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Red 21 febbraio 2005
Intervento di Luciano Deriu
La legge salvacoste e il progetto di futuro
Il portavoce di Legambiente Luciano Deriu, dopo aver preso la parola al dibattito con il Presidente della Regione Sardegna Renato Soru, interviene su Alguer.it
Intervento di Luciano Deriu. La legge salvacoste e il progetto di futuro

ALGHERO – «Sembra davvero eccessivo tutto questo gran discutere su un provvedimento (Provvedimento urgente provvisorio di tutela delle coste) che durerà poco più di un anno e che obbliga a qualche mese di pausa alcune progettazioni costiere i cui ritardi si misurano spesso in decine di anni. Pensiamo a Costa Turchese, alle lottizzazioni di Is Arenas ma anche agli insediamenti costieri algheresi delle zone F. Non conduce alla paralisi edificatoria, perché non interferisce con le zone urbane. Da discutere sarà soprattutto la nuova Legge paesistica Regionale, che darà norme e indirizzi non provvisori; la fascia di tutela sarà meno rigida e più articolata, ma certo sarà una svolta per l’utilizzo dell’intero territorio.
In Sardegna un provvedimento di blocco provvisorio sulle coste era comunque inderogabile per uscire da una pericolosa anarchia che favoriva una progressiva predazione del paesaggio. In molte parti dell’isola la vendita e l’artificializzazione delle coste è arrivato a livelli scandalosi. Pezzi di territorio di pregio, luoghi di appartenenza, che non torneranno più ai sardi.
Ad Alghero il territorio è fortunatamente, meno compromesso. In compenso è ricco di incompiute, che non consentono uno sviluppo duraturo che vada oltre il cantiere edile. Non c’è un Piano Urbanistico Comunale, non un Piano di Gestione del Porto, né un piano di utilizzo delle grandi Aziende Agricole dimesse come Surigheddu. E si potrebbe continuare.
Nello specifico delle coste, Alghero non è fortunatamente Olbia, ma non mancano minacce incombenti di grandi master plan nell’area del Parco di Porto Conte, sui quali nessuna rassicurazione è venuta dalle istituzioni ed anzi un mare di villette è visibile su Internet. Non manca lo scippo di decine di spiagge da parte di privati, sottratte all’uso pubblico senza alcuna contropartita per la comunità. Negli ultimi dieci anni gran parte delle spiagge sono state di fatto chiuse all’uso degli algheresi, aggirando la legge con accorgimenti furbi. Al Burantì è un palazzone sul mare, costruito in barba ad ogni decenza, a chiudere la spiaggia a chiunque si avvicini. Soprattutto, in assenza di un Piano Urbanistico Comunale, dilaga un modello edilizio urbano di bassa qualità, palazzoni da periferia metropolitana per la città che cresce, ma che arrivano anche a stavolgere vie che erano nate bene, come via Kennedy, via XX settembre, via Mazzini.
La legge salvacoste solleciterà finalmente la città a darsi un nuovo Piano Urbanistico, ispirato alle norme regionali. Ci aspettiamo che sia un Piano democraticamente partecipato, un progetto socialmente prodotto. E che si indirizzi da una parte verso una grande opera di sistemazione dell’esistente, dall’altra verso un modello edilizio meno intensivo e degradante, progettato non a misura della massimizzazione dei profitti, ma a misura di una cittadina che richiede una tipologia edilizia leggera e non invasiva. Il modello di riferimento non c’è bisogno di andarlo a studiare fuori. Può essere ripreso dalla nostra storia novecentesca, che è la palazzina misurata e dotata di corti e spazi aperti con cui è cresciuta così bene Alghero fuori dalle mura».



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