S.A.
16:46
Nuova performance allo Spazio Piscina di Porto Ferro
Sabato 6 settembre lo Spazio Piscina di Porto Ferro ospita la performance "Il Pubblico Bene" di Simone Azzu e Martino Corrias

SASSARI - Lo Spazio Piscina alle spalle del Baretto di Porto Ferro è diventato un crocevia di incontro d’arti e di idee, un luogo in cui ospitare progetti e persone, in cui incontrarsi, sorridere, ascoltare, riflettere. Così sarà anche il prossimo 06 settembre 2025, alle ore 21 quando sul palco saliranno Simone Azzu e Martino Corrias (vincitori nel 2024 del Premio Museo Cervi con lo spettacolo Petter: Prigioniero Politico), un duo di artisti giovani e sassaresi che dopo aver raccolto applausi e consenso in tutta la penisola porta sull’Isola la performance de “Il Pubblico Bene”, curato da Luigi Frassetto. Simone Azzu e Martino Corrias sono inoltre i fondatori di SHIP (un intrecciano teatro, drammaturgia e ricerca musicale in un linguaggio sperimentale e ibrido) e sono co-prodotti da Compagnia Meridiano Zero. “Il Pubblico Bene” è stato rappresentato in città come Venezia, Marsiglia e Roma, all’Université Bordeaux Montaigne, presso il DAS – Dispositivo Arti Sperimentali Bologna ed è in programma al prestigioso Interazioni Festival, al Roma + Menorca Doc Fest, al Prima Onda Festival) e in altri luoghi come Livorno e Bologna. Regia, drammaturgia, testi poetici e attuazione di Simone Azzu. Musiche di Martino Corrias. Progetto video di Claudia Virdis. Il materiale video è tratto da Sardegna Digital Library – concessione: Regione Autonoma della Sardegna, e dall’Archivio Fiorenzo Serra degli Eredi Serra: Simonetta, Antonio e PaoloSound engineering di Stefano Daga Produzione SHIP e Compagnia Meridiano Zero, con il sostegno di Circolo Sardegna Bologna e DAS – Dispositivo Arti Sperimentali.
Lo scorrere dei suoni, delle immagini e delle parole su una scena “spoglia” - con gli autori che si esibiscono in mezzo alla platea - defluisce in un interrogativo che è anche asserzione: esiste, influisce, consiste la contraddizione fra ciò che è delimitato come “pubblico” e ciò che è valorizzato come “bene”? La performance coinvolge, non è una narrazione che si abbatte attiva su una massa passiva. Questa è un'ulteriore declinazione del messaggio. L’attore è spettatore, è pubblico. E interagisce con lo spettacolo, in maniera colloquiale. E pure colta.. Urge però un passo indietro. La fine dell’ottocento e i primissimi anni del novecento, sono la scena sui cui s’agitano e si compongono le idee che hanno dato ispirazione all’opera. La dominazione sabauda e il Sulcis Iglesiente (oggi sub regione in crisi non più “arricchita” dal metallo del suo sottosuolo), i regnanti che risalgono l’isola dal sud al nord per “inaugurare” il monumento a Vittorio Emanuele con tanto di parata poi codificata come Cavalcata Sarda, le miniere che erano risorsa e un esercito che spara sui minatori in sciopero, tre morirono. L’eccidio di Buggerru fu il seme - mai così triste e condiviso purtroppo con fatti accaduti in altre regioni di Italia - che generò però un albero fiero e forte: il primo sciopero nazionale della storia italiana. Attenzione però, colonialismo e degenerazioni a seguire sono scenario che accompagna la performance ma Azzu e Corrias non sono autori di una denuncia: vogliono invece dare forma ad un sentire comune. Il popolo non è solo vittima, ma è spesso vittima di sé stesso, di speculazioni e stereotipi e visioni distorte a tratti folkloristiche tendenti all’esotico.
E allora, l’estro, porta all’intuizione, al rito, alla comunità che si ritrova attorno ad una idea di “corpo teatro”, di scambio continuo fra autore e spettatore: Sardegna Digital Library (Regione Sardegna) e Archivio Fiorenzo Serra, gelosi e attenti custodi di immagini risalenti alle primissime edizioni della Cavalcata e a diverse fasi di lavoro nel paesaggio della Nurra, li concedono a che diventino - montati insieme ad altro materiale. Per la realizzazione de “Il Pubblico Bene”. Il concetto che tutto muove è il processo coloniale che ha interessato la Sardegna e disegnato parte dei suoi destini e delle sue scelte. La consapevolezza di ciò che è stato. Il tutto si fonde in una performance che è audiovisiva (materiali d’archivio preziosi e significativi che rimbalzano su schermo da una parte all’altra dell’Isola, da una costa all’altra, da un paese all’altro, da una scena all’altra del vivere e lavorare sull’Isola) ed è teatrale, e c’è anche la musica. Immagini di antico sfarzo, suoni che miscelano la tecnologia del presente (synth modulare) all’arcano cantare isolano, ci sono campionature del primo album di Andrea Parodi. Martino Corrias è in mezzo al pubblico e abita con perizia il suo strumento. Simone Azzu gli sta accanto, regala alla platea un testo tra il poetico e il politico, di protesta. Un piccolo “manifesto” della questione sarda che gira l’Italia e l’Europa per raccontare una storia vera che poco si conosce e pochi conoscono, utilizzandola non solo a scopo divulgativo ma come strumento funzionale al creare la comunità a partire dal domandarsi cosa è bene pubblico, questione che riguarda tutti. E non va trascurata.
|