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S.A. 24 settembre 2009
Lo Quarter: l´indemoniata del '500 - Foto
La ragazza portava al collo un massiccio “collare” di ferro, probabilmente sintomo di un disturbo psicologico o di epilessia
Lo Quarter: l´indemoniata del '500 - Foto

ALGHERO - Le sorprese non finiscono. Un ritrovamento sbalorditivo ed inquietante, che inizialmente ha disorientato gli archeologi che stanno scavando nel cimitero medievale di San Michele ad Alghero, nell’area dell’ex collegio gesuitico.

Lo scenario: la sepoltura di una ragazza di circa 16 anni di età, morta probabilmente per un’epidemia alla fine del Cinquecento o all’inizio del Seicento, deposta assieme ad altri defunti in una sepoltura multipla. La ragazza portava al collo un massiccio “collare” di ferro, con un gancio ad un’estremità ed un probabile meccanismo di apertura e di chiusura. Il restauro che sarà realizzato dal Centro di Restauro della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro, con la direzione della Dott.ssa Daniela Rovina, ci permetterà di apprezzare l’oggetto “misterioso” nei suoi dettagli.

«Non conosco ritrovamenti simili che possano permetterci di dire con sicurezza di che cosa si tratti, ma abbiamo comunque assegnato un significato preciso al ritrovamento – afferma il Prof. Marco Milanese, Ordinario di Archeologia nell’Università di Sassari e Direttore dello scavo- anche se la prudenza non va abbandonata, in questi casi di scoperte tanto inusuali. Potrebbe trattarsi di un collare penitenziale o più probabilmente taumaturgico, per malefici o presunte possessioni demoniache. Persone affette in realtà da forme di epilessia (o, invece, da patologie psichiatriche) venivano trattate come indemoniate e quindi curate con esorcismi».

Se il collare di ferro possa essere stato imposto alla giovane ragazza algherese nel corso di un esorcismo è solo un'ipotesi secondo Milanese «ma con solide fondamenta: le capacità di guarigione degli indemoniati venivano attribuite a San Vicinio ed il suo segno di riconoscimento era proprio il collare di ferro al collo, con un anello al quale legare una catena ed una pietra, con significato di penitenza. Il Santo ha una particolare devozione a Sarsina, nella cui cattedrale si trova il collare in ferro attribuitogli dalla tradizione, che ancor’oggi è imposto dal Vescovo ai fedeli in segno di liberazione dal male, ma anche in Spagna ebbe molto seguito da parte dei fedeli».

Un’altra storia quotidiana, drammatica e tragica, che arricchisce il panorama delle storie individuali che emergono dallo scavo algherese. Persone che hanno contribuito a scrivere la storia della città, inconsapevolmente. In questo caso, forse un’ammalata che oltre a dover sopportare il peso della malattia, subì una discriminazione sociale, una sorta di gogna, che attestava alla gente di Alghero, la sua condizione “impura”.

Nella foto: Il reperto



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