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Red 23 febbraio 2011
Monte Doglia ferito, spazio alla rinaturalizzazione
Chiude finalmente la cava di Monte Doglia, un destino segnato dal 1999 con l´istituzione del Parco regionale di Porto Conte. Preoccupazione per i lavoratori
Monte Doglia ferito, spazio alla rinaturalizzazione

ALGHERO - Quando si tratta di perdita di lavoro l’attenzione deve essere massima, ma soprattutto deve essere altrettanto lo sforzo per cercare le opportune soluzioni alternative. E per il futuro della cava di Monte Doglia non può che sfociare in un grande progetto di rinaturalizzazione, tra l’altro obbligatorio e che se l’azienda lo vorrà, potrà essere svolto dalle stesse maestranze oggi impiegate nel cavaggio. «Inutile nascondersi dietro un dito - fa osservare il direttore del Parco di Porto Conte Vittorio Gazale - il destino della cava di Monte Doglia era già segnato da quel febbraio 1999 quando è nata l’area protetta regionale di Porto Conte. Una scelta che la comunità algherese ha voluto con forza e che la Regione ha percepito come volontà di preservazione del proprio territorio e ha istituito il Parco. Un territorio ad alta valenza ambientale e paesaggistica e dove, è ovvio, un’attività di cava purtroppo non può trovare collocazione».

«La profonda ferita che oggi ha monte Doglia è sotto gli occhi di tutti e non è ragionevole pensare ad una prosecuzione delle opere di cavaggio, per lo meno se si vuole che quel territorio continui ad essere inserito in un' area protetta e non continui ad infliggere un' ulteriore ferita al paesaggio». Il Direttore del Parco di Porto Conte è schietto: «Il processo di riperimetrazione dell’area protetta oggi provvisoria può essere avviato certo, ma i tempi non sono sicuramente immediati. E soprattutto una esclusione di Monte Doglia dall’area protetta deve essere una scelta determinata dalla volontà della comunità algherese, la stessa che dodici anni fa scelse di salvare quei territori dalla speculazione individuandone nuove prospettive di sviluppo. E che quindi dovrà nuovamente pronunciarsi. Molto più semplice e rapido invece l’iter per il piano di rinaturalizzazione».

Riguardo i nulla osta che il Parco di Porto Conte dovrebbe concedere per un eventuale proroga fissata dall’Assessorato regionale all’Ambiente occorre una precisazione: «Tale proroga-evidenzia il dirigente di Casa Gioiosa - è possibile parallelamente all’approvazione del piano di rinaturalizzazione che al momento non risulta pervenuto ai nostri uffici da parte dell’impresa. L’unico a disposizione risale al 1998 e necessita sicuramente di aggiornamenti. Riteniamo, che le maestranze possano essere salvaguardate con tali interventi che la dirigenza del Parco di Porto Conte è pronta ad inserire all’interno del Piano di gestione del Parco e permettere così all’area oggi completamente degradata, una conversione in un’ottica di attività compatibili quali quelle ricreative, sportive e legate alla fruizione del Parco. Per l’Azienda, che si occupa prevalentemente di attività turistiche, non dovrebbe essere un percorso troppo complesso ed in effetti ha già mostrato in tal senso piena disponibilità».

Nella foto: Monte Doglia



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