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G.M.Z.
6 giugno 2011
Reflui: occhio alle verdure Attenzione anche in borgata
La direttiva regionale sul riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura è alquanto restrittiva. Forti dubbi sulle quantità di cloruri. Ancora nessuna informativa agli agricoltori

ALGHERO - Dal 29 maggio parte delle acque reflue prodotte dal depuratore di San Marco sarebbero immesse nel sistema d'irrigazione del Consorzio di Bonifica della Nurra. Si parla di circa i 2/3 del totale, che equivarrebbe a circa 16mila metri cubi al giorno (dati ufficiosi stante la difficoltà nel reperire le dovute informazioni ndr). Si apre così un capitolo indubbiamente delicato: quello del riutilizzo delle acque reflue di depurazione a scopo irriguo, infatti, normato da un'apposita direttiva regionale che indica tutti i limiti e requisiti delle acque; direttiva che da una prima puntuale lettura lascia intravedere alcune incongruità pericolose col caso-Alghero.
Si fa riferimento, infatti, all'elaborazione del Piano di Gestione per il riutilizzo, nel quale devono essere obbligatoriamente indicate le proprietà (pubbliche o private) dove potranno essere impiegati i reflui depurati; piano tutt'ora assente. Ma numerosi dubbi rimangono anche nei limiti dei cloruri, fissati dalla direttiva in 250mg/litro, mentre nel caso di San Marco si aggirerebbero sui 450mg/litro (qualora ciò fosse confermato implicherebbe l'assoluto divieto di utilizzo nrd).
A ciò si aggiunge il divieto di utilizzo diretto nell'irrigazione delle colture edibili da crude, quali ortaggi ecc., oltre al divieto di utilizzo, se non con sistemi a bassa pressione, in centri abitati per un raggio di 300 metri (vedi borgate della Nurra ndr). Proprio queste limitazioni obbligano il titolare della rete di distribuzione a fornire una corretta ed esaustiva informazione a tutti i propri utenti in merito alle modalità di impiego dell'acqua reflua, sui vincoli da rispettare e sui rischi connessi ad usi impropri.
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