red
18 maggio 2004
Al Poco Loco il jazz del Claudia Tellini Quartet
Venerdì 21 maggio sul palco del locale algherese la voce “afroamericana” dell’interprete di standars della tradizione jazzistica mondiale

Con questa prima esperienza discografica come solista, Claudia Tellini dimostra di avere le carte in regola per occupare un posto di rilievo nel panorama non certo nutrito della vocalità Jazzistica in Italia. Cantante provvista di un´enunciazione scorrevole e di una dizione chiara, ma mai affettata o artificiosa, Claudia possiede un timbro dalle tinte scure, tendente verso un´"africanità " latente senz´altro frutto di un ascolto attento della tradizione jazzistica. A tratti vi si possono distinguere l´impronta sanguigna di Carmen McRae, specie in certe coloriture del registro grave e nel fluido scat, ed il tono declamatorio (ma qui il riferimento è senza dubbio più vago) che poteva essere distintivo di Abbey Lincoln. Difatti , dopo una formazione iniziale nell´ambito del pop e del rock, sempre e comunque segnata dall´impronta delle grandi voci nere, Claudia ha sviluppato la matrice afroamericana della sua vocalità in seno al coro Jubilee Shouters di Gianna Grazzini, dedito alla riattualizzazione di materiali tratti dalla tradizione gospel, alla riscoperta di polifonie africane ed alla trasposizione vocale di brani del repertorio jazzistico, grazie ai sapienti arrangiamenti predisposti dal pianista Mauro Grossi. Proprio alla collaborazione con Grossi si devono tra l´altro due momenti di rilievo nella crescita della giovane cantante toscana: l´interpretazione di Bess nella suite tratta da ´Porgy and Bess´ di Gershwin ed il ruolo di soprano solista in una sintesi del ´Sacred Concert´ di Ellington. In quest´incisione, invece, la tradizione viene analizzata con taglio critico e con distacco disincantato, ma pur sempre rispettoso, quasi affettuoso. Se da un lato l´impiego di più lingue (inglese, spagnolo e francese) affrontate con disinvoltura garantisce una musicalità più policroma, dall´altro la cantante aretina sembra poi prediligere in certi frangenti una concezione strumentale della voce, In simbiosi col sax contralto di Mauro Avanzini.
Questo primo lavoro si compone dunque in ugual misura di standards della tradizione jazzistica, rielaborazioni di canzoni di altra provenienza e brani originali. Caratteristica, questa, indubbiamente comune a molte incisioni moderne, ma che qui assume una connotazione diversa. Fonti e materiali sono infatti utilizzati per strutturare un impianto fortemente unitario dal punto di vista stilistico, piuttosto che per esibire una versatilità generica o dispersiva.
Prendiamo ad esempio due standards ampiamente battuti, SUMMERTIME e YESTERDAYS. Negli arrangiamenti qui presentati spiccano due aspetti fondamentali: la capacità di costruire dialoghi carichi di potente suggestione con le corde del contrabbasso, cui Nicola Vernuccio imprime un fraseggio scarno ma eloquente; la scelta di soluzioni ritmiche ed armoniche distanti dalle versioni originali, tali da ridisegnarne la fisionomia. Un processo del genere investe tra l´altro anche una canzone italiana ormai entrata stabilmente nel repertorio degli standards, quell´ESTATE di Bruno Martino di cui - a modestissimo parere di chi scrive - non sono stati ancora esplorati tutti i risvolti e le potenzialità . L´interpretazione di LUNA TUCUMANA, composizione dell´indio argentino Atahualpa Yupanqui, ricorda la versione offerta dalla grande cantante (connazionale dell´autore) Mercedes Sosa, per quel respiro drammatico che l´accomuna - sjngolarmente ma non casualmente - agli arrangiamenti di canzoni ispano-americane scritti da Charlie Haden, qui citato in apertura attraverso una FIRST SONG affidata allo spoglio e rarefatto interloquire tra voce e contrabbasso.
Anche la ben nota NUAGES di Django Reinhardt, lontana una volta tanto dalle pur dignitose ma anche troppo numerose versioni chitarristiche attuali, risente in modo benefico di un trattamento insolito, volto a valorizzarne l´essenza squisitamente jazzistica attraverso le sfumature vocali e le sottigliezze della ritmica. Gli originali di Avanzini si segnalano per la lucida visione compositiva, colloca bile tra spinta avanguardistica e coscienza critica della tradizione, beneficiando di un asciutto senso melodico, affine nello spirito alla tagliente poesia di Ornette Coleman, e di spazi dilatati carichi di sottile tensione ritmico-armonica, grazie anche ad una confacente varietà di climi e metri.
Dietro questi presupposti, Vernuccio scava veri e propri solchi nell´impianto delle esecuzioni, e crea così un capace alveo ritmico che regola il flusso degli eventi sonori. In altre parole, una strada spianata per gli interventi dei colleghi, un autentico collante. Che poi la nuova scena fiorentina (e, in senso lato, toscana) sia tutt´altro che inaridita lo dimostrano gli altri musicisti presenti nell´incisione: il batterista Cosimo Marchese, con la sua capacità di diversificare metri e figure; il pianista Leonardo Pieri (già con Tiziana Ghiglioni nell´omaggio a Battisti), con sapienza armonica ed asciuttezza di fraseggio. E lo ribadisce in modo convincente Claudia Tellini, non tanto e non solo cantante di jazz, ma vocalista (se si passa il termine) dalla gamma espressiva già sfaccettata. Ingresso â‚ 3.00
Discografia:
1997 - Black and Blue - Jubilee Shouters (Sensible)
2001 - In Deum - Orchestra del Casentino
2002 - Valzer in bianco e nero - Claudia Tellini
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