenibile nel tempo, con una integrazione nel territorio. Al dibattito che ne è seguito, hanno preso parte Ilaria Portas, assessora regionale della pubblica istruzione e beni culturali, Francesco Pigliaru, dell’Università di Cagliari e CRENoS e già presidente della Regione, Gianfranca Salis, della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cagliari, Oristano e Sud Sardegna, Daniela Falconi, presidente dell’ANCI Sardegna e Giuseppe Meloni, vicepresidente della regione e assessore della programmazione.

Nel corso del suo intervento, l’assessora Portas ha sottolineato come «il progetto rappresenta il valore dell’unità, portando un messaggio di comune interesse di tutta la Sardegna. La valorizzazione dei beni culturali necessità di risorse e in tanti anni, dal 2017 in poi, si è lavorato molto per dare conoscenza e migliorare la fruizione con nuove tecnologie oltre che realizzare progetti di approfondimento della storia nuragica e della Sardegna nelle scuole. Un lavoro come questo è molto importante ed è solo l’inizio perché il nostro passato deve essere conservato, tramandato alle generazioni». Francesco Pigliaru ha ribadito come un lavoro come questo fatto da Paci e Zara sia un importante strumento per l’Unesco, ma anche per le prossime sfide culturali, identitarie e turistiche.
La rappresentante della sopraintendenza e quella delll’Anci hanno evidenziato come serva un lavoro di squadra e di sistema con delle azioni progettuali strutturali per i territori.

Il vicepresidente Meloni, infine, ha sottolineato come «il progetto sia strategico e ci potrà permettere di raggiungere il riconoscimento dell’UNESCO. Con questo studio – ha rimarcato - abbiamo un ulteriore leva di sviluppo per la valorizzazione della Sardegna che, grazie a progetti strategici possibilmente di lungo periodo, come la Programmazione territoriale, possono veramente porre basi concrete di cultura, identità e turismo, con un lavoro di collaborazione tra istituzioni, in particolare i Comuni, e i privati. “Dobbiamo pensare sicuramente ad una rete che lavori costantemente, - ha concluso Meloni - perché il riconoscimento UNESCO è solo il punto di partenza. Non ci devono essere su questo parti politiche, perché siamo e saremo tutti dalla stessa parte, dalla nostra parte, quella della Sardegna».
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