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Red 10 giugno 2009
Restaurati argenti della Cattedrale
Restaurati preziosi argenti della Cattedrale di Santa Maria di Alghero. Utilizzati fondi della Diocesi e un contributo della Fondazione Banco di Sardegna
Restaurati argenti della Cattedrale

ALGHERO - È stato portato a termine in questi giorni un importante progetto di restauro che ha interessato una parte dell'argenteria della cattedrale di Santa Maria di Alghero. Il progetto, voluto dalla Diocesi nell'ambito della tutela, della conservazione e della valorizzazione del patrimonio artistico diocesano, è stato predisposto dall'Ufficio Diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici e presentato alla Fondazione Banco di Sardegna che, per la sua realizzazione, ha concesso un contributo di 4.000,00 euro, pari al 40% dell'ammontare dell'intero progetto, realizzato per il restante 60% con fondi diocesani.

Il restauro ha interessato una serie di suppellettili liturgiche in argento, fra le più preziose e fra le più significative dell'intero patrimonio artistico della cattedrale. L'operazione segue idealmente quella conclusasi lo scorso anno e che aveva visto il restauro e il ritorno all'antico splendore di altri due pezzi di grande rilievo storico-artistico: la cinquecentesca croce processionale in argento, dono alla sua chiesa del vescovo Andrea Baccallar (1578-1604) e, dopo ripetute manomissioni o maldestri restauri, ridotta in situazione di pericolosa fragilità.

L'altro restauro aveva riguardato il palliotto, anch'esso totalmente in argento, fatto realizzare e donato alla cattedrale da mons. Tommaso Carnicer, e anch'esso ridotto in situazione di grave degrado. I due oggetti preziosi, riportati all'antico splendore con fondi della Soprintendenza, erano risultati fra i più ammirati nella mostra “Tesori ritrovati” allestita al Canopoleno di Sassari (dicembre 2007 - gennaio 2008) dalla stessa Soprintendenza, ed erano stati restaurati, con particolare maestria, da “D&D Laboratorio di conservazione e restauro di opere d'arte in metalli preziosi”, di Cagliari.

Alla stessa ditta è stato affidato il restauro di questo secondo gruppo di argenti che, nel dettaglio, è costituito da 9 pezzi e più precisamente da: un reliquiario, un turibolo e relativa navicella, un secchiello e aspersorio per le celebrazioni solenni, un tronetto, la teca reliquiario dei SS. Innocenti, una stauroteca o porta reliquia della vera croce, e un prezioso ostensorio in filigrana, per l'esposizione del SS. Sacramento e per la processione eucaristica.

Tutti oggetti di particolare pregio artistico, elemento che il restauro ha ovviamente evidenziato e posto in particolare risalto. Fra essi però sono gli ultimi quattro che, per il loro intrinseco valore, per la loro unicità o per particolari circostanze storiche, meritano una citazione particolare, così come meritavano l'attenzione di un accurato restauro.

Il primo è un sontuoso Tronetto, che è anche il pezzo più vistoso (155x63). È in lamina d'argento sbalzata, cesellata, incisa a bulino e fissata poi su supporto ligneo. È un'opera che risale al XIX secolo ed è stata realizzata in una bottega orafa cagliaritana. Era destinato ad accogliere l'ostensorio per l'esposizione solenne dell'eucaristia, veniva utilizzato soprattutto durante le quarantore e, durante le festività natalizie, veniva collocato nell'altare maggiore per esporre alla devozione dei fedeli una statuetta-simulacro del Bambinello Gesù.

Importante per la sua unicità e la sua peculiarità la Teca-Reliquario (inizi del sec. XVII) che contiene, secondo la tradizione e secondo la documentazione secentesca, il teschio di uno dei Santi Innocenti martirizzati da Erode durante la famosa strage degli innocenti. Era stata donata alla città dal pittore algherese Francesco Pinna, attivo nel 500 in Sardegna e nella penisola e che l'aveva avuta dal card. Marco Antonio Colonna in cambio di alcuni lavori.

Di notevole importanza storico-artistica è la stauroteca o Reliquario della Vera croce, realizzato in stile tardogotico e chiaramente ispirato ai moduli dell'oreficeria catalana, questo reliquiario è in argento sbalzato, cesellato e bulinato. Alcune circostanze contribuiscono a far acquistare a questa reliquia una importanza del tutto particolare nell'ambito del patrimonio artistico della città. Veniva presentata come segno di distinzione e per il bacio alla croce ai vescovi in occasione del loro ingresso in diocesi. Fu commissionata e fatta eseguire dalla municipalità algherese nell'anno 1500 e fatta realizzare in una bottega orafa algherese come è testimoniato dal marchio punzone “Alguer”. È l'unico oggetto conservato ad Alghero di produzione argentiera locale, della quale, a tutt'oggi, si conoscono solamente altri due prodotti, precisamente due calici, uno conservato a Seneghe e l'altro al museo di Toledo (USA).

Infine L'Ostensorio a raggera in filigrana parzialmente dorata, adorno di coralli, gemme e pietre dure policrome. È forse l'oggetto di maggior pregio dell'intero lotto sottoposto a restauro. Era sicuramente quello che nel corso del tempo aveva subito più manomissioni, spesso maldestre, si trovava in stato di maggior degrado e, pertanto, non poteva più essere utilizzato per le funzioni liturgiche solenni e per la processione del Corpus Domini. Risale alla seconda metà del XVII secolo ed è attribuito ad argentiere trapanese che in quel periodo tenne bottega ad Alghero.

L'ostensorio, è stato consolidato nella sua struttura, accuratamente restaurato soprattutto nelle parti filigranate che erano quelle che avevano subito gli interventi più pesanti e devastanti e, dove possibile, sono state ripristinate le parti mancanti: sono state reintegrate le pietre che si erano perse e, soprattutto, sono stati ricollocati i grani in corallo posti al centro dei fiori, sempre in filigrana, che coronano i quattrordici terminali della raggiera. Nel corso del tempo i grani di corallo erano andati dispersi ed erano stati sostituiti con palline di plastica rossa.

Tutti questi oggetti liturgici, appartenenti al tesoro della cattedrale, dal 2000 sono conservati al Museo Diocesano d'Arte Sacra, dove verranno per qualche tempo esposti in un'unica vetrina per testimoniare e illustrare adeguatamente l'opera di restauro.

Nella foto un particolare dell'Ostensorio in argento



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