Mario Bruno
9 marzo 2011
L'opinione di Mario Bruno
Il Piano che vorrei per la mia città
Ad Alghero, si sa, hanno governato i mattoni. Le elezioni si vincono o si perdono, da sempre, sull’urbanistica: segno di uno sviluppo passivo, più o meno inconsapevolmente scelto, non basato tanto sul turismo, ma sull’edilizia. Ora è in dirittura d’arrivo un nuovo Piano urbanistico, rivisitazione di un piano redatto dodici anni fa che giunge con un ritardo di ben tre legislature. Un ritardo che è servito a consentire la saturazione di tutti gli spazi urbani, attraverso la tipologia edilizia più invasiva: palazzoni a volte senza qualità che hanno sottratto bellezza e vivibilità alla città. E hanno fatto avanzare le periferie, poi abbandonate a se stesse, prive di verde, di servizi e perfino di un minimo di pulizia. La città è cresciuta al di fuori non solo del fabbisogno primario, quello dei cittadini, ma perfino del mercato, se è vero che quelle seconde case, che hanno spinto l’edilizia e gonfiato in modo abnorme i prezzi, sono rimaste invendute in numero di oltre cinquecento.
Si è lavorato ad imbellettare il salotto buono, il centro del Centro storico, e intanto le giovani coppie, oltre 400 persone negli ultimi dieci anni, spesso dotate di un reddito medio, sono fuggite dalla città in cerca di una casa a prezzo ragionevole, sottratto alla bolla speculativa. Nel nuovo Piano è evidente lo sforzo dei progettisti di realizzare un buon impianto tecnico con analisi accurate e qualche buona premessa. Ma i principi sono subito smentiti dai numeri: un milione e trecentomila metri cubi edificabili, a fronte di un fabbisogno demografico vicino allo zero. Seimila posti letto nell’alberghiero, quando gli albergatori sanno bene che l’esigenza del turismo algherese non è tanto quello di creare nuovi posti letto ma riempire quelli esistenti oltre luglio e agosto, due mesi nei quali non è d’altronde consentita una più alta capacità di carico.
Così il nuovo Piano di Alghero, da qualcuno incautamente definito “di sinistra”, rimane un esercizio tecnico ben fatto, ma privo di una visione strategica. Un Piano realmente di centro sinistra prospetterebbe un modello diverso di città. Contro la visione della «città di mattoni» che concentra nelle mani di pochi un’economia fallimentare, deve proporre un disegno urbanistico opposto, partecipato e progressista, che segua le esigenze non solo di chi costruisce ma soprattutto di chi ha bisogno della casa.
Una «città di persone» deve privilegiare soprattutto la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente con operazione di ristrutturazione e recupero anche di interi quartieri. E deve incentivare con determinazione l’edilizia sociale mediante la previsione diretta di aree appositamente dedicate, deve tracciare un percorso di produzione energetica, soprattutto non si può sottrarre all’indicazione di direzioni di sviluppo economico. Una «città di persone» combatte l'emarginazione delle periferie, portando nelle aree esterne qualità e servizi e riavvicinandole al centro. Occorre dunque una “grande opera” di riqualificazione, capace di dare impulso allo stesso settore edile riconvertendolo verso moderne professionalità più aderenti alla città e al mercato, compresa la ormai indifferibile riqualificazione degli alberghi esistenti, insieme con un nuovo, ma limitato, polo ricettivo a sostegno del turismo congressuale e del palacongressi di Maria Pia.
Il Piano Urbanistico di Alghero, di cui l’amministrazione vanta la coerenza con il tanto osteggiato Piano Paesaggistico Regionale, non è forse il sacco di una città, ma rimane ancora legato a vecchie visioni che finora non hanno dato altro che pessimi frutti. E il peggio temo che possa venir fuori all’ultimo momento: magari in sede di approvazione, con un’altra “notte dei lunghi pennarelli”, in cui un maxi emendamento potrà forse esaudire molti desideri ancora nascosti. Sono certo che il Pd locale non farà mancare la sua posizione ufficiale e unitaria, ma penso sia compito di tutti vigilare. Soprattutto è compito dell’amministrazione comunale e delle forze sociali e politiche rendere gli algheresi – che sembrano distratti in un momento importante per la comunità - protagonisti del proprio futuro.
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